Parafrasando il romanzo di Carlo Gadda, si potrebbe definire Quer pasticciaccio brutto de Più Libri Più Liberi. Lo avrete letto sui giornali, ma faccio una breve sintesi. Nata per i piccoli e medi editori, PLPL si terrà a Roma dal 4 all’8 dicembre; la direttrice Chiara Valerio ha dedicato la fiera a Giulia Cecchettin, però tra gli inviati c’era anche il filosofo Leonardo Caffo, sotto processo a Milano per maltrattamenti alla sua ex compagna. Nonostante il veloce ritiro di Caffo, sulla manifestazione si è scatenata la bufera.
In primo luogo numerosi scrittori, quali ad esempio Zerocalcare e Carlo Lucarelli, hanno annullato gli incontri e altri hanno rilasciato dichiarazioni di fuoco a giornalisti e blogger. E poi ci sono gli addetti ai lavori che hanno approfittato dell’accaduto per sparare a zero sulla direttrice e su PLPL per il costo decisamente alto degli spazi e dei servizi: piccole e medie case editrici si sono lamentate, in alcuni casi arrivando a sussurrare di favoritismi per chi apparterrebbe alla cerchia degli amici della direzione. Ma forse queste sono solo voci di corridoio.
Decisamente più concrete le proteste dei librai. Molti sostengono che PLPL penalizzi le librerie romane. In effetti, in fiera le case editrici possono vendere libri e applicare sconti che i negozi non si possono permettere. Ed è noto a tutti che il mese di dicembre è quello che produce il maggior fatturato, spesso in grado di sistemare il bilancio annuale delle librerie.
In tutto questo bailamme, c’è chi non tollera l’ascesa di Chiara Valerio, onnipresente su giornali e periodici, in convegni e premi letterari, considerata un’icona del movimento femminista e della comunità Lgbtq. Io la ricordo con Michela Murgia a Tempo di Libri, il tentativo di Milano di togliere spazio al Salone del Libro di Torino. A mio avviso, una manifestazione con contenuti di tutto rispetto che però non portò i risultati sperati e chiuse i battenti dopo la prima edizione.
Personalmente, ho trovato tutta la vicenda un po’ surreale, o meglio, gestita con troppa superficialità. Ma quello che mi ha veramente colpita è l’assoluta indifferenza di PLPL rispetto al self publishing. La mostra ignora completamente gli autori autopubblicati che ormai rappresentano una congrua fetta di mercato. Quando ho chiesto spiegazioni agli organizzatori, la risposta è sempre stata la stessa: questa manifestazione è dedicata alle case editrici e possono partecipare solo i libri pubblicati da un editore.
Speravo che il loro atteggiamento sarebbe evoluto col tempo, ma ho guardato attentamente il programma professionale dell’edizione 2024 di PLPL, ci sono due incontri in cui si parlerà di intelligenza artificiale, ma niente sugli autori indie. Nemmeno una tavola rotonda in cui mettere a confronto editori, autori autopubblicati e librai, tutti protagonisti del mercato che potrebbero trarre benefici se iniziassero a confrontarsi e scoprire le nuove opportunità che potrebbero derivare da una simile collaborazione.
Per il momento, solo il Salone del Libro lo ha capito e dedica spazio e tempo al self publishing, ottenendo sempre migliori risultati. Forse un giorno lo faranno anche le altre manifestazioni e, magari, anche giornalisti e blogger inizieranno a leggere libri di autori autopubblicati, scoprendo che ne vale davvero la pena.