L’anno prossimo le pensioni minime non saliranno nemmeno dei miseri 3 euro al mese ipotizzati al momento della presentazione del ddl di Bilancio. Se di qui a fine anno non ci saranno modifiche, i pensionati al minimo dovranno accontentarsi di veder aumentare l’assegno da 614,77 euro, il valore attuale, a 616,67: 1,9 euro di maggior introito mensile. È quello che emerge dal decreto del Mef sulla Perequazione automatica delle pensioni con decorrenza dal 1° gennaio 2025, pubblicato in Gazzetta ufficiale la settimana scorsa. Lì si ufficializza che “la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2024 è determinata in misura pari a +0,8 dal 1° gennaio 2025, salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l’anno successivo”.

Come calcolato dall’Ufficio parlamentare di bilancio nella memoria depositata in occasione delle audizioni sulla manovra, con quel tasso di rivalutazione “la proroga dell’incremento temporaneo nel 2025 neutralizza la perdita di reddito dei pensionati minimi che si sarebbe verificata a legislazione vigente”. E “l’importo della pensione minima ammonterebbe a 616,67 euro nel 2025, circa 2 euro in più rispetto all’anno scorso”.

I pensionati con la minima sono comunque “privilegiati” perché ottengono l’indicizzazione piena, a differenza di chi riceve a partire da quattro volte il minimo. Dal 2025 tornerà in vigore la rivalutazione per scaglioni, più favorevole di quella per fasce valida per il 2023 e 2024 ma comunque non piena: gli assegni tra 4 e 5 volte il minimo saranno rivalutati del 90%, quelli oltre 5 volte il minimo del 75%.

“Con la firma del ministro Giorgetti del Decreto adeguamento pensioni 2025 (inflazione 0,8%) i pensionati possono cominciare a capire quanto avranno di rivalutazione”, commenta Carmelo Barbagallo, segretario generale Uil Pensionati. “Ad esempio una pensione lorda di 2500 euro quest’anno sarà rivalutata della mirabolante cifra di 19 euro lorde. Anche sulle minime sembra andare ancor peggio di quanto avevamo stimato con il tasso di inflazione all’1%”. Negli ultimi due anni le pensioni “hanno perso il 16% del potere d’acquisto“: a pesare “sono soprattutto i tagli della rivalutazione subiti nell’ultimo decennio e in particolare nel 2023 e nel 2024”, che hanno impedito un adeguamento delle pensioni all’inflazione “monstre” degli anni 2022 (+8,4%) e 2023 (+5,7%). La Uil chiede quindi “un taglio significativo delle tasse anche per i pensionati a partire da questa manovra di bilancio. I pensionati italiani pagano più del doppio dei loro colleghi europei: una media del 22% contro il 10% della media Ocse. Bisogna mettere fine a questa ingiustizia. Chiediamo al Governo di aprire un confronto serio su questa questione. Chiediamo inoltre l’ampliamento della platea dei beneficiari della cosiddetta quattordicesima e l’incremento dell’importo per chi già la riceve”, conclude Barbagallo.

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