La Corte Costituzionale della Georgia ha respinto il ricorso contro il risultato delle elezioni del 26 ottobre scorso, che avevano segnato una vittoria del partito di governo Sogno Georgiano con il 56% dei suffragi. La decision, che è definitiva e non può essere impugnata o rivista, ha nuovamente scatenato le proteste degli europeisti che sono scesi in piazza questa sera e sono stati respinti dalla polizia con l’uso di lacrimogeni e cannoni ad acqua.

Il ricorso era stato presentato dalla presidente della Repubblica Salome Zurabishvili e da 30 politici dei partiti dell’opposizione europeista, guidata dalla stessa Zurabishvili. Riprendendo le denunce di brogli lanciate dai quattro partiti usciti perdenti dallo scrutinio, la presidente aveva presentato ricorso il 19 novembre, denunciando la violazione dei principi costituzionali di segretezza del voto e di suffragio universale.

Con una maggioranza di sette giudici su nove del collegio, la Consulta georgiana però ha ritenuto infondate le accuse dell’opposizione e mantenuto valido il risultato dello scrutinio. È così certificata la vittoria del partito fondato dal magnate Bidzina Ivanishvili, e ora guidato dall’attuale premier rieletto Irakli Kobakhidze. I ricorsi dei parlamentari e quello del capo dello Stato georgiano erano inizialmente separati, ma sono stati unificati dalla Consulta.

Il principale fronte di scontro tra le due fazioni politiche è la politica estera delle alleanze: l’opposizione europeista vuole portare il Paese nell’Unione europea e allontanarlo dall’area di influenza russa, il partito al potere invece, accusato di essere filo-Putin, rifiuta l’affiliazione occidentale e sostiene di voler mantenere una posizione neutrale tra Mosca e il blocco dei Paesi Nato.

Contro il risultato elettorale l’opposizione protesta in piazza da cinque giorni consecutivi, davanti al Parlamento della capitale Tblisi, dove ancora lunedì si sono verificati scontri con la polizia, che ha usato cariche e idranti per disperdere i manifestanti che nelle notti precedenti avevano visto l’erezione di barricate e il lancio di razzi contro il palazzo del Parlamento, provocando anche un piccolo incendio.

Il premier Kobakhidze ha confermato l’intenzione di tenere le elezioni per nominare il successore di Zourabichvili alla presidenza della Repubblica, mandato che scade ogni 5 anni e che l’attuale presidente ha ricevuto il 16 dicembre del 2018, eletta con una maggioranza di quasi il 60% dei consensi. Per l’esecutivo, le elezioni dovranno tenersi il 14 dicembre e l’insediamento del nuovo presidente il 29 dicembre. Sull’onda delle proteste, Zourabichvili ha dichiarato che non lascerà la sua carica. “Non c’è un Parlamento legittimo e quindi un Parlamento illegittimo non può eleggere un nuovo Presidente”, ha detto Zourabishvili, che accusa Sogno georgiano di voler trasformare il Paese “sempre più rapidamente in un modello quasi russo”.

Martedì il segretario della Nato Mark Rutte ha affermato che gli Alleati “esortano” il governo georgiano a mantenere il Paese su un percorso “pro europeo” e “atlantico”, durante la conferenza stampa dopo il vertice dei ministri degli Esteri a Bruxelles.

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