“Non c’è mai una seconda occasione per fare una buona impressione la prima volta”, scriveva Oscar Wilde. E in effetti le prime volte non si dimenticano mai, perché sono quelle più speciali. Anche il Mondiale 2024 di F1, pronto alla chiusura fra due domeniche ad Abu Dhabi, può confermare questa tesi. Almeno quattro dei 10 team del circus hanno conquistato altrettante vittorie in stagione, quelli di testa: la Red Bull otto gran premi (tutti con Verstappen), la McLaren ne conta cinque (tre Norris e due Piastri), la Ferrari pure (tre Leclerc e due Sainz), mentre la Mercedes ne ha portati a casa quattro (due vittorie a testa per Russell e Hamilton). Per non parlare delle doppiette in gara, ottenute sempre dalle stesse scuderie di vertice. La Red Bull lo ha fatto in Bahrain, Arabia Saudita e Giappone. La McLaren e la Mercedes rispettivamente in Ungheria e a Las Vegas. La Ferrari in Australia e ad Austin.

Non è stata però la prima volta solo dei team, ma anche dei piloti. Ben sette hanno conquistato almeno due vittorie durante la stagione, come mai prima d’ora era capitato: Verstappen (otto successi), Norris e Leclerc (tre), poi Piastri, Sainz, Russell e Hamilton due. La dimostrazione di come questo sia stato un Mondiale equilibrato e combattuto, come le ultime sei gare confermano. Da Baku a Las Vegas, infatti, si è assistito sempre a diversi vincitori — Piastri, Norris, Leclerc, Sainz, Verstappen e Russell — come non accadeva dal 2012 (prima cioè dell’era turbo-ibrida, con ancora i V8 aspirati presenti). Discorso simile si può fare allargando il dato agli ultimi 12 GP, nei quali un singolo pilota non è mai riuscito a vincere per due gare consecutive. Precedente che non si vedeva dal via della stagione 2017, nel primo anno della battaglia Ferrari-Mercedes tra Vettel e Hamilton.

Insomma, numeri che fanno riflettere su quanto nel giro di brevissimo tempo, meno di un anno, la Formula 1 sia tornata una competizione alla quale assistere con interesse. Ancora di più se si ripensa allo scorso Mondiale, quello soporifero delle 19 vittorie della Red Bull di Verstappen. Un dominio da grandi campioni ma che aveva fatto credere tutti, dalla stampa ai piloti (come Leclerc), che per tornare a vedere una vettura davanti a quella di Milton Keynes ci sarebbe voluto l’arrivo del nuovo regolamento-motori nel 2026. E invece no, la Red Bull si è sciolta come neve al sole dopo Barcellona, mentre la McLaren è diventata la più bella delle principesse da Miami in avanti. La storia del Mondiale Piloti poi la sanno poi tutti: Verstappen è stato fenomenale nel gestire il vantaggio-punti iniziale con grandi prestazioni, mentre Norris ha sprecato occasioni a non finire. Quello Costruttori è invece ancora aperto, nonostante il primo match-point McLaren per vincerlo già in Qatar contro una Ferrari che deve mangiarsi le mani: senza quei passi falsi nel quartetto di GP dal Canada a Silverstone, per gli aggiornamenti di Imola non azzeccati, davanti avrebbe potuto esserci Maranello.

Insomma, dopo due stagioni nelle quali ne sono state dette di cotte e di crude contro la Fia, i benefici del regolamento tecnico introdotto due anni fa finalmente si vedono. L’obiettivo era quello di vedere vetture più vicine davanti ma soprattutto a centro-gruppo, cosa che ora accade. Un altro obiettivo rispettato è che le monoposto fossero meno sensibili alla scia, così da favorirne i sorpassi. Lo spiegano le filosofie differenti di auto dalle quali le scuderie sono partite, andate uniformandosi nel tempo. E ora che quasi tutti i team hanno raggiunto il loro livello di top performance, la musica è diversa. Lo dimostrano qualifiche sempre tirate sul filo dei millesimi, con team di fascia medio-bassa spesso in Q3, ma anche distacchi più contenuti in gara. Una nota positiva per la Federazione internazionale, con l’augurio che anche il 2026 riservi una lotta serrata come quella assistita nella seconda parte di questa stagione. Per la Fia, però, è anche un sospiro di sollievo, tra le tante (tantissime) critiche ricevute dopo i GP per scelte veramente difficili da capire, da parte di una direzione corse frequentemente troppo confusa.

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