Nel 2023 si è verificato un aumento delle diagnosi da HIV, tornando quasi al livello del periodo pre-Covid. Una tendenza che riguarda più in generale le infezioni sessualmente trasmesse (Ist), come rileva l’Oms: nel 2023, dei 340 milioni di nuovi casi di Ist, almeno 111 interessano giovani sotto i 25 anni di età. Si stima, infatti, che ogni anno un adolescente su 20 e in età man mano sempre più bassa, contragga una Ist, senza contare le infezioni virali. Più della metà delle nuove infezioni da HIV ogni anno interessano giovani nel gruppo di età 15-24 anni. E “anche se, soprattutto grazie alle nuove terapie, l’Aids non rappresenta più l’emergenza sanitaria di qualche tempo fa, non dobbiamo spegnere i fari su questo problema – ha dichiarato Anna Teresa Palamara, che dirige il Dipartimento Malattie Infettive dell’Iss -. Occorre lavorare sulla prevenzione, soprattutto tra i giovani”.
Fanno meno sesso? Una prevenzione che passa dall’idea di sessualità che si è sviluppata nei giovani negli ultimi anni. Su cui forse ci sono pregiudizi che andrebbero verificati. Come la storia che i giovani oggi fanno meno sesso. “Dobbiamo chiarire subito una cosa. I ragazzi non fanno meno sesso, piuttosto, dal periodo del Covid in poi, hanno modificato le loro abitudini sessuali. In pratica, ricorrono meno alla penetrazione – spiega al FattoQuotidiano.it la dottoressa Roberta Rossi, Psicoterapeuta e sessuologa presso l’Istituto di sessuologia clinica di Roma – ampliando la loro concezione della sessualità, dedicandosi maggiormente ai rapporti orali, alla masturbazione reciproca, agli abbracci. In altre parole, a tutte quelle partiche che gli adulti classificano come ‘preliminari’. A questo si aggiunge il ricorso al sesso virtuale, il sexting, attraverso il quale con le chat si eccitano e ricercano piacere sessuale”.
Minore uso del condom – Da mettere a fuoco anche quanto si percepisca il rischio di contrarre un’infezione o malattia sessualmente trasmissibile come l’HIV. “Su questo aspetto sembra ci sia una piccola inversione di tendenza sull’uso del profilattico – continua Rossi – che sarebbe minore. I recenti dati dell’Oms Europa, a confronto con quelli di dieci anni fa, evidenziano una diminuzione dell’uso del condom: poco più di 6 quindicenni su 10 utilizzano il preservativo e i diciasettenni lo usano ancora meno. Lo spartiacque è sempre la fase del Covid che ha indotto nuovi comportamenti nella vita di questi ragazzi perché li ha ‘costretti’ a una sessualità più digitale e virtuale. Consideriamo però che anche se il sesso penetrativo è diminuito, il sesso orale può rappresentare un rischio di contagio”.
Tra machismo, fluidità e sesso estremo – Viviamo un tempo in cui da un lato si è verificato il tramonto dei classici canoni estetici e psicologici legati al maschile e femminile, divenuti più fluidi, e in cui si parla molto della parità dei generi; d’altra parte, fioriscono messaggi da social e rapper che inneggiano al machismo o a un’idea di donna relegata a un ruolo tradizionale. In questa mescolanza di visioni, emerge una sessualità che rispetto alle vecchie generazioni mette da parte il discorso delle pratiche di serie B, come altri modi di raggiungere il piacere rispetto alla penetrazione, mettendo in discussione tutti i modelli comportamentali precedenti. Per cui c’è ampia libertà di espressione, ma anche tendenze – amplificate ancora dai social – a sperimentare pratiche erotiche estreme come possiamo osservare in alcune challenge”. Una delle cose che in particolare le ragazze dovrebbero maggiormente acquisire, paradossalmente, è che il piacere deve essere al centro dell’esperienza sessuale. “Perché si sta facendo strada l’idea – continua la sessuologa – che provare dolore durante un rapporto sessuale sia normale, ignorando che alla base ci possono essere disturbi come vaginismo o dispareunia o patologie come la vulvodinia che di fatto non vengono trattate”.
Si banalizza l’Aids – “Rispetto alle generazioni cresciute all’inizio della diffusione dell’Aids, oggi non c’è più il terrore di contrarre la malattia perché è ormai curabile. Ma è un atteggiamento che ha lasciato il posto alla banalizzazione del problema. E non solo in merito all’HIV, ma anche al resto delle infezioni a trasmissione sessuale che possono causare comunque problemi di salute – conclude Rossi – alcune andando a impattare sulla fertilità”. Falsi miti sull’HIV – Ecco infine alcune false credenze o affermazioni corrette, ma a volte poco conosciute, che riguardano le infezioni da HIV e che andrebbero maggiormente diffuse anche tra le giovani generazioni.
1. Con le terapie attuali, l’aspettativa di vita delle persone con HIV è notevolmente aumentata negli ultimi 25 anni: Vero.
Con la terapia antiretrovirale moderna, l’aspettativa di vita delle persone con HIV ora si avvicina a quella della popolazione senza virus.
2. Le persone con HIV in terapia antiretrovirale efficace non trasmettono il virus per via sessuale: Vero.
Se una persona ha una carica virale stabilmente non rilevabile (da almeno 6 mesi), non può trasmettere il virus ad altri per via sessuale. Questo concetto è conosciuto come U=U (Undetectable – non rilevabile – = Untransmittable -non trasmissibile -).
3. L’HIV non è l’Aids: Vero.
L’Aids è uno stadio clinico avanzato dell’infezione da HIV, che può manifestarsi nelle persone con HIV anche dopo diversi anni dall’acquisizione dell’infezione, quando le cellule CD4 del sistema immunitario calano drasticamente e l’organismo perde la sua capacità di combattere anche le infezioni più banali. È possibile evitare di arrivare all’AIDS assumendo precocemente le terapie antiretrovirali.
4. l’HIV si può trasmettere con baci, saliva, lacrime o sudore: Falso.
Il virus HIV non si trasmette con saliva, lacrime o sudore. Non si trasmette condividendo stoviglie, bagni, palestre, piscine e altri luoghi di convivenza. Non si trasmette, inoltre, con carezze o baci.
5. Una persona con HIV può avere figli negativi all’HIV: Vero.
La trasmissione da madre a figlio dell’HIV può essere ridotta a meno dell’1% con la terapia antiretrovirale.
6. Le persone con HIV hanno diritto a prestazioni sanitarie gratuite in Italia: Vero.
Il Servizio Sanitario Nazionale garantisce le prestazioni sanitarie e sociosanitarie ospedaliere, ambulatoriali, domiciliari, semiresidenziali e residenziali, e mette a disposizione tutti i farmaci necessari per il trattamento. Sono gratuite anche le prestazioni sanitarie appropriate per il monitoraggio e la prevenzione delle eventuali complicanze.
7. Se non trattato, l’HIV è un’infezione a esito fatale: Vero.
Purtroppo, se non trattata, l’HIV è un’infezione a esito fatale.
8. Se non ho sintomi, non mi serve una terapia: Falso.
Le linee guida raccomandano l’inizio della terapia con antiretrovirali in tutti i pazienti il prima possibile dopo la diagnosi, indipendentemente dalla conta di CD4. Il trattamento inoltre svolge anche un ruolo fondamentale per la sanità pubblica, perché riduce il rischio di trasmissione del virus.
9. Si trasmette solo se hai rapporti con più partner: Falso.
Sono particolarmente a rischio i rapporti sessuali non protetti con: partner di cui non si conosce lo stato di salute, molti partner, un partner che ha molti partner, partner che hanno un’infezione sessualmente trasmissibile.
10. Si trasmette solo se sei omosessuale: Falso.
L’HIV può essere contratto da chiunque abbia rapporti sessuali non protetti, indipendentemente dall’età e dal sesso e dall’orientamento sessuale.
11. Si trasmette solo se sei tossicodipendente: Falso.
Le vie di trasmissione sono: – sessuale, attraverso rapporti etero o omosessuali non protetti da un efficace metodo di prevenzione (profilattico, PrEP – profilassi pre-esposizione); – ematica: scambio di siringhe o condivisione di strumenti per l’uso di sostanze psicoattive, trasfusioni di sangue contaminato, piercing o tatuaggi; – verticale: da madre a neonato durante la gravidanza, al momento del parto e, più raramente, attraverso l’allattamento al seno.