La situazione è tale che lo smottamento potrebbe trasformarsi presto in slavina oppure, come nelle migliori tradizioni dei salotti romani, sfociare in un mare di nulla. Mai come quest’anno la fiera della piccola e media editoria, l’ormai blasonata “Più libri più liberi” da molti anni ospitata nella Nuvola di Fuksas, ancor prima di cominciare sta precipitando al suolo sotto il peso delle polemiche. Dopo quella di Bao Publishing e di Zerocalcare di ieri, oggi un’altra defezione importante, che non è detto però che sia l’ultima: la casa editrice Gigaciao, fondata dai fumettisti e youtuber Sio, Dado, Fraffrog e Giacomo Bevilacqua, ha annunciato che non parteciperà all’edizione 2024. “Quest’anno sarebbe stata la nostra prima Più Libri Più Liberi, un evento che amiamo profondamente – si legge in un comunicato –. Tuttavia, dopo le vicende di questi giorni, abbiamo dovuto prendere una posizione a riguardo. Motivo per il cui il nostro stand sarà vuoto: non troverete né i nostri libri né i nostri autori e autrici”. Un’assenza che la casa editrice ha scelto di trasformare in un gesto di solidarietà: “Faremo una donazione di 5mila euro a Lucha y Siesta (un hub culturale, ma soprattutto una casa-rifugio romana per donne vittime di violenza, ndr), realtà che ammiriamo per l’impegno prezioso e indispensabile. La donazione servirà a sostenere il progetto sperimentale della casa di fuga Casa di Amina creata da Lucha”.
Se la “misura del mondo” è il tema di quest’edizione, e se i libri servono a misurarlo, come rimarcato sul sito di Più libri più liberi, allora il pianeta-cultura in fiera sembra ridursi giorno dopo giorno. Ma non è detto che sia un male. Galeotto fu l’invito da parte della curatrice del programma, la scrittrice Chiara Valerio, al collega (e amico) Leonardo Caffo, imputato a Milano per maltrattamenti e lesioni nei confronti della sua ex compagna. Invito che, in una manifestazione dedicata alla memoria di Giulia Cecchettin e Giacomo Gobbato, è apparso ai più quanto meno fuori luogo: è vero che nessuno è colpevole fino al terzo grado di giudizio, ma è pur vero che una delle regole del femminismo per cui anche Valerio orgogliosamente si batte è quella di credere in primo luogo alle vittime, pur se ancora presunte. Commenti, attacchi, persino insulti social hanno costretto, dunque, la curatrice a un’inversione a U. Prima evitando la presenza fisica di Caffo ma celebrandone le sorti culturali in un dibattito monco, poi addirittura – con tanto di scuse – mettendo a disposizione quello spazio per una discussione pubblica sulla violenza di genere. Ma neanche questo è bastato a fermare la valanga. Ieri, con un post che naturalmente è rimbalzato di bacheca in bacheca e di salotto in salotto, Michele Rech – al secolo Zerocalcare – ha preso le distanze da Chiara Valerio annunciando che non parteciperà ad alcun evento se non al firmacopie presso lo stand della casa editrice che lo pubblica, la Bao Publishing.
Oggi le dichiarazioni del collega Sio, che come dicevamo di Gigaciao è uno dei fondatori: “Pur apprezzando il passo indietro e le scuse, ho riflettuto a lungo e non me la sento personalmente di partecipare a questa edizione. Rispetto la scelta di chi deciderà di andare e parlare di ciò che è accaduto e quella di chi deciderà di restare a casa. Io so solo che non ce la faccio a venire a vendere e firmare libri in serenità, né a venire e parlare di queste questioni perché penso di non essere la persona giusta”. Poi però Sio centra la questione delle questioni, seppur di striscio: “Queste mie parole e la mia assenza dalla fiera non devono assolutamente essere un’arma per un attacco verso la persona che inizialmente ha commesso un errore. Sbagliare è normale, ed è fondamentale che impariamo a riconoscere e a controllare l’istinto che ci vorrebbe sempre pronti a costruire il rogo appena identifichiamo la strega di turno”. Soprattutto se la “strega” in questione è legata a filo doppio con il nome della compianta Michela Murgia.
Ma il “mi si nota di più se vado o non vado?” si inserisce in un contesto molto più ampio, che chi frequenta i salotti letterari romani conosce bene: si viene notati molto di più se si entra in una corte piuttosto che nell’altra, e farsi nemica quella più potente è una scelta che rischia di determinare l’oscurità perenne delle proprie opere. Un tempo si sarebbe parlato forse di mecenatismo au pair; oggi diciamo amichettismo, ma quando in palio c’è addirittura il Premio Strega il termine è persino riduttivo. Ecco perché lo smottamento potrebbe diventare una slavina e mandare all’aria i mobili del salotto. Ma ecco perché è ancora più probabile che, in nome degli amici degli amici, si perda tutto in un mare di nulla.