Politica

Meloni predica unità, ma la destra si divide ancora. Tajani: ‘Avanti su difesa comune Ue’. Salvini: ‘No, cautela’. Scintille pure sui migranti

Giorgia Meloni tenta si sdrammatizzare le tensioni interne al centrodestra, ma le parole all’insegna dell’unità non bastano. Anche oggi, infatti, nella coalizione di governo si registrano frizioni tra i due vicepremier, divisi ancora una volta su questioni militari. Ma andiamo con ordine. Alla fine di una settimana turbolenta per la maggioranza di governo, in cui […]

Hai già letto 5 articoli
questo mese.

PER CONTINUARE A LEGGERE

1 € PER IL PRIMO MESE

Giorgia Meloni tenta si sdrammatizzare le tensioni interne al centrodestra, ma le parole all’insegna dell’unità non bastano. Anche oggi, infatti, nella coalizione di governo si registrano frizioni tra i due vicepremier, divisi ancora una volta su questioni militari. Ma andiamo con ordine.

Alla fine di una settimana turbolenta per la maggioranza di governo, in cui gli attriti tra Lega e Forza Italia hanno portato prima alla bocciatura dell’emendamento sul canone Rai e poi al ritiro delle norme sulla cybersicurezza dal decreto Giustizia approvato in Consiglio dei ministri, Meloni coglie l’occasione dell’assemblea di Noi moderati per utilizzare toni distesi e impedire nuove scintille. “Siamo forze politiche diverse, ognuna ha la sua identità e la sua storia” ma “siamo uniti dalla stessa visione del mondo di fondo, perché crediamo negli stessi valori”, assicura la premier nel videomessaggio inviato al Marriott di Roma. Tajani si allinea: “Siete fissati con le divisioni, avere opinioni diverse è normale, giusto, poi si fa la sintesi”. Il leader di Forza Italia assicura che “il governo andrà avanti fino alla fine della legislatura”. Concetto ribadito anche da Matteo Salvini: “Questo governo arriverà sicuramente al 2027”.

“Noi e Fi abbiamo sensibilità diverse” – Poi però il leader della Lega torna a marcare le distanze dal partito di Arcore. Stavolta il ministro delle Infrastrutture punta i piedi sul tema della difesa comune europea, che giusto pochi minuti prima Tajani aveva ribadito essere necessaria: “Vista la situazione attuale, dobbiamo andare avanti per avere una vera politica estera, una vera Difesa europea. Perché non possiamo sempre aspettare gli americani, non possiamo sempre chiedere agli altri di proteggerci”. Parole che non piacciono all’altro vicepremier. “Abbiamo sensibilità diverse su alcuni punti, sentivo parlare di difesa comune europea. Mi permetto di dire che in questo momento bisogna andarci cauti perché chi comanda e chi decide?”, dice, cambiando i toni ecumenici della kermesse di Lupi.

“Ai limiti della Terza guerra mondiale”- Poi Salvini porta il discorso sul tema caldo delle armi a Kiev: “La settimana scorsa, il Parlamento Ue si ha dato il via all’utilizzo delle armi a lunga distanza per andare a colpire il territorio russo. Ecco, occorre assoluto equilibrio e buonsenso. La difesa del popolo all’ucraino aggredito è sacrosanta, però senza arrivare ai limiti della terza guerra mondiale, perché sarebbe il disastro assoluto”, continua il segretario della Lega. Parole che servono a sottolineare le distanze tra Carroccio e Forza Italia sulla politica estera. A Strasburgo, infatti, la Lega ha votato contro la risoluzione del Parlamento Ue che “deplora” l’iniziativa diplomatica del cancelliere tedesco Olaf Scholz, spingendo i Paesi membri a favorire l’invio di armi a lunga gittata e di consentirne l’uso in territorio russo. Insieme al Carroccio hanno votato 5 stelle e Sinistra, mentre Fdi, Forza Italia e Pd hanno votato a favore. Insomma: il voto all’Eurocamera ha spezzettato le coalizioni italiane.

Scintille anche su autonomia e migranti – Ma Salvini non limita a sottolineare le differenze in politica estera. Ne approfitta per una frecciata a Tajani sull’autonomia: “Sentivo citare dall’amico Antonio Don Sturzo… Don Sturzo si definiva un federalista impenitente…”, sottolinea, rivendicando le ragioni della misura bandiera della Lega, su cui non sono mancati i distinguo di Forza Italia. Ma non sarà quello sulle armi (e sull’autonomia differenziata) l’unico inciampo della giornata di domenica. La polemica arriva pure dopo le parole di Maurizio Lupi, che chiudendo la kermesse attacca il partito dell’alleato Salvini. Nel mirino di un insolitamente duro presidente di Noi Moderati, l’emendamento leghista al dl flussi che allunga da uno a due anni il tempo minimo di residenza necessario in Italia per richiedere il ricongiungimento ai lavoratori stranieri che arrivano in Italia. “L’accoglienza deve essere dignitosa -dice- se un cittadino viene a lavorare nel nostro paese è disumano dire che il ricongiungimento familiare avviene anziché in un anno in due, perché è esattamente il contrario dell’idea di integrazione che noi abbiamo”. Il leader della quarta forza del centrodestra gioca in casa e allora ne approfitta per lanciare un messaggio: “Non può essere che arriva un parlamentare che fa un emendamento a mezzanotte e mezza, quella cosa va corretta, e Noi Moderati la correggeremo”. Parole che trovano l’immediata replica del sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, con il leghista che non ci sta a far passare il suo partito per disumano: “Disumano è casomai chi illude i migranti, sradicandoli dai loro territori, prospettando opportunità che non esistono e che non possono essere garantite. Questa è la vera disumanità”.