Destinata a sprofondare nel dimenticatoio del calcio europeo, oggi il Deportivo La Coruña ha riacquisito un’identità e una struttura ben definita. Il merito è soprattutto di un italiano: il suo nome è Massimo Adalberto Benassi e oggi è l’amministratore delegato del club galiziano. Un progetto rinnovato con uno sguardo alla tradizione: “Il club è riconosciuto per tutto quello che fatto in passato e per quello che si sta costruendo negli ultimi anni. Ha uno dei progetti più giovani ma innovativi della Spagna“, ha dichiarato a gianlucadimarzio.com. Non solo Barcellona, Real Madrid e le grandi della Liga: il Depor e Benassi, stanno lavorando per tornarci. Con un ruolo da protagonista.
Idee innovative e chiarezza: quella che negli ultimi anni è sempre mancata da quelle parti: “Grazie alla nuova società abbiamo estinto i debiti precedenti. Ora guardiamo al futuro con grande prospettiva. L’obiettivo è che tutto possa svolgersi al meglio”. Dopo aver rischiato il fallimento sia societario che economico, sul piano sportivo le retrocessioni non hanno lasciato scampo al club galiziano. Sprofondati nel semiprofessionismo, la nuova dirigenza ha ridato speranza e architettato un progetto fondato su basi solide. Così, nell’ultimo campionato è arrivata la promozione in Segunda División. La nostra Serie B, per intenderci.
La sua storia
Nativo di Pordenone, ma ormai spagnolo “acquisito”. Arrivato nel 2017, dopo le esperienze con Leganes e Ibiza, Benassi ha ricevuto la chiamata del Deportivo. Inizialmente inserito nell’area marketing, l’italiano ha scalato le gerarchie in dirigenza. Lo scorso anno direttore generale, ora è l’amministratore delegato. Una crescita continua che va di pari passo con i miglioramenti del club. Accolto a braccia aperte dalla città, ha il merito di aver ricostruito dalle macerie un club a un passo dal baratro. E i galiziani, per questo, gli sono sempre stati riconoscenti: sui social e per le strade, viene acclamato e ringraziato per quanto ha rimesso in piedi partendo dalle proprie idee.
Tradizione e innovazione, perseguendo il modello Atalanta
Dicevamo del rischio fallimento. La concreta possibilità di sparire dal calcio che conta ha bussato alle porte dei biancoblu in diverse occasioni nell’ultimo decennio. Il Covid e i debiti aperti con le banche locali hanno inesorabilmente accelerato il processo. Sul lato sportivo, però, la realtà è stata ben diversa: dal Camp Nou, ai campi di periferia il passo è stato breve. Quattro complicate stagioni prima di abbandonare il semiprofessionismo. Una struttura riorganizzata e completamente rinnovata: puntare sul settore giovanile è stata la chiave. Ad Abegondo, centro sportivo a 20 chilometri da La Coruña, la Masia galiziana è il punto di riferimento del club. E non è un caso se quasi metà della rosa è composta dai talenti “della casa”. E uno sguardo, in questo senso, è sempre volto all’Italia: “Come filosofia seguiamo i modelli di Atalanta, Parma e Venezia. Hanno lavorato molto bene negli ultimi anni, in termini di valorizzazione e competitività”. Non solo prima squadra maschile: la società punta anche sul Deportivo Abanca, la squadra femminile che gioca nella massima serie, la Liga F.
“Ti accorgi subito di essere travolto da un clima differente da tutto il resto. Il centro sportivo ha delle strutture che tanti club di Liga non hanno”. Un sentimento e una passione differente. Riaccesa dopo anni di incertezza. Dallo stadio Riazor alla torre d’Ercole, punto più a nord della città. Oggi se pensi alla Galizia, parli del Depor. E il merito è anche di Massimo Adalberto Benassi.
Foto credit: Alberto Bornati