“La guerra infuria ai confini dell’Europa e dobbiamo essere pronti per ciò che ci aspetta, lavorando a stretto contatto con la Nato”, ha dichiarato agli eurodeputati Ursula Vor der Leyen. “La nostra spesa per la difesa deve aumentare”, chiedendo sforzi per rafforzare l’industria della difesa europea e progetti di difesa comuni.

Nel suo discorso del luglio 2024, la Presidente della futura Commissione, Ursula von der Leyen, aveva dichiarato che era giunto il momento di costruire una “vera” Unione europea della difesa e di creare un mercato unico per la difesa. Oggi circa il 55% delle importazioni di armi da parte degli stati europei nel 2019-23 è stato fornito dagli Stati Uniti, mentre allo stesso tempo l’Europa è responsabile di circa un terzo delle esportazioni globali di armi, compresi grandi volumi diretti al di fuori della regione, a dimostrazione della forte capacità militare-industriale dell’Europa.

Molti fattori influenzano le decisioni degli stati europei della Nato di importare dagli Stati Uniti, tra cui l’obiettivo di mantenere relazioni transatlantiche insieme a questioni più tecniche, militari e legate ai costi. Le importazioni di armi da parte degli stati europei sono state superiori del 94% nel 2019-23 rispetto al 2014-18.

L’Ucraina è emersa come il più grande importatore di armi europeo nel 2019-23 e il quarto più grande al mondo, dopo che almeno 30 stati hanno fornito armi importanti come aiuti militari all’Ucraina da febbraio 2022. Germania e Francia hanno rappresentato rispettivamente il 6,4 percento e il 4,6 percento delle importazioni.

“Con molti armamenti di alto valore ordinati, tra cui quasi 800 aerei da combattimento ed elicotteri da combattimento, è probabile che le importazioni di armi europee rimangano a un livello elevato”, ha affermato Pieter Wezeman, ricercatore senior presso il Sipri Arms Transfers Programme. “Negli ultimi due anni abbiamo anche assistito a una domanda molto maggiore di sistemi di difesa aerea in Europa, stimolata dalla campagna missilistica della Russia contro l’Ucraina”.

Nel 2025 la spesa militare in Italia aumenterà sicuramente. La spesa in rapporto al Pil dovrebbe allora raggiungere l’1,58%, ancora lontana dal 2% chiesto dalla Nato per la nuova epoca di guerre che aspetta l’Europa, e il nostro paese. La cifra messa a disposizione del ministero della Difesa guidato da Guido Crosetto sarà di 31 miliardi e 295 milioni di euro e registrerà una crescita netta di oltre 2,1 miliardi di euro (+7,31%) rispetto alle previsioni sul 2024. Negli ultimi dieci anni l’aumento della spesa complessiva per la difesa è stato costante e notevole. Nel 2016 il budget era di 9.423 milioni di euro. Nel 2021 era di 24.541 milioni di euro. L’aumento decennale in termini assoluti è stato di quasi 11,9 miliardi (+61% in dieci anni).

Oggi la Russia ha una capacità sostanzialmente maggiore rispetto all’inizio della guerra nel 2022, nonostante le sostanziali perdite. Per ottenere questo massiccio aumento della produzione, la Russia ha sistematicamente aumentato la sua spesa per gli armamenti, spendendo oggi il 30 percento del suo bilancio per la difesa, salendo al 40 percento se si considerano i costi per la sicurezza interna. Si stima che la spesa sia ora superiore a 120 miliardi di dollari all’anno.

È importante notare che, anche in uno scenario di accordo tra Russia e Ucraina, supponendo che l’industria russa continui a sfornare materiale ai ritmi attuali, l’accumulo militare accelererà in modo massiccio man mano che la perdita di sistemi d’arma sul campo di battaglia diminuirà. Gli attuali tassi di produzione in Russia sono abbastanza elevati da costituire un esercito completo delle dimensioni della Bundeswehr tedesca in 6-12 mesi. L’Europa è quindi in una sorta di gara con la Russia.

La sfida è multidimensionale. Qualsiasi strategia dovrà tenere conto delle capacità russe in evoluzione, della volontà politica e delle capacità industriali della difesa in evoluzione.

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