KASA BRANCA di LucianoVidigal (Brasile, 2024). Concorso Lungomnetraggi.
Afroamerican power giovanilistico in sala brasiliana. A Chatuba, una misera favela di Rio de Janeiro, ad aiutare la nonna con l’Alzheimer malata terminale ci pensa il nipote timido e obeso Dé (Big Jaum). Assieme ai suoi due migliori amici, il frizzante e fluido Martins (Raimon Francisco) e il malinconico Adrianim (Diego Francisco) proverà a trovare soldi per pagare affitto e medicine, farle rivivere ricordi ed emozioni sopite nel passato attraverso vecchie fotografie e luoghi da rivisitare dopo decenni. Attorno a loro si muove un microcosmo adolescenziale, o appena maggiorenne, fatto di mamme single giovanissime, rapper in erba ma già con il macchinone, marcantoni, affascinanti milf e mafia locale. Tra il ritratto antropologico e sociale degli ultimi (la nonna viene continuamente rigettata da ospedali e medici), un orgoglio africano dignitoso e potente (al funerale viene cacciato il prete bianco per il rito yuruba), e una spruzzata di ironico disincanto, Kasa Branca è opera formalmente onesta e mai retorica, cucita addosso a dei ragazzetti spontanei e credibili, impostata con un andamento vivace, mai travolta da irriguardose spettacolarizzazioni. Luciano Vidigal, autore di documentari e cortometraggi, sa pure dosare sottotrame e ritmo in crescendo con discreta maestria. Anche qui l’hip hop è il linguaggio comune, masticato e ricorrente delle giovani generazioni di periferia come delle classi popolari.