A Milano, Dacia ha alzato il sipario su un progetto ambizioso e rivoluzionario: la “Sandrider”, il veicolo che il 3 gennaio parteciperà alla gara più dura del mondo, la Dakar 2025. Il brand rumeno, che fa parte del Gruppo Renault, ha raccolto questa sfida perché con essa condivide diversi valori come la vocazione per l’outdoor, la robustezza, l’affidabilità ma anche l’essenzialità e la concretezza. Ugualmente condiviso l’approccio eco-smart per portare soluzioni sostenibili e intelligenti, in gara come nella vita di tutti i giorni.

“Il rally raid Dakar è un laboratorio a grandezza naturale dove sviluppare soluzioni di mobilità che possono essere portate nelle auto di serie”, così Francois Aupierre, Dakar programme and product performance Director, spiega la logica che ha portato la Casa ad abbracciare questo progetto. La Sandrider è molto più di un semplice veicolo da competizione. Con il suo telaio tubolare, carrozzeria in fibra di carbonio e design ispirato al concept SUV Manifesto, si presenta come una Ultimate T1+ capace di affrontare le sfide estreme del rally raid più famoso al mondo. Lunga 4,14 m, larga 2,29 e alta 1,81 m, sotto il cofano presenta un cuore Nissan: un motore V6 biturbo da 3 litri, che sprigiona 360 cavalli e una coppia di 539 Nm.

Come ciliegina sulla “torta tecnologica”, la Sandrider utilizza benzina sintetica fornita da Aramco, un passo avanti verso una competizione più sostenibile. Tra le innovazioni introdotte spicca la vernice antiriflesso, una scelta nata direttamente dalle esperienze e dai consigli dei piloti dopo i primi test. Per migliorare ulteriormente le performance, Dacia ha potuto beneficiare di diverse risorse del Gruppo Renault – dal centro stile Dacia al coinvolgimento degli ingegneri di Alpine motorsport – ma anche di partnership strategiche, come quella con Prodrive, fornitore tecnico per lo sviluppo e le operazioni. Dietro il volante della Sandrider ci saranno tre assi delle competizioni: Nasser Al-Attiyah, plurivincitore della Dakar e del Mondiale Rally Raid; Sébastien Loeb, nove volte campione del mondo WRC, 81 rally vinti in carriera, 5 podi alla Dakar; e Cristina Gutierrez, fresca della vittoria nella classe Challenger Auto alla Dakar 2024. Una formazione che unisce talento, esperienza e un forte desiderio di vittoria.

Lo stesso Loeb ha commentato: “Non ho mai vinto la Dakar, ma con la Sandrider possiamo puntare al massimo. In Marocco abbiamo dimostrato il potenziale del progetto, ma per trionfare serviranno affidabilità e precisione in gara.” Ma le ambizioni del pilota francese vanno anche oltre: “Per me l’obiettivo principale è la Dakar, ma se possiamo batterci nel Campionato nel suo complesso è importante”. L’avventura di Dacia alla Dakar infatti è solo una delle 5 tappe del Campionato del mondo rally raid che include anche l’Abu Dhabi Desert Challenge (Emirati Arabi Uniti dal 21 febbraio), il South African Safari Rally (18 maggio), il BP Ultimate Rally Raid Challenge in Portogallo (22 settembre) e il Rallye du Maroc il 10 ottobre. L’impegno del brand non si fermerà al 2025: il progetto è stato pianificato per almeno tre anni, fino al 2027. Dacia ha già dimostrato il suo potenziale vincendo il Rally del Marocco, piazzandosi prima e seconda con Al-Attiyah e Loeb. Un risultato che fa ben sperare per la Dakar 2025, che scatterà il 3 gennaio per concludersi il 17.

“E il Rally del Marocco è stato proprio un test per collaudare auto, equipaggi e team. C’è la soddisfazione che va al di là del risultato ottenuto, perché abbiamo un team forte, unito, affiatato che ci permetterà di far bene”, ha commentato Loeb, che però ha anche ammesso di aver visto i punti deboli sui quali fare focus, ad esempio il calore che si accumula all’interno dell’auto e le sospensioni. Aspetti sui quali hanno lavorato molto per arrivare pronti al 3 di gennaio. Tiphanie Isnard, team principal di Dacia Sandriders, ha sottolineato: “Dopo il successo ottenuto in Marocco, siamo entusiasti di affrontare la sfida definitiva: la Dakar. Questa gara è leggendaria per la sua spietatezza e per l’immensa capacità di resistenza che richiede sia agli equipaggi che ai veicoli. La nostra squadra ha lavorato senza sosta per prepararsi per gennaio, ma siamo consapevoli che la Dakar è un campionato a sé stante, un appuntamento che ci metterà alla prova in modi che non abbiamo mai sperimentato prima. Il nostro approccio è quello di affrontare ogni giorno passo dopo passo, dando il meglio di noi stessi in ogni tappa, rimanendo con i piedi per terra, concentrandoci su prestazioni consistenti senza nutrire aspettative eccessive.”

Le auto sono già a Barcellona sulla nave, pronte per partire, grazie a un’organizzazione che vede coinvolte 60 persone, più altre 20 che potranno dare supporto da Alpine racing in Europa, tre camion, diversi van per ingegneri, responsabili, assistenza. Insomma l’entusiasmo è palpabile: Dacia non vuole essere solo un partecipante, ma un protagonista assoluto. Con la Sandrider e un team di fuoriclasse, il marchio rumeno sembra pronto a scrivere un nuovo capitolo nella storia della Dakar.

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