“Siamo pronti per governare l’Italia e ci candidiamo a farlo. Per arrivarci dobbiamo costruire l’unità delle opposizioni e ricostruire una connessione sentimentale con il nostro popolo, senza riproporre gli errori del passato. Il nostro obiettivo dev’essere portare l’Alleanza Verdi e Sinistra a superare il 10%”. Angelo Bonelli sogna in grande nel manifesto con cui è […]
“Siamo pronti per governare l’Italia e ci candidiamo a farlo. Per arrivarci dobbiamo costruire l’unità delle opposizioni e ricostruire una connessione sentimentale con il nostro popolo, senza riproporre gli errori del passato. Il nostro obiettivo dev’essere portare l’Alleanza Verdi e Sinistra a superare il 10%”. Angelo Bonelli sogna in grande nel manifesto con cui è stato rieletto portavoce di Europa Verde, in tandem con l’avvocata napoletana Fiorella Zabatta. L’Assemblea nazionale del partito, riunita a Chianciano Terme (Siena) con il titolo “Terra di pace”, ha eletto anche lo storico attivista ed ex parlamentare Marco Boato nel ruolo di presidente garante e i deputati Luana Zanella e Francesco Emilio Borrelli coordinatori della Direzione nazionale; un altro deputato, Filiberto Zaratti, sarà il nuovo presidente dell’Assemblea, insieme all’assessora all’Ambiente di Milano Elena Grandi. Nella sua relazione, Bonelli ha esordito guardando indietro alla “lunga traversata del deserto” dei Verdi italiani, usciti nel 2008 dal Parlamento nazionale e nel 2009 da quello europeo per rientrare in entrambi solo nel 2024, a distanza di oltre 15 anni. Alle Europee di giugno, infatti, Europa Verde ha eletto a Bruxelles quattro deputati grazie all’ottimo 6,7% ottenuto da Alleanza Verdi e Sinistra, l’ormai collaudato progetto politico lanciato insieme a Sinistra italiana. “Ci siamo, siamo forti, siamo una comunità e possiamo essere profondamente soddisfatti per il lavoro che siamo riusciti a fare in questi anni lunghissimi e difficili”, ha detto il leader ecologista, che ragiona sul futuro del centrosinistra in questa intervista al fattoquotidiano.it.
La “traversata nel deserto” è finita e Avs ormai è una realtà consolidata, che punta al ruolo di seconda forza politica dell’opposizione. In cosa siete stati bravi e dove potete ancora migliorare?
L’alleanza è stata un’intuizione con cui io e Nicola Fratoianni (segretario di Sinistra italiana, ndr) siamo riusciti a dare un riferimento a chi nel Paese sente il bisogno di parlare di due temi fondamentali, la giustizia sociale e la giustizia climatica. Detti così sembrano concetti astratti, ma declinati in politica si trasformano, ad esempio, nella battaglia contro il Ponte sullo Stretto, uno sperpero di denaro pubblico, nella sensibilizzazione sulla crisi climatica, che produce danni economici e sociali anche nel mondo imprenditoriale, nella proposta di tassare l’accumulazione di ricchezza e gli extraprofitti bancari per contrastare l’abbassamento dei redditi erosi dall’inflazione. E poi una posizione netta sulla guerra, sul no al riarmo, sullo sterminio di civili in corso a Gaza. Su queste parole chiare, non confuse, siamo stati premiati. Ora la sfida è trasformare questa capacità di attrarre consenso in una proposta di governo.
L’alleanza resterà un patto politico-elettorale tra due soggetti distinti? O è possibile che evolva in un partito unico?
Penso che oggi il Paese non abbia bisogno di un nuovo partito: per anni abbiamo criticato forme-partito troppo rigide. Dobbiamo trovare, invece, una nuova dimensione politica: Avs non è solo un’alleanza ma un progetto, che vuole interpretare la partecipazione in modo dinamico e moderno. La prospettiva è ampliare questo progetto oltre Sinistra italiana ed Europa Verde, rendendolo più efficace, inclusivo e partecipato, ad esempio aprendolo alle esperienze del civismo venute fuori dalla fine dei partiti tradizionali. Credo che siamo in grado di intercettare questo movimento e in parte lo abbiamo già intercettato, raggiungendo quasi il 7% alle Europee.
La vostra crescita ha coinciso con il tracollo del Movimento 5 stelle: c’è chi dice che molti dei loro voti siano finiti a voi. C’è posto per entrambi in coalizione?
Noi non ci sentiamo assolutamente in competizione con i 5 stelle, anzi: li riteniamo un alleato con cui abbiamo molte battaglie in comune e da cui abbiamo anche da imparare sotto alcuni aspetti. Il tema è avviare il confronto programmatico per costruire un’alternativa a questa destra: gli italiani hanno bisogno di sapere qual è la nostra proposta. Siamo pronti a parlare con Pd, Movimento 5 stelle, +Europa, lo stesso Carlo Calenda, con cui pure c’è una distanza importante su alcuni temi. Nei prossimi giorni lo incontrerò per capire se c’è modo di trovare un punto d’incontro.
E Renzi?
Noi non mettiamo veti a nessuno, perché nella nostra storia ne abbiamo subiti tanti. Però non possiamo costruire un’alleanza per il futuro ripetendo gli errori del passato: le trivelle, la riforma costituzionale, il Ponte sullo stretto. Siccome c’è qualcuno che quegli errori li rivendica, penso che questo sia un problema notevole. Non chiediamo l’abiura, ma almeno che non si chieda a noi di cambiare idea.
Avete fissato l’obiettivo del 10% alle urne. In quanto tempo lo vede possibile?
Noi ci lavoriamo per le prossime Politiche, e per raggiungerlo dobbiamo costruire l’opposizione in larghi settori del nostro Paese. Per questo inizieremo l’interlocuzione con i sindacati, le associazioni e le imprese. È fondamentale elaborare una proposta credibile portata avanti da persone credibili, che abbiano capacità e autorevolezza riconosciute all’esterno.