Musica

Il Maestro Riccardo Muti bacchetta Andrea Bocelli: “Con te partirò ha imperversato per un’estate sulla riviera romagnola. Come tenore non lo conosco”

Il celebre direttore d'orchestra racconta la sua lunga carriera e non solo

“Andrea Bocelli? Con te partirò ha imperversato per un’estate sulla Riviera romagnola. Come tenore non lo conosco”. Di certo non si può dire che il Maestro Riccardo Muti pecchi di sincerità e ironia. In una lunga intervista a Il Corriere della Sera ha detto la sua sul mondo della musica e della lirica, senza peli sulla lingua, come è solito fare. La premessa è doverosa: “L’intenditore non esiste. Consiglio a tutti di porsi in maniera virginale di fronte alla musica, e stare lontani dal competente. Chi non sa può ricevere sensazioni molto più vere e commoventi di chi crede di sapere tutto”.

Chi è il più grande tra i tre tenori? “Il più musicista è Domingo. Ma la voce più bella è quella di Pavarotti: una delle voci più straordinarie create dal Padreterno“. Poi il Maestro e Pavarotti due ebbero un litigio, poi risolto. Il direttore d’orchestra ha svelato un aneddoto: “Organizzai un concerto per sostenere una comunità di tossicodipendenti. Pavarotti venne apposta dall’America. Non volle una lira, si pagò lui il biglietto aereo. Mi misi al pianoforte, cantò per un’ora. Il programma, preparato da lui, partiva dall’Orfeo ed Euridice di Gluck e arrivava alle canzoni napoletane attraverso Verdi e Puccini“.

Da qui lo stupore: “Quando lessi il primo brano,’Che farò senza Euridice?’, rimasi sgomento: si confaceva a un tenore castrato settecentesco, o a un mezzosoprano, più che a una voce eroica come quella di Pavarotti. Però mi adattai alle sue scelte; e fu un grande successo. Il concerto, nel Palasport di Forlì gremito, fu ripreso per metà dalla Rai e per metà da Mediaset. Un miracolo“.

Poi la politica e il discorso si sposta sul Governo Meloni: “Al di là delle critiche che si possono fare, è un governo che cerca di fare bene. Alla fine lo giudicheremo. Sono una persona libera di pensiero. Non ho mai avuto protettori politici, sponsor, manager. La mia ‘carriera’ è stata determinata dalle orchestre. Prima ho diretto il Maggio musicale fiorentino, poi la Filarmonica di Londra, quindi la Sinfonica di Philadelphia. Sono direttore emerito a vita dell’orchestra di Chicago, una carica che prima non esisteva. Collaboro ininterrottamente da 54 anni con la Filarmonica di Vienna”.