Imbattuti in campionato, ma comunque al sesto posto. Miglior difesa della Serie A, ma solo 22 gol segnati (di cui una sola rete nelle ultime 3). Con l’1-1 di Lecce, la Juventus pareggia la 18esima partita del suo 2024: nessuna squadra nella storia della massima serie italiana aveva pareggiato così tante partite in un anno solare. Ante Rebic – che segna il quinto gol in carriera contro i bianconeri – nega il successo alla squadra di Thiago Motta: nelle ultime 11 partite tra campionato e Champions League, sono ben 8 quelle senza vittoria per la Juventus. Otto pareggi e prestazioni sterili. I nove infortuni sono indubbiamente un problema, ma non posso diventare l’alibi di una squadra che risulta inconcludente e soggiogata dal suo stesso sistema di gioco. Il troppo ordine in campo richiesto dall’allenatore pecca di creatività: il talento dei migliori viene offuscato da una ricerca della perfezione che oggi è impossibile da replicare in campo. Per tempi e mancanza di interpreti. E anche i tifosi al “Via del Mare” chiedono esplicitamente ai giocatori di tirare fuori qualcosa di più, che rompa gli schemi. Insomma, c’è bisogno anche degli attributi come invocato dal settore ospiti.
Thiago Motta e il giorno della marmotta
La Juventus non perde mai, ma non riesce nemmeno a vincere. Tanti pareggi, uno in fila all’altro. E anche quando va in vantaggio, la squadra dimostra di non essere mai al sicuro, proprio come accaduto nell’ultima trasferta. La situazione numerica non aiuta ed è ancora presto per sapere cosa ne sarà della stagione, ma mentre i bianconeri hanno necessariamente bisogno di punti, il gruppo delle prime cinque cerca il primo allungo. Motta e la Juventus rischiano di rimanere bloccati alla prima fermata. Dopo l’impresa di Lipsia in Champions League, è come se i bianconeri si fossero persi in un loop di pareggi e poche prestazioni degne di nota.
Troppo ordine stanca
Quella che sarebbe dovuto essere l’inizio di una nuova era sotto il piano tecnico, non sta dando le risposte cercate e sperate dopo tre anni di confusione. I risultati e le prestazioni in questi primi mesi della gestione Motta ne sono una prova. Tanto possesso palla (il più delle volte fine a sé stesso), linea difensiva leggermente più alta e un accenno di pressing (che spesso risulta disordinato): negli ultimi 30/40 metri del campo, però, poche conclusioni in porta e nessuno che – escluso Conceição – rischia la giocata. Gli schemi e i movimenti predefiniti rendono la Juventus impeccabile e ordinata sotto il punto di vista della gestione, ma mai davvero pericolosa. Forse, è proprio la cattiveria che sta mancando. Molti dei nuovi non incidono (o sono infortunati), la punta non c’è e l’impressione è che la Juventus si rifiuti quasi di attaccare. Ma, piuttosto, preferisca gestire. E così, con una manovra ammorbante e compassata, i talenti vengono attratti e trascinati nella ricerca della cosa giusta e non di quella coraggiosa per cercare di andare oltre un taglio o un cambio di gioco.
Spesso – di una persona o di una cosa – si dice “bella perché imprevedibile”. Ad oggi, la Juventus non è nessuna di queste due cose. Più spazio al colpo, e meno all’ordine. A poco a poco, gli infortunati torneranno ma in un’ambiente dove vincere è una necessità (e una responsabilità), Thiago Motta è chiamato a trovare l’antidoto.