di Darko Pandakovic*
Quando, negli anni Settanta, la famiglia reale saudita e poi, nel 2001, George Clooney acquistarono importanti ville sul lago di Como si diffuse tra gli amministratori locali grande ottimismo sulle possibilità d’incremento turistico e sviluppo economico della provincia. Negli ultimi decenni, però, questo auspicato incremento turistico è risultato incontrollato, eccessivo, congestionando i percorsi e gli spazi destinati agli abitanti delle sponde del Lario.
Così la famiglia reale saudita ha venduto le sue proprietà e si dice che George Clooney abbia messo in vendita Villa Oleandra. Chi era arrivato per godere dell’incanto sereno e struggente del lago ha capito che non è più il caso di restare: le ragioni della bellezza, dell’atmosfera antica e del respiro naturale si stanno dileguando. L’overtourism ha messo a dura prova il patrimonio naturalistico ambientale e storico artistico del Lario ma, inconsapevoli di ciò e assatanati nello sfruttare ogni possibilità, imprenditori, finanziari, promotori turistici e amministratori locali cercano ancora di “vendere” la bellezza e il fascino del lago, sfruttando e distruggendo ad oltranza il paesaggio.
È quanto sta accadendo nel comune di Torno, sulla riva orientale del ramo di Como, dove l’Amministrazione Comunale, accogliendo le proposte progettuali della Società Immobiliare Como Partners S.R.L. ha promosso una Variante al Piano di Governo del Territorio finalizzata all’edificazione di un nuovo albergo a cinque stelle, sulla riva tra la storica Villa Pliniana e il cimitero di Torno, vicino alla chiesa romanica di San Giovanni: una riva verde di prati e boschi degradanti al lago.
Sono previsti sette edifici con destinazione turistico/ricettiva e servizi accessori (ristorazione, bar, centro SPA, ecc…) per complessivi 116 posti letto con una superficie lorda di mq. 5.080; cinque edifici con destinazione residenziale e superficie lorda complessiva di mq. 3.683; tre nuove darsene private per accesso da lago; 120 posti auto e parcheggio pertinenziali. In sintesi, 116 posti letto in albergo, 60 in residenze, due ristoranti aperti al pubblico per 210 posti per un totale di effettivi 47.000 mc. L’Amministrazione Comunale, inoltrando la pratica agli enti preposti per le approvazioni (Amministrazione Provinciale e Regione), ha chiesto l’esenzione dalla Valutazione di Impatto Ambientale.
Non appena si è saputo dell’iniziativa del Comune, si è formato un comitato di intervento per la salvaguardia della riva di Torno: l’Associazione Chiave di Volta, con mandato della “storica” Presidente della Sezione Comasca di Italia Nostra, Fiammetta Lang, ha radunando persone e associazioni interessate. Le osservazioni presentate agli organi competenti, fondate su approfondimenti multidisciplinari hanno contribuito al rigetto della richiesta di esclusione dalla Valutazione Ambientale strategica definita da Regione, Soprintendenza e Provincia, implicando quindi, nelle prossime procedure, un’ampia presenza di organismi competenti, associazioni e rappresentanti della società civile. Un risultato concreto per tentare in seguito di fermare un intervento che presenta molteplici criticità e favorire la partecipazione civica nelle decisioni amministrative del territorio, come peraltro dettato dalla Legge Regionale.
L’intervento proposto contraddice le norme urbanistiche vigenti e, nel caso specifico, il PGT vigente che definisce l’area “ambito a ville e parchi”, in cui sono ammessi esclusivamente interventi di restauro e modesti interventi di ristrutturazione. È esplicitamente detto, infatti, che “tutti gli interventi devono perseguire la conservazione/riqualificazione degli elementi architettonici, tipologici, stilistico-decorativi propri dell’epoca di appartenenza da estendersi anche all’assetto strutturale del verde di pertinenza ed eventuali accessori”. Non è, quindi, ammissibile che la Variante di Piano contraddica l’impostazione espressa dal Piano stesso.
L’intervento graviterà sulla Strada Provinciale Lariana 538, aumentando il caos della mobilità veicolare. La sponda orientale del ramo di Como è già compromessa da insediamenti degli ultimi anni: oltre agli alberghi, trasformazione di centinaia di immobili in B&B e case vacanze. Nel caso della nuova struttura alberghiera, sommando ospiti, clienti occasionali dei ristoranti, il numeroso personale, giardinieri, animatori, vigilanza e sicurezza si possono stimare non meno di 160/200 auto giornaliere in più in movimento e nei pochi parcheggi disponibili. A queste si devono aggiungere furgoni e camion di fornitori, di raccolta rifiuti, oltre a numerosi taxi. Infine, si prevede che il nuovo insediamento sia direttamente raggiungibile dal lago, grazie a tre porticcioli da costruire ex novo sulla sponda, senza però considerare che l’aumento dei mezzi privati a motore sul lago sta mettendo in crisi le possibilità delle attività sportive (vela e canottaggio) che da sempre hanno animato i paesi rivieraschi.
La pressione turistica ha determinato uno stato latente di alienazione e perdita di qualità della vita dei residenti. Le ricadute indotte nel mercato edilizio hanno reso impossibile per i giovani trovare casa, costringendoli ad abbandonare i paesi, mentre la millantata possibilità di posti di lavoro nelle nuove lussuose strutture è risultata alla fine falsa, perché queste vivono come enclave chiuse nel territorio.
I nuovi insediamenti turistico-ricettivi sono tristemente omologati e standardizzati a gusti internazionali che cancellano le peculiarità, l’identità e il filo della storia dei luoghi. Si pensi al cimitero di Torno, il più bello, suggestivo e sereno cimitero del lago. Realizzato nei primi decenni del Novecento nel luogo dell’antico cimitero di San Giovanni, la sua posizione affacciata sul lago e il silenzio che la circonda sono un valore paesaggistico e un bene culturale prezioso. Questi valori, queste testimonianze di storia e di cultura, non sono compatibili con la vicinanza di iniziative edilizie la cui presenza visiva e funzionale, inquinante anche acusticamente, renderebbe impossibile la percezione e la comprensione del patrimonio storico e naturale.
La tutela paesaggistica non riguarda solamente il dettaglio dei materiali, l’accostamento dei colori, la suggestione di un muro in pietra. La tutela del paesaggio è difesa di modi di vita, di silenzio e di quotidiana serenità: l’opposto alla omologazione piatta di stereotipi indifferenti alla specificità culturale di ogni luogo e allo sfruttamento turistico intensivo.
* docente di Architettura del Paesaggio Politecnico di Milano, Italia Nostra Como