Nuovo terremoto politico in Francia. A meno di cinque mesi dalla scelta di Emmanuel Macron di sciogliere l’Assemblea nazionale e portare il Paese a elezioni anticipate, l’Eliseo si trova ad affrontare l’ennesima crisi. Il governo di minoranza di Michel Barnier infatti, a soli 60 giorni dall’investitura, si prepara ad affrontare il voto di sfiducia che, […]
Nuovo terremoto politico in Francia. A meno di cinque mesi dalla scelta di Emmanuel Macron di sciogliere l’Assemblea nazionale e portare il Paese a elezioni anticipate, l’Eliseo si trova ad affrontare l’ennesima crisi. Il governo di minoranza di Michel Barnier infatti, a soli 60 giorni dall’investitura, si prepara ad affrontare il voto di sfiducia che, salvo sorprese dell’ultimo minuto, dovrebbe svolgersi mercoledì 4 dicembre. A far venir meno l’appoggio è stata l’estrema destra di Marine Le Pen: dopo aver chiesto e non ottenuto modifiche al disegno di legge sul finanziamento della previdenza sociale, che prevede tra le altre cose la deindicizzazione di parte delle pensioni all’inflazione, ha annunciato che voterà insieme a la France Insoumise e Socialisti per la caduta del governo.
Lo strappo finale, in un contesto già di estrema tensione, è avvenuto appunto sul budget per il welfare: mancando un accordo sul testo, arrivato oggi all’Assemblea nazionale, il premier Barnier ha deciso di appellarsi all’articolo 49.3 della Costituzione che permette di far passare il provvedimento senza votazione dell’Aula. Una mossa ritenuta molto forte e che già venne usata per l’approvazione della contestatissima riforma delle pensioni di Macron. E’ stato lo stesso premier, in Aula, ad annunciare la decisione di andare avanti nonostante il rischio di sfiducia. “Spetta ora a voi decidere se adottare un testo o entrare in un territorio sconosciuto“, ha detto fra gli applausi dei suoi. “Il popolo francese non ci perdonerebbe mai se preferissimo gli interessi privati al futuro della nazione”.
Un tentativo di trattare con Le Pen c’è stato fino all’ultimo. In mattinata addirittura, come confermato dall’Agenzia France Presse, c’è stata una telefonata tra i due. Barnier ha proposto una mediazione impegnandosi a rinunciare alla sospensione dei rimborsi su alcuni medicinali, prevista nel progetto di manovra finanziaria del welfare 2025, accogliendo così un’altra delle rivendicazioni imposte dal Rassemblement National. Ma per l’estrema destra non è stato sufficiente. “Voteremo la censura”, ha riferito su X il gruppo del Rassemblement National (Rn) che dispone del maggior numero di deputati all’Assemblea Nazionale di Parigi, confermando così di essere pronto a unire i suoi voti a quelli della gauche per approvare la mozione di censura (sfiducia) presentata dalla France Insoumise (Lfi) di Jean-Luc Mélenchon a nome del cartello di sinistra Nouveau Front Populaire. Con l’apporto dell’estrema destra lepenista, la mozione della gauche potrebbe così raccogliere oltre 300 voti, consentendo la sua adozione (fissata a 288 voti) e l’inesorabile caduta del governo Barnier, ad appena due mesi dal suo insediamento. “Le cose erano chiare, Michel Barnier non ha voluto rispondere alle richieste dei nostri elettori”, ha detto Le Pen. “Ha invitato tutti ad assumersi le proprie responsabilità, noi ci prenderemo le nostre. Presenteremo una mozione di sfiducia”. Ma non solo: “Voteremo le mozioni di sfiducia e prima di tutto la nostra“, ha aggiunto, “i francesi ne hanno abbastanza di essere spremuti e maltrattati. Non possiamo lasciare la situazione così com’è”.
Stessa linea anche per il leader a sinistra Jean-Luc Mélenchon: “Tutte le manovre per salvare il governo Barnier sono fallite”, ha scritto su X. “Cadrà. E Macron, unico responsabile della crisi finanziaria e politica, deve andarsene per dare voce ai voti dei francesi”. Poco prima aveva parlato anche la capogruppo de la France Insoumise all’Assemblea nazionale Mathilde Panot: “Di fronte a questa ennesima negazione della democrazia, sfiduceremo il governo”, ha detto. “Michel Barnier passerà alla storia come l’uomo con il mandato più breve. “Viviamo nel caos politico a causa del governo di Michel Barnier e della presidenza di Emmanuel Macron”, ha dichiarato Panot secondo quanto riporta Le Figaro.