“Cosa dovrebbe fare il governo per combattere le mafie? La prima cosa è abolire tutte le riforme che sono state fatte dalla Cartabia fino a oggi. E poi, nel rispetto alla Costituzione, bisognerebbe fare tante e tali di quelle riforme al codice penale, al codice di procedura penale, all’ordinamento penitenziario, fino a quando diventi non conveniente delinquere. Quindi, serve un approccio economico, non morale o etico“. Sono le parole pronunciate a Tagadà (La7) dal procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, commentando un dato contenuto nel suo ultimo libro scritto con Antonio Nicaso, “Una cosa sola. Come le mafie si sono integrate al potere”: le reti criminali presenti in Europa sono 821 e contano 25mila affiliati.

Il magistrato poi risponde a una domanda della giornalista Tiziana Panella sui suoi rapporti personali con il ministro della Giustizia, Carlo Nordio: “L’ho incontrato due volte. Una volta l’ho invitato a inaugurare la procura di Catanzaro, che era un convento del ‘400 ed è la procura più bella d’Italia. In quell’occasione Nordio si è complimentato e mi ha detto: ‘Ma come hai fatto? Io a Venezia nemmeno un chiodo sono riuscito a mettere’ – continua ironicamente Gratteri – E io gli risposto che avrebbe potuto chiamarmi, così gli avrei detto come si faceva. Poi abbiamo fatto un pranzo in procura ed è stato bellissimo ascoltare il ministro, perché ci ha fatto una lezione su Napoleone Bonaparte e su Churchill. Quindi, è un grande esperto di storia“.
“Ma è anche un esperto di diritto – osserva Panella – Ha fatto il magistrato per tanti anni”.
“Sì – risponde Gratteri – è stato 35 anni sostituto procuratore e 5 anni procuratore aggiunto a Venezia. Guardi, lo ripeto: è una persona simpaticissima, ma non condivido nulla delle riforme che sta portando avanti. Nemmeno una virgola“.

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