Esiste una questione morale che non si vuole vedere e raccontare. Ma la questione morale non può essere strabica, perché ha mille colori politici, è trasversale, è divenuta sistema. Nel governo e nella sua maggioranza esiste una gigantesca questione morale, che sfocia non di rado in vera e propria questione criminale. Conosco il modus operandi di tanti esponenti politici del centro-destra e del loro sottobosco di poteri occulti di riferimento. Loro sono l’antitesi dell’etica pubblica e sono nemici dei servitori dello Stato e della Repubblica che osano mettere in discussione il loro potere, i loro affari ed interessi privati, la rete di potere di cui dispongono. Ma attenzione a commettere il gravissimo errore di ritenere che la questione morale appartenga solo ad una parte politica e che esista ancora una inesistente egemonia etica e culturale della sinistra parlamentare.

La sinistra istituzionale è nel sistema ormai da quarant’anni. Ed è stata attraversata e inquinata dalla questione morale. E di questi tempi mentre esponenti apicali del governo e della sua maggioranza assumono condotte che si meritano le prime pagine dei giornali e il protagonismo nei principali mezzi di comunicazione e talk show, esiste una questione morale enorme, molto silenziata, che riguarda il cosiddetto centro-sinistra tanto sbandierato come il modello per battere le destre. Mi riferisco a quanto sta accadendo, ultimamente, a Milano e a Napoli.

Il coraggioso giornalista Gianni Barbacetto, sulle pagine del Fatto Quotidiano, sta raccontando il “sacco urbanistico” in atto a Milano, sul quale è in corso una doverosa e apprezzabile indagine della magistratura milanese, che parrebbe configurare un vero e proprio sistema che opera con consulenze, affidamenti di incarichi, strumenti urbanistici, commistioni opache tra pubblico e privato, collusioni, traffico di influenze, per favorire interessi privati, professionisti, speculazioni, cementificazioni e consumo di suolo. La magistratura accerterà eventuali responsabilità penali, ma da un punto di vista politico, sociale ed ambientale c’è già tanta roba al punto tale che maggioranza parlamentare, governo e buona parte dell’opposizione, in primis il Pd, hanno approvato una norma già denominata “salva Milano” con il rischio che diventi “salva tutti”.

Se poi aggiungiamo la cancellazione del reato di abuso d’ufficio si corre velocemente verso l’impunità del potere tanto gradita dalle forze politiche in maniera assolutamente trasversale.

Poi abbiamo Napoli, dove il silenziatore dell’informazione è ancora più potente. La città da tre anni è guidata da un sindaco “patteggiatore”, condannato con una sentenza di patteggiamento dalla Corte dei Conti per avere intascato indebitamente oltre 700.000 euro, da professore universitario e rettore, restituendone solo 210.000. Senza che ancora si sappia chi sono i filantropi che lo hanno arricchito. Ma c’è di più. In questi giorni il sindaco “commissario di governo” ha “stracciato” l’ordinanza chi inquina paga con cui avevo ordinato, da sindaco di Napoli, a chi aveva inquinato l’area siderurgica di Bagnoli, attentando all’ambiente e alla salute, di pagare quasi 300 milioni di euro di danni: si tratta della Cementir del gruppo Caltagirone e la società Fintecna, di proprietà di cassa depositi e prestiti, quindi il governo italiano.

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Nonostante l’ordinanza, unico caso in Italia, abbia superato il vaglio della giurisdizione amministrativa e civile, consentendo di spianare la strada alla bonifica integrale e alla rigenerazione di Bagnoli, ottenendo così anche i fondi dal governo, come da accordo che abbiamo firmato negli anni scorsi, in questi giorni viene di fatto cancellata dal sindaco commissario. Tratta con il governo Meloni che approva un decreto-legge con cui evitare la bonifica e limitarsi solo ad una blanda messa in sicurezza.

Il sindaco rinuncia alle pretese nei confronti del gruppo Caltagirone, che viene fatto passare per un benefattore della città. Non pretende più i soldi dovuti dal governo ma li prende in parte dalla Regione. E, dulcis in fundo, cede addirittura i suoli ad Invitalia, ossia al governo. Una sorta di “gioco delle tre carte”, il grande inganno consumato sulla pelle della città.

Quello che sta accadendo a Milano e Napoli mi ricorda tanto Le mani sulla città di Francesco Rosi. Se la questione morale non viene affrontata con il massimo rigore da chi si vuole presentare come alternativa politica, avremo solo diverse sfumature di grigio ed una fotocopia che assomiglia sempre di più all’originale.

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