di Paolo

Ci sono tre cose che nella vita ho rinunciato a capire: i capelli viola che spesso scambio per un difetto della retina, le borracce termiche in acciaio che tengono la temperatura quanto i miei piedi, e il Movimento Cinque stelle che combatte da una vita contro tutti quelli che lo vogliono morto, e decide di infilare la testa in un cappio, sotto la ghigliottina, dentro una miniera pericolante, in un’area dove conducono test nucleari, ascoltando l’inno di Forza Italia.

Ormai la situazione è incastrata neanche fosse la chiusura lampo di Ben Stiller in Tutti pazzi per Mary, e qui appunto sono tutti pazzi. Non vedo che ragioni e torti ovunque, ma di buon senso assai ben poco. Conte è stato un ottimo presidente del Consiglio, oltre che essere un grande mediatore in Europa, ha messo d’accordo intere nazioni, ma a quanto pare non riesce a mediare con una sola persona nel proprio paese. Attacca Beppe Grillo dicendo: “…Il M5s è la casa degli iscritti, non di una persona sola”, ma aveva anche detto che se “…dalla Costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership, mi farei da parte”. Sembra si sia messo in discussione, ma è molto popolare, in un momento in cui M5S non ha altri leader e gli iscritti rimasti sono tutti per lui, il che non dico che l’abbia voluto per forza, ma mi pare un po’ ipocrita dire certe cose, dopo aver legato il destino del movimento ad una persona sola.

Grillo di errori ne ha commessi, ma entrare nel governo Draghi non è il più grave e non addebitabile solo a lui. Tale scelta fu ratificata dagli iscritti e vorrei sapere quanti di loro erano parte del boato all’assemblea, persone che hanno una testa loro e che vengono tolti dall’equazione o rimessi nel computo alla bisogna quando occorre perorare la propria causa. Con tutto il rispetto, credo che l’errore più grande di Grillo sia stato lasciare che il dolore della perdita dell’amico con il quale aveva ideato un sogno, poi concretizzato con una comunità, filtrasse col tempo degenerando ulteriormente ciò che si stava già incrinando. Ricordo delle elezioni molto lontane a Genova in cui, nel presentare i candidati, concludeva che poi qualcuno lo avrebbe tradito. Come puoi convincere gli elettori a votare dei candidati in cui tu stesso sei il primo a non credere? Avrebbe dovuto già allora lasciare ad altri le redini, certo è facile parlare quando non si considera che, elevato o no, è pur sempre una persona.

Da questo punto di vista Conte (che Grillo non lo ha mai capito e viceversa) è stato una fortuna. Sebbene sia convinto che l’idea di Grillo, secondo la quale l’eutanasia politica come unica strada, sia egoistica e un insulto alla comunità che gli ha creduto, di rimando Conte può forse insistere con l’accanimento terapeutico perché il percorso che ha scelto è lastricato di errori, che ritrovo nel vecchio movimento. Le votazioni non sono la rivoluzione del millennio se le si indice per deresponsabilizzarsi, per cui state attenti alla qualità della classe dirigente che formate, se il problema è solo averne una.

Chiamarsi “progressisti indipendenti” per rimarcare una differenza che sarebbe meglio fare con i fatti serve a poco, altrimenti con un’altra dieta ci si chiamerà “pro-grissini” e la costituente diverrà “ricostituente”. Fare opposizione con parole che scorrono sulla pelle dell’avversario come un guanto di luffa anziché come un riccio di mare non funziona. In questa parata dell’orgoglio miope ci ho visto più che altro il limite dei due mandanti.

Mi ha sorpreso la “spietatezza” di Marco Travaglio che, nel mettere in fila dei fatti, si chiedeva – nel criticare Grillo – perché non partecipasse, essendo una persona spiritosa e geniale, ma ora conclude che è un bambino in preda ai peggiori difetti della senilità. Passare dal geniale al senile in breve periodo può capitare, ma non era neanche il Black Friday… Forse sono un romantico, ma credo che siamo più crudeli con le persone a cui abbiamo voluto bene.

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