Rivendica il cessate il fuoco con Tel Aviv come una “grande vittoria”, parla del futuro dell’esercito regolare e annuncia che l’organizzazione sciita lavorerà per l’elezione del presidente della Repubblica. Nel suo primo discorso pubblico dall’inizio della tregua il leader di Hezbollah, Naim Qassem, ha sottolineato il ruolo giocato dal Partito di Dio nell’ultima crisi tra il Libano e Israele. “Annuncio che siamo di fronte a una grande vittoria, che ha superato quella del luglio 2006 in termini di durata, ferocia dei combattimenti, sacrifici e sostegno straniero e americano ricevuto dal nemico – ha scandito il successore di Hassan Nasrallah, ucciso in un raid israeliano a Beirut il 27 settembre scorso – Gli abbiamo impedito di eliminare Hezbollah, gli abbiamo impedito di neutralizzare la Resistenza”. Anche il premier israeliano “Benjamin Netanyahu ha riconosciuto questa situazione, ammettendo che aveva bisogno di questa tregua per far riposare l’esercito”, ha sottolineato Qassem, elogiando “la pazienza” della resistenza, che ha consentito di arrivare a questa vittoria.

Ora “seguiremo con il nostro popolo il processo di ricostruzione” delle infrastrutture pubbliche e private nelle zone colpite da Israele e su questo “ci coordineremo con lo Stato libanese”, ha detto Qassem in riferimento alla dilagante devastazione che caratterizza ampie zone del Libano. La visione del Partito di Dio per l’esercito libanese è quella di un esercito nazionale dispiegato in ogni angolo del Paese, col quale il gruppo armato libanese si coordina ad alto livello per attuare i termini dell’accordo di cessate il fuoco con Israele, e comprende la volontà di ”cooperare ad alto livello” con l’esercito di Beirut per l’attuazione dell’accordo stretto con Israele con la mediazione di Stati Uniti e Francia.

Qassem ha sottolineato poi il ruolo e il peso che Hezbollah riveste nel paese. Il Partito di Dio “intende impegnarsi per rafforzare il sistema delle istituzioni libanesi secondo la costituzione della patria e per questo ci occuperemo assieme alle altre forze nazionali dell’elezione del presidente della Repubblica”, ha detto il leader in riferimento alla prossima seduta parlamentare, fissata il 9 gennaio, per l’elezione del capo di Stato, carica vacante da più di due anni. Nel frattempo “il nostro sostegno alla Palestina non si ferma. Riteniamo che la liberazione di Gerusalemme resti un obiettivo che possiamo raggiungere con altri mezzi”.

Il cessate il fuoco, intanto, regge ma restano le incognite. L’esercito israeliano ha reso noto di aver individuato “attività terroristiche e movimenti di un lanciarazzi portatile di Hezbollah nel Libano meridionale” e di aver “sventato la minaccia” con un attacco aereo. “L’Idf – aggiunge l’esercito su Telegram – farà rispettare attivamente le violazioni dell’accordo di cessate il fuoco”. Sull’altro fronte, dall’inizio della tregua Israele sembra aver intensificato i bombardamenti sulla Striscia di Gaza: nelle ultime 24 ore le Israel Defense Forces hanno ucciso almeno 30 palestinesi nell’enclave, la maggior parte dei quali (19) nel campo profughi di Nuseirat.

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