Il governo per affrontare il disagio di minori e giovani in periferia vuole “estendere il metodo Caivano. A un anno dal decreto che ha preso il nome del comune di Napoli e che ha rafforzato le misure di repressione nei confronti di ragazzi e ragazze (con la possibilità dei minorenni di finire in carcere e l’introduzione del daspo urbano per i 14enni), a rilanciare il tema è stata la commissione parlamentare per l’Infanzia e l’adolescenza con la diffusione della “indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori in Italia”. Il documento, approvato con le proteste e l’astensione delle opposizioni, è partito proprio dal caso Caivano e ha messo insieme una serie di dati e analisi su temi cruciali come il consumo di alcol e droghe, le condizioni di vita nelle periferie, la giustizia minorile e l’allocazione delle risorse destinate all’infanzia.

Consumo di alcol e sostanze stupefacenti– Il 69% degli adolescenti ha dichiarato di aver fatto uso di alcol nel corso del 2023. Le intossicazioni e il binge drinking riguardano rispettivamente il 13% e il 25% dei ragazzi al di sotto dei 18 anni. I dati fanno emergere anche una novità come le ragazze abusino di più dell’alcol. Mentre, infatti, in passato l’utilizzo di alcol è stato inquadrato come un comportamento tipicamente maschile, nel 2023 sono state soprattutto le ragazze ad aver consumato in eccesso bevande alcoliche. Nella fascia di età 11-17 anni il 16,5% ha consumato almeno una bevanda alcolica nell’anno, il 3,4% ha l’abitudine stabile al binge drinking e al consumo fuori i pasti, mentre il 13,1% lo beve occasionalmente.

Il 2023 vede inoltre la crescita del consumo di sostanze psicoattive tra i giovani tra i 15 e i 19 anni rispetto 2022, come è evidenziato nella relazione al Parlamento del Dipartimento politiche antidroga. Anche se non viene specificato di quanto è stato l’aumento. Quasi 960mila ragazzi, pari al 39% degli studenti, hanno però riferito di aver consumato una sostanza psicoattiva illegale almeno una volta nella vita e oltre 680mila, circa il 28%, nel corso dell’ultimo anno. La cannabis resta la sostanza più usata dai giovani , il 25% dei ragazzi ne ha fatto uso nel 2023, di cui sono il 17% (265mila) coloro che, in età compresa tra i 15 e i 17 anni, ne hanno riferito l’uso. I dati emersi nel documento tramite il ministero della Salute riportano che oltre 26omila studenti, di cui quest’anno 160mila, hanno assunto una tra le cosidette nuove sostanze psicoattive: tra quelle più usate ci sono i cannabinoidi sintetici, la ketamina, gli oppioidi sintetici, il fentanyl e l’amensia conosciuta anche come cocaina rosa. Inoltre dalle indagini svolte emerge che il consumo di droghe pesanti è aumentato dopo la pandemia, in particolare di ketamina e ectasy: quasi 72mila studenti dicono di averne consumato nel corso dell’ultimo anno e invece per 23mila studenti si è trattato di un uso continuo, almeno 10 volte negli ultimi 30 giorni. Infine circa 100mila studenti hanno assunto allucinogeni nella loro vita, quasi 49mila ne hanno fatto uso nel corso dell’ultimo anno. Inoltre, è emerso che il numero di minorenni denunciati per reati droga correlati è in aumento del 10%, rispetto al 2022.

Internet, cybersesso e gioco d’azzardo– Dall’indagine emerge una dipendenza elevate ai social network, al cybersesso e giochi non solo quelli online ma anche d’azzardo. I dati della sorveglianza HBSC del 2022, realizzata dall’ISS in collaborazione con le Regioni , il Ministero della Salute, il Ministero dell’Istruzione e le Università di Torino, Padova e Siena, fanno emerge che su un campione di 89mila studenti tra gli 11 e i 17 anni che il 34,7%, suddiviso in 47,2% ragazzi e 21,5% ragazze, ha dichiarato di aver scommesso o giocato del denaro almeno una volta nella vita.

Bullismo e sport– Le audizioni hanno fatto emergere che il tema del bullismo è più frequente tra la fascia 11-13 anni. Gli 11enni vittime di bullismo sono il 18,9 % dei ragazzi e il 19,8% delle ragazze, nella fascia di età di 13 anni sono il 14,6% dei maschi e il 17,3% delle femmine. Mentre tra gli adolescenti, 15 anni, il 9,9% dei ragazzi e il 9,2% delle ragazze subisce bullismo. Inoltre spicca come chi vive episodi di violenza familiare è più propenso a esercitare forme attive di bullismo nei confronti dei compagni o essere a propria volta vittima di atti bullismo. Sul cyberbullismo gli 11enni vittime sono il 17.2% dei maschi e il 21,1% delle femmine, i 13enni coinvolti sono il 12,9% dei ragazzi e il 18,4% delle ragazze, invece gli adolescenti di 15 anni sono il 9,2% dei maschi e l’11,4% delle femmine. Sul versante sport emerge che un bambino su cinque, di età compresa tra 6 e 10 anni, non pratica nessuna attività sportiva. Nel 30% dei casi risulta dovuto a ragioni economiche.

Disagio esistenziale– In numerose relazioni dei servizi sociali, riportate negli atti, emerge che i più giovani crescono in una sorta di “deserto etico”, privo di riferimenti morali ed emotivi. I ragazzi emerge che sono preda del disagio esistenziale che si traduce in un rifiuto della scuola, conflitti con gli adulti, problemi relazionali e disturbi dell’umore. Inoltre, nei contesti di periferie disagiate, provoca una situazione di linguaggio ridotto a frasi semplici, senza l’uso del verbo o usando solo il verbo al presente, che riflette la difficoltà a vedere un futuro. Questo prova sempre a più giovani ansia, depressione e disturbi del comportamento. I dati fanno emergere che l’8% dei ragazzi presenta disturbi neuropsichiatrici. Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, si attesta tra l’1 e il 3%; il disturbo della condotta tra il 2 e il 3%. Inoltre il rischio patologico aumenta nel corso dello sviluppo neuro-cognitivo: da circa il 10% in età della scuola primaria, si passa a oltre il 13% nella preadolescenza e a oltre il 16% in adolescenza.

Violenza e reati– Circa il 40% degli studenti minorenni nel 2023 ha partecipato a risse, il 14% ha preso parte a episodi di violenza collettiva, di cui il 7,6% dopo aver bevuto o usato sostanze. Il 6% ha deturpato intenzionalmente beni pubblici o privati, di cui il 4,2% dopo aver bevuto o usato sostanze. Mentre l’8,1% ha avuto problemi con le forze dell’ordine. Tra il 2010 e il 2022 sono aumentate del 15% le segnalazioni di reati commessi da minorenni. Nel 2022 inoltre risulta dall’indagine che per la prima volta il numero di segnalazioni di minori stranieri supera il numero di quelle relative a minori italiani. Il report evidenzia anche che l’8,1% di studenti ha avuto problemi con le forze dell’ordine o il 6,5% si è reso protagonista di gravi aggressioni fisiche. Inoltre il 10% circa ha assistito a una scena di violenza filmata da altri con il cellulare, mentre il 2% ha riferito di averla filmata direttamente.

Boom minorenni e giovani adulti nei carceri– I trend segnalano tramite il report che dopo la pandemia si è potuto osservare una crescita di detenuti minorenni e giovani adulti nei 17 Istituti Penali per i Minorenni. Al 15 giugno si registrava negli IPM complessivamente 555 presenza, di cui 209 giovani adulti e 346 minorenni di cui 171 italiani e 175 stranieri, per lo più tunisini, egiziani e marocchini. I reati di cui si macchiano in maniera sempre più crescenti sono quelli connotati dalla violenza: rapine, lesioni dolose, risse e percosse. Reati come i furti risultano in diminuzione, mentre cresce il reato di resistenza a pubblico ufficiale. Rimangono stabili i reati inerenti agli stupefacenti e anche le segnalazioni relative ai delitti informatici commessi da minorenni. Emerge inoltre dai dati che una buona percentuale dei ragazzi coinvolti proviene da quartieri periferici e da famiglie svantaggiate, in cui la povertà economica ed educativa sono evidenti.

Un altro fenomeno che si può osservare da dopo la pandemia è quella dei reati commessi in forma aggregata. Bande composte principalmente da gruppi con meno di dieci individui e di età fra i 15 e i 17 anni. Si evidenzia che esistono quattro tipi di gang giovanili: quelle prive di una struttura definita, prevalentemente dedite ad attività violente o devianti; gang che si ispirano o hanno legali con organizzazioni criminali italiane; quelle legate a organizzazioni criminali o gang stranieri; gruppi con una struttura definita ma senza nessun legame. La composizione è principalmente maschile, il fenomeno delle gang femminili risulta emergere principalmente a reati violenti, vandalismo e bullismo. I reati commessi dalle gang colpiscono principalmente coetanei ed è presente un forte ricorso ai social network per dare una connotazione ben precisa al gruppo.

Il report affronta diverse problematiche sociali, proponendo alcune soluzioni . Tra le proposte figurano: un maggiore sostegno ai neogenitori per promuovere stili di vita corretti, la stabilizzazione della figura dello psicologo scolastico e lo sviluppo di progetti educativi tra pari, nei quali i giovani incoraggiano buone pratiche tra coetanei. Inoltre, si evidenzia l’importanza di formare educatori e allenatori, figure chiave nella crescita dei minori. Sul tema del carcere minorile, il report propone di incentivare la giustizia riparativa per i reati commessi dai minori, al fine di colmare il vuoto di empatia tra autore e vittima e di ridurre il ricorso al carcere. Tra le misure indicate figurano l’assunzione di pedagogisti, assistenti sociali e mediatori culturali da impiegare negli istituti penitenziari minorili e nei programmi di reinserimento, nonché l’apertura di nuove comunità di accoglienza come alternativa alla detenzione. Si suggerisce inoltre una razionalizzazione della spesa socioassistenziale per i minori e un maggiore impegno di risorse, pubbliche e private.

Secondo la presidente della commissione e deputata di Noi Moderati Michela Vittoria Brambilla è necessario un intervento sempre più precoce: “Gli specialisti auditi nel corso dell’indagine”, ha dichiarato durante la presentazione, “insistono sulla necessità di intervenire in una fase precedente dello sviluppo, quella preadolescenziale, già dai nove anni, di ‘formare i formatori: genitori, insegnanti, allenatori, insomma tutte le figure che per il bambino o ragazzo rappresentano a vario titolo un punto di riferimento”.

Per le periferie, la maggioranza propone di estendere il “modello Caivano”, un approccio che, secondo il sottosegretario Alfredo Mantovano, mira a rafforzare nei giovani la resistenza alle dipendenze e a offrire prospettive di speranza concrete. Il sottosegretario Mantovano ha dichiarato: “A Caivano stiamo sperimentando un metodo che potrà essere applicato ad altre zone di degrado. Un metodo che porta a rafforzare nei giovani gli anticorpi contro le dipendenze e che prospetta elementi di speranza. Non una speranza astratta e distante, ma una speranza concreta calata nella vita quotidiana”

Tuttavia, il modello Caivano è stato oggetto di forti critiche. Il Movimento 5 Stelle lo definisce un modello mai realmente esistito: “I 40 milioni di euro che erano stati stanziati per la lotta alla dispersione scolastica, nella Legge di Bilancio sono stati tagliati a poco più di 10. Come sempre dietro la propaganda ci sono le manovre fatte nell’ombra che mostrano disinteresse per le questioni che riguardano la povera gente, arroganza e menefreghismo. Dal presunto modello Caivano, mai realmente esistito, si passa a Caivano simbolo degli innumerevoli tagli del governo Meloni. Più che di modello è il caso di parlare di tradimento verso Caivano e le sue famiglie“.

Anche il Partito democratico ha espresso riserve sul modello Caivano, sottolineando che il modello espresso dal governo è quello basato su misure punitive, come l’aumento delle pene, senza investire in politiche educative, sociali e lavorative. Devis Dori, avvocato e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, aveva definito “una vera abnormità” tutti i minorenni e giovani adolescenti detenuti nei carceri a seguito del decreto Caivano che riflettono i dati dello stesso report della commissione.

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