La guerra può segnare indelebilmente il Dna dei bambini che la subiscono. Uno studio sui rifugiati siriani ha individuato una serie di cambiamenti biologici a livello del Dna che possono avere effetti permanenti sulla salute dei piccoli sopravvissuti. Il lavoro, condotto dall’Università del Surrey e pubblicato sulla rivista JAMA Psychiatry, ha individuato alterazioni del Dna nei bambini esposti alla guerra civile, iniziata nel 2011, che non possono essere attribuite ad altre difficoltà o condizioni.

“Sebbene sia risaputo che la guerra abbia un impatto negativo sulla salute mentale dei bambini, il nostro studio ha trovato prove dei meccanismi biologici alla base di questo effetto”, spiega l’autore principale dello studio, Michael Pluess, della facoltà di Psicologia dell’Università del Surrey. “Abbiamo anche scoperto che la guerra è collegata a un invecchiamento epigenetico più lento, il che potrebbe significare che la guerra potrebbe avere un impatto sullo sviluppo dei bambini”, aggiunge. “Tutto sommato, il nostro studio – evidenzia Pluess – traccia un quadro più chiaro del tragico costo della guerra, al di là dello stress mentale, per i molti milioni di bambini che vi sono coinvolti”.

Nello studio sono stati prelevati campioni di saliva da 1.507 bambini rifugiati siriani, di età compresa tra i 6 ei 19 anni, residenti in insediamenti informali in Libano. Gli scienziati hanno testato la metilazione del DNA (DNAm), un processo naturale in cui piccoli gruppi chimici, chiamati gruppi metilici, vengono aggiunti a determinate parti del nostro DNA. Agiscono come interruttori, accendendo o spegnendo i geni o regolando la loro intensità di espressione. Ciò non modifica la sequenza effettiva del DNA in sé. Ma il DNAm svolge un ruolo chiave nello sviluppo normale e può essere influenzato da dieta, stress e traumi.

Due organizzazioni libanesi, l’Institute for Development, Research, Advocacy and Applied Care e la St Georges University, hanno collaborato con l’Università del Surrey e l’University College di Londra. I questionari, compilati dai bambini e dai loro tutori, sono stati utilizzati per misurare l’esposizione agli eventi correlati alla guerra. Ebbene, lo studio ha scoperto che quando qualcuno sperimenta eventi estremi, questo può portare cambiamenti nel DNAm, che potrebbe contribuire la sua salute fisica e mentale a lungo termine. Alcuni dei cambiamenti sono collegati a geni coinvolti in funzioni critiche, tra cui il modo in cui le cellule nervose comunicano e la neurotrasmissione, così come il movimento dei materiali nelle cellule. Non si sa se questi cambiamenti siano presenti in altre forme di trauma, come la povertà o il bullismo, il che suggerisce che la guerra possa indurre risposte biologiche uniche nell’organismo.

I ricercatori hanno anche esaminato come gli effetti biologici della guerra differiscono tra ragazzi e ragazze. Hanno scoperto che le ragazze che hanno vissuto eventi bellici hanno mostrato cambiamenti più significativi nel DNA rispetto ai ragazzi, in particolare nei geni collegati alla risposta allo stress e allo sviluppo del cervello. Sebbene siano stati colpiti sia i ragazzi che le ragazze, quest’ultime hanno mostrato una risposta biologica più forte all’esposizione alla guerra, il che suggerisce che potrebbe essere più vulnerabile agli effetti a lungo termine del trauma a livello molecolare.

Valentina Arcovio

Lo studio

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Influenza aviaria, la virologa Capua: “Allarmi inascoltati”, l’infettivologo Bassetti: “Dov’è il piano pandemico?”

next
Articolo Successivo

Hiv, le quattro strategie su cui lavorano gli scienziati per avvicinarsi a una cura. Il vaccino resta un obiettivo mancato

next