La nuova crisi in Siria, in uno scenario già complicato dal conflitto tra Israele e Hamas, ha portato Usa, Francia, Germania e Gran Bretagna a chiedere una “de-escalation” in Siria e sollecitare, in una dichiarazione congiunta, la protezione dei civili e delle infrastrutture. La situazione è precipitata nei giorni scorsi quando i ribelli hanno conquistato […]
La nuova crisi in Siria, in uno scenario già complicato dal conflitto tra Israele e Hamas, ha portato Usa, Francia, Germania e Gran Bretagna a chiedere una “de-escalation” in Siria e sollecitare, in una dichiarazione congiunta, la protezione dei civili e delle infrastrutture. La situazione è precipitata nei giorni scorsi quando i ribelli hanno conquistato Aleppo. “L’attuale escalation non fa che sottolineare l’urgente necessità di una soluzione politica guidata dalla Siria al conflitto, in linea con la risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”, si legge nella dichiarazione rilasciata dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, che fa riferimento alla risoluzione ONU del 2015 che ha approvato un processo di pace in Siria. Il Segretario di Stato americano Anthony Blinken ha parlato con il suo omologo turco Hakan Fidan e “ha discusso della necessità di una de-escalation e della protezione delle vite e delle infrastrutture civili” in Siria, sullo sfondo degli attacchi dei ribelli a Idlib, Aleppo e Hama nel nord-ovest del paese. Secondo l’annuncio del Dipartimento di Stato, i due hanno anche discusso “degli sforzi umanitari in corso a Gaza e della necessità di porre fine alla guerra e garantire il rilascio di tutti gli ostaggi”.
“L’Iran e la Turchia hanno preoccupazioni comuni e nel frattempo divergenze sulla recente crisi siriana, per la quale avrò colloqui con le autorità turche oggi” lo ha detto il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, al suo arrivo a Istanbul. “Dovremmo parlare per raggiungere un’intesa comune sulle questioni regionali, al fine di riportare stabilità nella regione e impedire che la Siria o la regione diventino nuovamente un centro per i terroristi”, ha aggiunto. Istanbul è la seconda tappa del suo tour regionale, che lo ha già portato a Damasco ieri. Oggi incontrerà il presidente turco Recep Tayyip Erdogan per discutere dei recenti attacchi dei ribelli sostenuti dalla Turchia contro il governo siriano. “I gruppi dissidenti in Siria, che in precedenza avevano creato una guerra civile nel Paese, cercano di approfittare dell’attuale guerra israeliana in Libano e in Palestina, per rinnovare i loro movimenti – ha sottolineato Araghchi -. Ma è un errore di calcolo, perché il governo e l’esercito siriani, i gruppi di resistenza e l’Iran uniranno gli sforzi per affrontarli”
Intanto almeno 25 persone sono state uccise nel nord-ovest della Siria negli attacchi aerei effettuati ieri dal governo siriano e dalla Russia come riporta su X il servizio di soccorso gestito dall’opposizione siriana, noto come Caschi Bianchi. Le Forze democratiche siriane (Sdf), guidate dai curdi e sostenute dagli Stati Uniti, stanno cercando di evacuare i curdi in alcune zone di Aleppo verso aree sicure: lo ha reso noto oggi in un comunicato il capo delle Sdf, Mazloum Abdi. “Ci stiamo coordinando attivamente con tutte le parti interessate in Siria per garantire la sicurezza della nostra gente e facilitare il loro trasferimento sicuro… nelle nostre aree sicure nel nord-est del Paese”, si legge nella nota. Secondo alcune stime, circa 200.000 curdi siriani sono assediati dalle fazioni filo-turche che hanno preso il controllo della città di Tal Rifaat e dei villaggi vicini. Da parte sua, l’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede in Gran Bretagna, ha notato che le comunicazioni sono state interrotte nelle aree a maggioranza curda, sollevando il timore di possibili “massacri” di curdi.
Milizie sostenute dall’Iran sono entrate in Siria dall’Iraq durante la notte e si stanno dirigendo verso il nord del Paese per dare manforte alle forze dell’esercito di Bashar al-Assad che combattono contro i ribelli. “Si tratta di nuovi rinforzi inviati per aiutare i nostri compagni in prima linea nel nord”, ha dichiarato una fonte dell’esercito siriano ai media internazionali.