Diritti

L’Ue chiede agli Stati di dare alle persone con disabilità alternative agli istituti. L’Italia? “In ritardo. Seri problemi di libertà di scelta”

La Commissione Europea ha adottato le Linee Guida per sostenere e migliorare i progetti di Vita indipendente delle persone con disabilità, una delle questioni fondamentali evidenziate dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (UNCRPD) per vedere garantiti pari opportunità e inclusione sociale. Purtroppo tuttora la situazione di moltissime persone che vivono condizioni di […]

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La Commissione Europea ha adottato le Linee Guida per sostenere e migliorare i progetti di Vita indipendente delle persone con disabilità, una delle questioni fondamentali evidenziate dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (UNCRPD) per vedere garantiti pari opportunità e inclusione sociale. Purtroppo tuttora la situazione di moltissime persone che vivono condizioni di estreme fragilità negli Stati membri dell’Unione Europea non è considerata da Bruxelles adeguata per una vita dignitosa.

La principale criticità evidenziata nella “Guida alla vita indipendente e all’inclusione nella comunità delle persone con disabilità nel contesto dei finanziamenti dell’UE” è che ci sono quasi 2 milioni di donne e uomini non autosufficienti che vivono in istituti non sempre con standard di cura e assistenza idonei rispetto ai bisogni degli utenti, tra questi oltre 700mila persone con disabilità intellettiva si trovano in grandi centri sovraffollati, mentre i soggetti con esigenze di sostegno più complesse sono di fatto abbandonate a loro stesse. Gli Orientamenti sono una cosiddetta “iniziativa faro” della Strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030 e “contribuiscono all’adempimento degli obblighi derivanti dalla UNCRPD, che tutti i 27 Paesi membri dell’Ue hanno sottoscritto, e mirano a sostenere l’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali. Le Linee Guida”, viene precisato nero su bianco dalla Commissione, “non creano ulteriori diritti e obblighi rispetto a quelli già previsti dal quadro normativo comunitario vigente. Solo la Corte di Giustizia Ue è competente per l’interpretazione del diritto dell’Unione”.

“Va rilevato comunque che il persistere di finanziamenti dei Paesi europei destinati ancora a strutture di assistenza istituzionali è stato già criticato nel rapporto del Relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità in occasione della sua visita nell’Unione europea nel 2023”. A dirlo a ilfattoquotidiano.it è Luisella Bosisio Fazzi, una delle principali esperte italiane sui diritti delle persone con disabilità e membro del Forum Europeo sulla Disabilità (EDF). “Gli Orientamenti”, spiega Bosisio Fazzi, “forniscono raccomandazioni pratiche agli Stati membri sull’uso dei finanziamenti dell’UE per accelerare la transizione dall’assistenza istituzionale ai servizi di prossimità e alla vita indipendente per le persone con disabilità. L’obiettivo”, aggiunge l’unica rappresentante italiana nel Gruppo Donne EDF, “è quello di rendere la vita indipendente per le persone con disabilità una realtà, consentendo loro di scegliere come, dove e con chi vivere e fornendo loro l’accesso a una serie di servizi integrati di sostegno alla comunità, nonché la parità di accesso e utilizzo”.

L’esperta denuncia che, nonostante l’Ue e i suoi Stati membri si sono impegnati ad abbandonare le strutture che “segregano” le persone con disabilità, “si stanno facendo pochi progressi per consentire alle persone con disabilità di lasciare gli istituti”. In alcuni Paesi Ue, ad esempio quelli più a Est ma non solo, si assiste a un grave processo di re-istituzionalizzazione a causa della mancanza di sostegno da parte dei servizi di comunità e l’insufficienza di risorse specifiche per l’assistenza domiciliare o la quasi assenza di fondi per finanziare progetti di co-housing sociale rivolti alle persone con disabilità grave. “Per questo”, afferma Bosisio Fazzi, “è importante questo documento perché è una guida rivolta a tutti gli Stati Ue ma anche alle autorità e alle organizzazioni che utilizzano fondi comunitari per supportare più e meglio le persone con disabilità”. Fondamentale quindi è l’indicazione di uscita dagli istituti per le persone con disabilità e investire molto di più in progetti per l’indipendenza e l’autonomia. “In Italia la situazione è grave e presenta seri problemi di libertà di scelta, oltre al fatto che i fondi dedicati alla Vita indipendente per le persone con disabilità sono ampiamente inadeguati, poche decine di milioni di euro da ripartire su base regionale”, dice al Fatto.it l’esperta EDF. Le risorse, in parte assegnate anche con piani comunitari a Roma, devono finanziare in Italia programmi di supporto all’assistenza personale oltre che progetti educativi per preparare i giovani ad una buona autonomia, aiuti alle famiglie con minori con disabilità, alloggi accessibili, spazi pubblici e trasporti accessibili. “Riuscirà l’Italia a comprendere la portata di queste Linee Guida e a metterle in pratica? Vedremo ma il ritardo italiano è rilevante, è necessario avere una chiara consapevolezza di quale sia la realtà nella maggior parte delle strutture e di quali siano i problemi comuni delle persone istituzionalizzate”, dice Bosisio Fazzi. “L’adesione e soprattutto la messa in pratica degli orientamenti devono essere un cambio culturale perché obblighi gli Stati Ue a esaminare la soluzione di eliminare finalmente l’istituzionalizzazione. In Italia”, conclude la già consigliera della Lega per i diritti delle persone con disabiltà-Ledha, “l’istituzionalizzazione è ancora preponderante ed usata largamente come unica misura di protezione della persona con disabilità indipendentemente dal suo grado di necessità di sostegno”.