Forza Italia ha ritirato l’emendamento al decreto Ambiente che consentiva l’ingresso di capitali privati nelle società in house che gestiscono le risorse idriche. Dopo una lunga discussione in Commissione Ambiente del Senato, dove la proposta di modifica a prima firma Adriano Paroli è stata per due volte accantonata nonostante avesse ricevuto il parere favorevole del governo, alla fine i relatori hanno deciso di rinunciare al braccio di ferro per accelerare il voto sul decreto che è atteso per venerdì nell’Aula della Camera. Ma non finisce qui, ha avvertito il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani: “Previo approfondimento tecnico con il ministro dell’Ambiente Pichetto lo ripresenteremo nella legge finanziaria”.

Nicola Irto, capogruppo del Pd nella commissione Ambiente, prima del ritiro aveva gridato al “colpo di mano” perché “l’accesso all’acqua è un diritto e la gestione pubblica non può essere messa in discussione”. Nettamente contrari anche Alleanza verdi e sinistra e M5s. “È la totale e definitiva sconfessione del referendum sull’acqua pubblica, uno dei pochissimi referendum degli ultimi 30 anni che in questo Paese ha visto una larghissima mobilitazione popolare e l’ampio superamento del quorum”, aveva detto il capogruppo di Avs al Senato Peppe De Cristofaro. “Si cerca in maniera surrettizia, quindi senza nemmeno il coraggio politico di fare un provvedimento ad hoc, ma rifugiandosi dietro un banale emendamento, di fare una cosa davvero clamorosa che dimostrerebbe ancora una volta quello che Avs dice da sempre e cioè che non c’è nulla di sociale nelle politiche della destra, è una destra totalmente liberista perché questo è il più liberista dei provvedimenti che si possa fare”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

M5s, Conte invita al voto e risponde a Grillo (senza citarlo): “Da tempo si è messo ai margini, si dimostra disinformato”

next
Articolo Successivo

Migranti rimpatriati anche in Paesi “non sicuri”, ma il governo si lamenta: “Pochi per colpa dei giudici”. Ecco i dati, che dicono altro

next