“Esiste, lo abbiamo trovato, è quello cui allude Pietro Orlandi, quello di cui parlò Paolo Gabriele”, a dirlo stavolta è il promotore di giustizia del Vaticano Alessandro Diddi, a margine della presentazione del libro “Il trono e l’Altare. Guerra in Vaticano”. Tuttavia, ha aggiunto: “Il contenuto è riservato. Mi auguro che venga presto il giorno in cui potremo presentare la nostra attività di indagine e ognuno potrà dare la sua lettura, ora non è ancora arrivato il momento”.
Chi è Paolo Gabriele? – Il maggiordomo del Papa protagonista del processo sul primo Vatileaks, la fuga di documenti riservati del Vaticano, qualche anno prima di morire disse al fratello di Emanuela Pietro Orlandi di aver visto un dossier intitolato “Rapporto Emanuela Orlandi” sulla scrivania di Georg Gänswein, allora segretario di Benedetto XVI, ma di non essere riuscito a fotocopiarlo assieme agli altri documenti. Georg Gänswein, segretario particolare di Benedetto VI, aveva anche lui ammesso l’esistenza un fascicolo riservato all’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò. Nel 2011, Padre Georg aveva anche dichiarato di voler affidare e un’indagine al capo della Gendarmeria vaticana Domenico Giani sulla vicenda di Emanuela. Ha poi negato tutto nel suo libro nel suo libro “Nient’altro che la Verità”, uscito subito dopo la morte di Ratzinger. L’ex segretario di Benedetto XVI lo ha nuovamente negato nell’aprile del 2023 quando, ospite del programma Verissimo su Canale 5 ha detto: “Io non ho mai avuto un dossier su Emanuela Orlandi. Io non credo che si trovi qualcosa di nuovo su questo caso”.
Le cinque piste – Il Promotore di giustizia ha ricordato che sulla scomparsa della figlia 15enne di un messo papale, di cui non si hanno notizie dal 22 giugno del 1983, in questi anni si sono avvicendate “Cinque piste: dalla tratta delle bianche alla pista legata a problematiche familiari. Cinque piste che ovviamente non possono essere tutte vere. Si autoescludono. Stiamo cercando di eliminare quelle non attendibili”. Diddi ha anche detto che “con l’Italia c’è piena collaborazione nel rispetto di confini: l’Italia sta facendo indagini e noi non ci mettiamo in competizione. Collaboriamo”. Alla presentazione del volume era presente anche Ilario Martella, il magistrato che sul caso Orlandi ha sempre sostenuto la pista internazionale legata alla Stasi e che è convinto, come ha scritto anche nel suo ultimi e recente libro che la scomparsa di Emanuela è legata a quella di Mirella Gregori.
“Io – ha detto ancora Diddi – vorrei lavorare senza avere una opinione personale perché le idee personali fanno deviare rispetto ai fatti. Ognuna delle ricostruzioni ha una sua plausibilità. Io non mi voglio fare convincere da nessuna per ora. Stiamo parlando di una vicenda terribile su cui molti stanno speculando”.
Le dichiarazioni di Giani – Durante l’evento a Diddi è stato chiesto cosa ne pensi delle recenti dichiarazioni dell’ex Comandante della Gendarmeria Domenico Giani che giovedì scorso alla Commissione bicamerale di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi ha affermato di aver svolto una “attività informativa su Emanuela” negli anni passati, quando aveva il comando della polizia vaticana, e che ha poi consegnato all’ufficio del promotore Vaticano.
“Se ha detto questo, bene. Ci sono delle regole che vanno rispettate, c’è una sovranità che va rispettata ci sono delle regole che sono le rogatorie, se la Commissione ritiene di dover acquisire documentazione del nostro fascicolo, si muova secondo i canali istituzionali”, ha detto Diddi pubblicamente.
La reazione del fratello – Il fratello di Emanuela Pietro Orlandi, ha commentato così l’improvviso ritrovamento del dossier su sua sorella: “Facciamo finta di credere che l’abbiano trovato ora e che non stava già in Segreteria di Stato dal 2012 (come aveva dichiarato Padre Georg al suo avvocato Laura Sgrò, ndr). Va bene, l’importante è che ora hanno ammesso di averlo anche se dicono che il contenuto è riservato, e naturalmente speriamo non modificato”.