di Marco Bertolini
Dalle notizie che stanno emergendo in questi ultimi mesi siamo di fronte ad una delle crisi più profonde e strutturali che il settore automobilistico europeo abbia mai affrontato. Come si è potuti arrivare ad una situazione così grave?
Solo qualche anno fa l’Europa, dando vita al Green New Deal, sembrava aver puntato tutte le sue carte sulla rivoluzione verde e sul passaggio alla motorizzazione di massa elettrificata. Poi qualcosa si è improvvisamente inceppato. Un ruolo fondamentale, a mio parere, l’ha giocato la guerra russo-ucraina che, nel giro di poco tempo, ha spostato le priorità europee dalla transizione ecologica alla questione difesa e riarmo, sconvolgendo completamente tutti gli scenari ipotizzati e portando a questa crisi che è una concatenazione di più fattori.
In primo luogo le case automobilistiche, ingolosite dalle prospettive di grossi margini, hanno puntato su veicoli elettrici di grandi dimensioni, pesanti e dai costi spropositati per le tasche della maggioranza di noi comuni mortali.
A differenza di Tesla e delle aziende cinesi, quelle europee non hanno puntato su piattaforme e divisioni aziendali completamente elettriche, sono rimaste a metà del guado, con modelli che possono essere al contempo sia ibridi che elettrici e che non eccellono in nessuno dei due campi.
Dall’opinione pubblica, inoltre, sono emersi tutta una serie di attacchi alla possibilità che la mobilità possa davvero cambiare e che questo cambiamento possa essere compatibile con una svolta ecologica.
Ci sarà infatti un problema per smaltire le batterie, ma esistono già impianti dedicati a questo e tanti altri ne potrebbero nascere in futuro, senza contare la possibilità di riutilizzare le batterie per l’accumulo del fotovoltaico.
Ad oggi non ci sono abbastanza punti di ricarica, ma anche all’inizio dell’era automobilistica non credo fossero presenti distributori di benzina così capillari da coprire le intere nazioni.
Se tutti andassimo in elettrico non ci sarebbe energia sufficiente. A parte che vale il discorso di prima, in quanto con l’introduzione delle lampadine al posto delle candele e dei motori elettrici al posto di quelli a vapore, la relativa rete di produzione e distribuzione elettrica non era già bella e che pronta, eppure negli anni siamo arrivati serenamente al 2024 senza aver patito grosse carenze. Già ora la California sta producendo talmente tanta energia elettrica da rinnovabili che ha un problema opposto, fa fatica a consumarla.
Gli unici a festeggiare per questa situazione di crisi dovrebbero essere i petrolieri, non certo noi cittadini.
Arrivati a questo punto è difficile trovare una soluzione. Si è ingarbugliato talmente tanto il tutto e ci sono talmente tanti interessi contrapposti che sembra quasi di assistere alla fine ingloriosa di industrie che parevano Titanic inaffondabili. Non era stata forse la Kodak ad aver voluto ignorare l’arrivo delle macchine fotografiche digitali? Non si è comportata allo stesso modo BlockBuster nei confronti dello streaming? Non è stata Nokia ad aver snobbato fino all’ultimo il sistema operativo Android così come fatto da BlackBerry?
Il tempo stringe, anche perché i cinesi si sono preparati da anni e possono offrire tra le auto elettriche migliori del mercato, sicuramente quelle con il miglior rapporto prezzo-qualità complessiva. D’altra parte era loro stesso interesse, da nazione priva di petrolio, spostarsi quanto prima su una nuova fonte energetica e propulsiva che in fondo è la stessa situazione in cui ci troviamo noi europei, con una differenza: che in Cina sono le lobby che si devono accodare alle volontà dello stato, mentre qui da noi sono gli stati che si accodano volentieri alle volontà delle lobby!