“Hanno sparato in aria, ci hanno picchiato con la parte posteriore del fucile. Poi hanno preso le donne e i bambini. Anche mia moglie e i miei figli, ma mi hanno impedito di stare con loro”. Con queste parole uno dei naufraghi salvati dai soccorritori di Medici Senza Frontiere ha descritto l’angosciante dinamica del salvataggio avvenuto questa mattina nel Mediterraneo centrale. La testimonianza, raccolta da Fulvia Conte, responsabile dei soccorsi di MSF a bordo della Geo Barents, arriva da una delle 83 persone tratte in salvo, ed è la stessa dinamica confermata da tutti i sopravvissuti. Mentre gli operatori dell’organizzazione non governativa stavano procedendo al salvataggio delle persone che si erano gettate in mare da un gommone alla deriva per sfuggire alle milizie libiche, un’imbarcazione veloce carica di uomini armati si allontanava dalla zona del naufragio dopo aver prelevato, contro la loro volontà, donne e bambini. “I sopravvissuti sono in ansia e profondamente preoccupati per la sorte dei loro familiari – raccontano i soccorritori – che sono stati picchiati e minacciati con le armi e dovranno affrontare ancora una volta il ciclo di violenza, detenzione, abuso ed estorsione”.
Famiglie spezzate e ostacoli al salvataggio non sono purtroppo una novità, ma le immagini girate dai soccorritori e le voci dei testimoni possono contribuire a documentare le modalità con cui si ripetono queste violazioni delle normative internazionali. L’équipe di MSF ha portato in salvo tutte le persone che erano in acqua e a bordo del gommone, mentre i testimoni riferiscono che sarebbero almeno 29 le donne e i bambini trattenuti dagli uomini armati. “Questo comportamento aggressivo e irresponsabile da parte di questi uomini – aggiunge Medici Senza Frontiere in un comunicato – è inaccettabile, anche perché mette in pericolo la vita di molte persone e separa interi nuclei familiari”. Prima del soccorso, un’altra imbarcazione veloce, che ha dichiarato di appartenere alla Guardia Costiera libica, aveva esortato la Geo Barents a procedere al recupero del gommone che stava affondando, aggiungendo che poi avrebbe potuto imbarcare anche le donne e i bambini. Tuttavia, la seconda imbarcazione con uomini armati che li aveva a bordo non ha rispettato queste stesse istruzioni, impedendo alla Geo Barents di soccorrere donne e bambini. MSF ha contattato il Centro di coordinamento libico a terra, ma, nonostante lunghe trattative, la situazione è rimasta invariata. Ora la Geo Barents si sta dirigendo verso il porto di Crotone, assegnato dalle autorità italiane.