I jihadisti siriani e i ribelli alleati hanno invaso la città di Aleppo, la metropoli nel nord della Siria, patrimonio mondiale Unesco, a lungo contesa nel contesto della guerra civile, di cui controllano ormai la maggior parte. Lo afferma l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr). Il gruppo “Hayat Tahrir al-Sham (Hts) e le fazioni alleate hanno preso il controllo della maggior parte della città, dei centri governativi e delle prigioni” di Aleppo, ha affermato l’Osservatorio che ha sede nel Regno Unito. Hts e le fazioni alleate hanno annunciato di aver preso il controllo del quartier generale della polizia e dell’edificio del governatorato. I gruppi jihadisti avrebbero conquistato l’importante città di Saraqib, sempre nel nord del Paese.

Sempre secondo l’Osservatorio, le forze curdo-siriane, espressione dell’ala locale del Pkk, hanno preso il controllo dell’aeroporto di Aleppo dopo il ritiro delle forze iraniane e governative di Damasco dallo scalo aereo internazionale. Nella notte, intanto, l’Aeronautica militare russa ha effettuato raid sulla città siriana per la prima volta dal 2016. “Aerei da guerra russi hanno lanciato raid sulle aree della città di Aleppo per la prima volta dal 2016”, ha affermato la stessa ong.

La complessa situazione siriana ha tra i suoi protagonisti anche Israele. “Aerei da combattimento dell’aeronautica militare hanno attaccato questa mattina le infrastrutture militari vicino ai valichi di frontiera tra Siria e Libano – ha fatto sapere l’esercito di Tel Aviv -, che sono state utilizzate attivamente da Hezbollah per trasferire armi dalla Siria al Libano” . “L’attacco è stato effettuato in seguito all’identificazione del trasferimento di armi, anche dopo l’accordo di cessate il fuoco“, aggiunge la nota.

Chi combatte in Siria e perché. Nella complessa situazione siriana da una parte ci sono i gruppi cooptati dalla Turchia, guidati dalla coalizione qaedista di Hay’at Tahrir ash Sham (Organizzazione per la Liberazione del Levante) e da gruppi di siriani oltre che da ascari turcomanni e di cinesi dello Xinjang (Turkestan orientale). Questo fronte sunnita si muove in sostanziale autonomia contro il presidente Bashar Assad, ma il presidente turco Recep Tayyip Erdogan lo appoggia perché gli fa il “lavoro sporco” nel nord della Siria: combatte i curdi, considerati da Ankara tra i principali nemici della stabilità, e favorisce il progetto della creazione di una zona cuscinetto che nelle intenzioni del rais servirebbe a ridurre la minaccia terroristica incarnata proprio dai curdi.

Il fronte opposto è composto da militari di Damasco, da Pasdaran iraniani, da milizie irachene filo-iraniane, dagli afgani dei gruppi Fatimiyun arruolati dall’Iran, e sostenuto dall’aviazione di Mosca.

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