“Il nostro è un appello contro le decisioni dell’attuale segretario della Cisl, Luigi Sbarra, contro il suo modo di fare, contro questo modo poco rispettoso nei confronti della storia di questo sindacato. La Cisl è la mia organizzazione, io ci sono ancora iscritto”. È il duro attacco pronunciato ai microfoni di Radio Radicale dall’ex segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, contro l’attuale leader del sindacato confederale, che, anche in occasione di questo sciopero generale, si è dissociato dalla Cgil e dalla Uil.
Pezzotta, assieme ad altri 103 esponenti della Cisl, ha sottoscritto un documento che critica fortemente la legge di bilancio del governo Meloni e la posizione di Luigi Sbarra, il quale si è dichiarato favorevole a questa manovra, rivendicando il merito secondo cui “le priorità della Cisl sono diventati risultati”.
L’ex leader della Cisl non ci sta: “Non abbiamo capito quali fossero le priorità che aveva questa segreteria confederale, non si può dire che le cose che fa il governo ‘sono cose mie’. Il governo fa la sua azione politica ed è una politica conservativa anziché riformista. E Sbarra non può accreditarsi il fatto che le decisioni del governo riguardino obiettivi che, tra l’altro, lui non ha mai precisato. Anzi, potremmo dire che rispetto alle cose elaborate dai congressi della Cisl c’è una distanza enorme”.
E sottolinea: “La Cisl deve fare uno sforzo maggiore per ritrovare l’unità, almeno di azione, con Cgil e Uil, perché i problemi a cui stiamo andando incontro, come la questione climatica, la questione industriale, il salario che non aumenta, la questione della sanità richiedono il massimo di unità del movimento sindacale italiano. Il dissociarsi e il distaccarsi dicendo che le cose del governo vanno bene non ci convince. Quindi, invitiamo la nostra organizzazione a trovare un punto d’accordo con le altre confederazioni – continua – La nostra idea di sindacato è quella di una Cisl che punta all’unità del movimento sindacale e lo ribadiamo in questa occasione, anche perché la politica di questo governo non ci piace e non ci convince. La Cisl non è mai stata vicina ai governi di destra“.
Pezzotta rincara: “Quello che non si capisce è perché con l’attuale dirigenza la Cisl non si unisca mai a Cgil e Uil su cose che toccano i diritti dei lavoratori o su mobilitazioni relative ai diritti di libertà. Non capisco perché la Cisl non aderisca alle iniziative per la pace. Io sono iscritto, pago le mie quote mensili e vorrei sapere il perché. Qualcuno dice che quello di oggi era uno sciopero politico, ma mi devono spiegare quali sono gli scioperi non politici. È nella natura dello sciopero essere un’azione politica, soprattutto uno sciopero generale“.
E sottolinea:”Il problema invece è un altro: uno sciopero è a favore di un partito o no? Io non ho visto in questa iniziativa della Cgil un’adesione a un partito, è uno sciopero politico perché ogni sciopero è politico. Dire che gli scioperi non debbano essere politici significa non fare lo sciopero, cioè non usare ciò che la Costituzione garantisce al sindacato e ai lavoratori, perché lo sciopero è un diritto singolo del lavoratore, per cui è il lavoratore che decide se aderire o non aderire. Lo sciopero è forse l’unica manifestazione di dissenso o di consenso in cui il protagonista paga di tasca sua perché perde la giornata di lavoro”.
Commento finale dell’ex segretario della Cisl sulla precettazione stabilita da Matteo Salvini: “Le precettazioni sarebbe meglio evitarle anche nell’interesse del governo, perché è meglio ragionare invece che precettare, il precettare è sempre un segno di autoritarismo. Salvini avrebbe dovuto chiamare i segretari di Cgil e Uil e ragionare con loro come organizzare lo sciopero secondo le disposizioni di legge. Non lo fa perché non rispetta il sindacalismo“.