Un operaio è stato colpito da una “sospetta” contaminazione da plutonio nell’ex centrale nucleare di Casaccia, alle porte di Roma, gestita da Sogin. E i livelli riscontrati sull’uomo alla fine del turno sarebbero stati “1000 volte superiori” a quelli di tolleranza. È quanto riporta Ageei, l’Agenzia di stampa sull’energia e le infrastrutture, sottolineando di aver […]
Un operaio è stato colpito da una “sospetta” contaminazione da plutonio nell’ex centrale nucleare di Casaccia, alle porte di Roma, gestita da Sogin. E i livelli riscontrati sull’uomo alla fine del turno sarebbero stati “1000 volte superiori” a quelli di tolleranza. È quanto riporta Ageei, l’Agenzia di stampa sull’energia e le infrastrutture, sottolineando di aver già chiesto chiarimenti a Sogin e Isin, l’Ispettorato sulla sicurezza nucleare, in un primo momento senza ottenere risposta.
Più tardi è stata Nucleco – la società del gruppo Sogin che si occupa delle bonifiche radioattive – a riferire all’agenzia di essere “vicina all’operaio colpito”. La viceministra all’Ambiente, Vannia Gava, ha invece detto – sempre ad Ageei – di aver appreso della notizia da fonti di stampa e di sentirsi “confortata” da quanto quanto dichiarato da Nucleco (che ha sostanzialmente confermato il caso) “nell’attesa di approfondimenti”.
L’incidente sarebbe avvenuto negli scorsi giorni e – secondo quanto riferito da fonti locali ad Ageei – “al momento del rilevamento il medico della centrale avrebbe avviato a cure mediche il lavoratore, che oggi sarebbe sotto osservazione sanitaria”. Quindi il capo centrale avrebbe informato l’autorità nazionale di controllo e ispezione in materie nucleare che, a sua volta, avrebbe già effettuato un primo sopralluogo nella centrale nelle scorse ore.
Il sito di Casaccia, a 25 chilometri da Roma, è conosciuto come impianto Ipu ed è stato realizzato negli Anni sessanta per le attività di ricerca sulle tecnologie per produrre elementi di combustibile nucleare. Alla chiusura del programma nucleare, le attività sono terminate e dal 2003 il sito è gestito da Sogin al fine di bonificarlo.
Se confermato, si tratterebbe di una secondo problema nel giro di poche settimane per Sogin. A fine settembre, infatti, la procura di Potenza ha chiuso un’inchiesta sulla centrale Itrec in dimissione, gestita sempre dalla stessa società. L’accusa rivolta ad alcuni dirigenti di Sogin è di aver appreso già nel 2014, grazie alle analisi da loro stessi condotte, della grave contaminazione da tricloroetilene e cromo esavalente delle acque di falda sottostanti il loro sito e avrebbero effettuato le prescritte comunicazioni agli enti competenti solo nel 2015.