Cedere a OpenAI tutti i contenuti di un gruppo di testate giornalistiche con l’obiettivo di addestrare l’intelligenza artificiale può mettere a rischio i dati personali di tutti i protagonisti degli articoli. Il Garante per la privacy con un avvertimento formale stoppa Gedi, il cui presidente John Elkann aveva presentato la partnership in pompa magna a settembre durante la tormentata Italian Tech Week sfociata nello sciopero dei giornalisti di Repubblica.

Gli archivi digitali dei giornali, nota il garante, conservano le storie di milioni di persone, con informazioni, dettagli, dati personali anche estremamente delicati che non possono essere licenziati in uso a terzi per addestrare l’intelligenza artificiale, senza le dovute cautele. Se il Gruppo Gedi girasse a OpenAI tutti i dati contenuti nel proprio archivio, potrebbe violare le disposizioni del Regolamento Ue, con tutte le conseguenze anche di carattere sanzionatorio previste.

Sulla base delle informazioni ricevute, l’authority ritiene che “le attività di trattamento sono destinate a coinvolgere un grande volume di dati personali, anche di natura particolare e di carattere giudiziario, e che la valutazione d’impatto, svolta dalla società e trasmessa al Garante, non analizzi sufficientemente la base giuridica in forza della quale l’editore potrebbe cedere o licenziare in uso a terzi i dati personali presenti nel proprio archivio a OpenAI, perché li tratti per addestrare i propri algoritmi”.

Il provvedimento di avvertimento evidenzia, infine, come non appaiano sufficientemente adempiuti gli obblighi informativi e di trasparenza nei confronti degli interessati e che Gedi non sia nelle condizioni di garantire a questi ultimi i diritti loro spettanti ai sensi della disciplina europea sulla privacy, in particolare il diritto di opposizione, visto che “l’esercizio dei diritti potrà avvenire esclusivamente nei confronti di OpenAI IE”.

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