L’ultima risoluzione del Parlamento Ue sul sostegno all’Ucraina ufficializza l’ulteriore passo di Bruxelles in direzione di un’escalation, ma consegna anche alla politica italiana un’altra conferma: sulla guerra nel Paese di Volodymyr Zelensky il governo va in ordine sparso, mentre il Partito Democratico, ormai, è completamente diviso.
Ciò che era già evidente analizzando gli ultimi voti sul tema all’interno della Plenaria di Bruxelles, adesso è ulteriormente confermato: Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega la pensano in maniera sensibilmente diversa. Sulla risoluzione finale la spaccatura è meno evidente, dato che con questa si esprime una posizione di massima sul sostegno a Kiev. Così, mentre la Lega rimane fermamente contraria all’approccio europeo sul conflitto russo-ucraino, così come il Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana, FdI (con l’unica astensione di Berlato) e FI si allineano alla Commissione guidata da Ursula von der Leyen. Compatta anche la posizione del Partito Democratico che, eccezion fatta per Cecilia Strada e Marco Tarquinio, ha deciso di appoggiare la risoluzione.
Ma se si guardano i singoli emendamenti, in particolare quelli più controversi, le differenze emergono immediatamente. Ad esempio sulle preferenze espresse sull’invio di missili a lunga gittata a Kiev. Da questo orecchio la Lega non ci sente: voto contrario, così come M5S e SI. Il resto del governo si divide ulteriormente: i forzisti si schierano al fianco degli Usa e della linea della Commissione votando a favore delle forniture, mentre Fratelli d’Italia decide di non decidere e si astiene in blocco. Nel Partito Democratico, invece, la linea rimane incomprensibile: sei eurodeputati (Bonaccini, Gori, Maran, Picierno, Tinagli e Zan) hanno votato a favore, mentre gli altri nove presenti si sono dichiarati contrari.
Una posizione strana da spiegare quella assunta da chi, come FdI, FI e parte del Pd, si è detto a favore dell’invio di questo tipo di armi, utili per colpire ad esempio oltre il confine con la Russia. Questo perché nel voto sull’emendamento in cui si dice che “l’Ue accoglie con favore la decisione del presidente americano Joe Biden di consentire all’Ucraina di utilizzare sistemi missilistici avanzati su obiettivi militari all’interno del territorio russo” le stesse formazioni hanno assunto posizioni più prudenti, in linea con quelle espresse nei mesi scorsi. Fratelli d’Italia si è di nuovo astenuta, mentre Forza Italia si è invece opposta, così come la Lega. Il Pd, di nuovo, si è diviso: Gori, Picierno e Tinagli hanno detto sì all’uso di armi in territorio russo, Strada, Tarquinio e Zan si sono detti contrari, mentre il resto si è astenuto.
La risoluzione ha provocato reazioni molto eterogenee nel panorama politico italiano. Duro l’intervento del M5s che con l’europarlamentare Danilo Della Valle parla di decisione “immorale” da parte del Parlamento: “La risoluzione votata dal Parlamento europeo è immorale, irrazionale e senza logica – si legge in una nota – Sembra scritta da Boris Johnson e testimonia il declino morale e diplomatico della nostra povera Europa. Ma come si fa a criticare chi tende la mano al nemico e prova a cercare una soluzione negoziale in Ucraina? Stigmatizzare il Cancelliere Scholz, che la settimana scorsa ha telefonato a Putin in un primo tentativo di dialogo, è un regalo ai guerrafondai”, ha detto in riferimento al passaggio in cui l’Eurocamera si definisce “rammaricata” per la telefonata del cancelliere al capo del Cremlino, il 15 novembre scorso.
Dopo il voto, per i Dem ha parlato invece Pina Picierno, tra le più allineate alla posizione dura di Bruxelles: “Ho votato la mozione per il sostegno all’Ucraina nella sua interezza, compreso il sostegno all’utilizzo delle armi a lungo raggio sul territorio russo. Credo che sia necessario, oggi più che mai, non permettere alla Russia di guadagnare tempo e spazio. Per il Cremlino la volontà di negoziato è purtroppo inesistente, ne abbiamo avuto prova anche dopo la sciagurata telefonata tra il Cancelliere Scholz e Putin: la risposta è stata un bombardamento a tappeto contro civili”. Una posizione, come detto, che rompe parzialmente con le indicazioni di voto date dal capodelegazione Nicola Zingaretti.