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Ancora scontri in Georgia, il premier dà lo sfratto alla presidente Zourabichvili. Von der Leyen: “Rammarico, ma porta Ue resta aperta”

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Per la quarta sera consecutiva, manifestanti si sono riuniti nel centro di Tbilisi per protestare contro la decisione del governo di rinviare al 2028 l’avvio dei negoziati di adesione all’Unione europea. La polizia ha usato gas lacrimogeni e idranti per disperdere le proteste, che nelle notti precedenti avevano visto l’erezione di barricate e il lancio di razzi contro il Parlamento, provocando un incendio rapidamente domato. Gli scontri hanno causato il ferimento di oltre 40 persone. Le manifestazioni, iniziate dopo le elezioni legislative del 26 ottobre, denunciate dall’opposizione come viziate da irregolarità, sono accompagnate dal boicottaggio del Parlamento eletto che i partiti pro-Ue considerano illegittimo, certi che il nuovo corso rallenterà l’adesione del Paese alla Ue, un percorso che il vincente partito ‘Sogno Georgiano‘ non considera una priorità.

Definendo il Parlamento illegittimo, la presidente della Georgia, Salomé Zourabichvili, ha annunciato che non lascerà il suo incarico fino a nuove elezioni legislative, dichiarando la sua istituzione “l’unica legittima nel Paese”. Il neoeletto Parlamento, invece, ha annunciato che eleggerà successore di Zourabichvili il 14 dicembre e che l’insediamento del nuovo presidente, per un mandato di cinque anni, avrà luogo il 29 dicembre. E il primo ministro Irakli Kobakhidze , leader di ‘Sogno Georgiano’, ha appena ribadito che Zourabichvili dovrà lasciare il palazzo presidenziale lo stesso 29 dicembre. Kobakhidze ha accusato l’opposizione e gli “sponsor stranieri” di fomentare disordini, paragonando la situazione a quella dell’Ucraina pre-2014. “Non si sono ancora resi conto che, a differenza dell’Ucraina del 2013, la Georgia è uno Stato indipendente con istituzioni forti e, soprattutto, con un popolo esperto e saggio la cui forza nessuno può spezzare”, ha detto il vincitore dalle recenti elezioni.

Intanto l’Unione europea esprime preoccupazione. “Ci rammarichiamo per l’allontanamento della leadership georgiana dall’Ue e dai suoi valori”, ha scritto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Che rilancia: “La porta dell’Unione resta aperta. Il ritorno della Georgia sulla strada della Ue è nelle mani della leadership georgiana.” In mattinata, l’Alto rappresentante Ue, Kaja Kallas, ha condannato l’uso della violenza contro i manifestanti, dichiarando che “questo ha conseguenze sulle nostre relazioni con la Georgia”. Per poi accennare “alla possibilità di sanzioni e di interventi sul regime dei visti”. Dmitri Medvedev, vicepresidente del consiglio di sicurezza russo, ha commentato su Telegram, accusando l’opposizione di cercare di organizzare una “rivoluzione colorata” e avvertendo che la Georgia potrebbe “ripiombare nell’abisso degli scontri civili”, confrontandola con l’Ucraina. Il controverso risultato elettorale della Georgia e così tensioni e violenze aggiungono un’altra ipoteca sull’adesione alla Ue, che comporta una lunga serie di riforme, intraprese solo in minima parte e riferite anche al rispetto dei valori democratici dell’Unione.

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