Diritti

Giornata delle persone con disabilità, “cambiano i governi, ma le condizioni per noi restano le stesse”: le voci di chi subisce ostacoli e pregiudizi

Il 3 dicembre è la Giornata internazionale delle persone con disabilità. La disabilità è una condizione che può colpire chiunque, a qualsiasi età e ovunque nel mondo. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità circa il 15% della popolazione globale vive con una qualche forma di disabilità e questo numero è in aumento a causa […]

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Il 3 dicembre è la Giornata internazionale delle persone con disabilità. La disabilità è una condizione che può colpire chiunque, a qualsiasi età e ovunque nel mondo. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità circa il 15% della popolazione globale vive con una qualche forma di disabilità e questo numero è in aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione e delle malattie croniche. Le persone con disabilità hanno spesso difficoltà, tra le varie cose, ad accedere ai servizi sanitari e sociali, ad avere un progetto di Vita indipendente, trovano ostacoli per andare ad un concerto o a teatro o vedere una partita di calcio allo stadio, affrontano gravi disagi nel viaggiare in aereo o in treno, spesso non possono fare attività sportive e sono esclusi di fatto dagli stabilimenti balneari inaccessibili. Inoltre, sono spesso vittime di discriminazione, segregazione, stigma e violenza in particolare le donne con disabilità. La loro vita è una lotta continua contro burocrazia e pregiudizi. In questa giornata importante per la sensibilizzazione, parlano a ilfattoquotidiano.it esperti, attivisti e caregiver familiari per evidenziare le principali criticità ancora presenti in Italia e i motivi di mobilitazione per migliorare la qualità di vita.

“Il problema principale che ho affrontato sono le barriere culturali e i pregiudizi” – È attenta al tema della disabilità poiché la vive su livelli distinti, “una combo di disabilità multipla” come la definisce lei, in qualità di persona autistica e albina ipovedente. Si chiama Beatrice Tassone, 20 enne autrice di “Essere Bea” un fumetto autobiografico in stile manga che parla della sua vita e della sua passione per il Giappone. Attualmente lavora come cameriera a PizzAut Monza. “In quest’ultimo anno sto portando avanti la lotta per i diritti delle persone con disabilità, combattendo contro discriminazione e disinformazione”, spiega a ilfattoquotidiano.it. “Ogni giorno le persone con disabilità affrontano tante difficoltà. È a causa del menefreghismo e dell’ignoranza di tanti che fanno vivere male e non consentono alle persone con disabilità di vivere in modo autosufficiente e di raggiungere l’indipendenza”. Beatrice vuole diventare attivista. “Le persone disabili possono lavorare, studiare e vivere come le altre, devono solo essere messe nelle adeguate condizioni per farlo”. Beatrice ha intenzione di moltiplicare incontri-dibattiti a cui intervenire perché “bisogna informare correttamente il più possibile. Il primo passo per abbattere gli stereotipi è l’informazione e la consapevolezza”.

“Le persone con disabilità siano gli artefici del cambiamento” – È appassionata di disability studies, un campo che analizza la disabilità come fenomeno sociale e politico anziché come questione medica. Ilaria Crippi è autrice del libro “Lo spazio non è neutro”, dove ha analizzato il concetto di abilismo. “Non necessariamente mi piace essere attivista, a volte farei volentieri altro, ma se vivi in carrozzina in un mondo inaccessibile e abilista devi fare attivismo anche per guadagnarti il diritto a prenderti un caffè, salire su un treno o trovare un appartamento accessibile”, denuncia. “Hai due scelte: o rinunci a parecchie esperienze di vita o lotti per ottenerle, e a me rinunciare non è mai piaciuto tanto”. Ha iniziato a lottare a partire da esigenze personali, come fanno in molti, poi “ho scoperto che non sono sola, che esistono movimenti di persone disabili che provano a cambiare le cose su un livello più sistemico”. Il tema principale del suo testo è l’accessibilità ma tratta anche degli equilibri di potere insiti nelle relazioni di aiuto e assistenza personale e le conseguenze psicologiche ed emotive delle barriere. “Il 3 dicembre? Queste ricorrenze possono essere passerelle per politici, pubblicità per enti non profit o occasioni per dare voce a chi non ce l’ha: io preferisco l’ultima opzione”. Per Ilaria il 3 dicembre “non è una festa”. “Io vorrei”, aggiunge, “un 3 dicembre dove le persone con disabilità rivendicano diritti negati troppo a lungo”. “Se la Giornata della disabilità è nata per favorire anche la consapevolezza, potremmo iniziare a farlo con un esperimento concreto”, propone Crippi. “Per questa settimana, chiunque non sia una persona disabile provi a non guardare film che non abbiano sottotitoli, a non attraversare una strada se non c’è il semaforo col segnalatore acustico, a non oltrepassare mai un gradino. Probabilmente”, conclude, “alcuni-e di voi non uscirebbero di casa”.

“Le istituzioni parlano di inclusione, ma nella realtà questo non c’è” – La disabilità è una condizione nella quale ognuno può trovarsi. È quello che è successo, ad esempio, allo psicologo Gianfranco Falcone che è diventato tetraplegico da adulto. Un giorno si è ammalato ed è andato in coma. Gli hanno diagnosticato la Guillaime Barrè, malattia autoimmune, passando tre anni in ospedale. “Ho attraversato la notte” racconta. “Sempre affamato di vita, tra una cura e l’altra e un ricovero e l’altro mi sono laureato, prima in Scienze e Tecniche Psicologiche poi con la Magistrale di Psicologia. Adesso sono in carrozzina. “Il 3 dicembre è come il giorno di Natale”, continua, “e nessuno crede più alle renne e al Bambin Gesù. Poi i bambini buoni ricevono regali ma chi sa perché ai freaks di tutto il mondo arriva solo carbone. Le istituzioni parlano di inclusione, ma nella realtà questo non c’è”, denuncia. “Ci sono leggi a sostegno delle persone con disabilità anche in Italia ma in tanti casi non vengono applicate come quella sui Piani per l’abbattimento delle barriere architettoniche (Peba) o beneficiano di risorse insufficienti come quella sul Dopo di noi”. La verità è che “cambiano i governi ma la condizione delle persone con disabilità resta la stessa”. Falcone vive a Milano e collabora come consulente scientifico con la compagnia di danza NoGravity per i progetti artistici sulla disabilità. Il suo ultimo lavoro fotografico è “Disability Glam, la disabilità svelata”, nato dal desiderio di sperimentare più linguaggi, mettendo a nudo le diversità e corpi non conformi. Pubblicato prima su L’Espresso, nel blog Viaggi in carrozzina, è continuato su Mentinfuga. “La disabilità è fatta di bellezza, non solo di limiti”, dichiara Falcone che collabora con Left e il Manifesto. E’ convinto che servano nuove leggi per migliorare la qualità di vita, ma che sia anche importante applicare quelle esistenti. “Si tratta di decidere se i documenti fondanti la nostra convivenza civile debbano rimanere lettera morta”, afferma. “Nel frattempo è necessario che noi persone con disabilità portiamo i nostri corpi in tutti quei luoghi pubblici per affermare che ‘Noi ci siamo’”.

Caregiver familiare: “Per le istituzioni il 3 dicembre non sia un momento per lavarsi la coscienza”Maurizio Attanasi lotta per vedere riconosciuti i diritti dei più fragili. Padre di un ragazzo non autosufficiente, Attanasi è membro della Consulta cittadina per la mobilità attiva e l’accessibilità del Comune di Milano e fa parte di Genitori Tosti in Tutti i Posti aps.. “Sono pochissimi i Comuni italiani, ad esempio in Lombardia meno del 10%, che hanno adottato i Peba, obbligatori per legge dagli anni ’80”, dice Attanasi. Ha contribuito a far nascere a Cologno Monzese (Mi), dove abita con la sua famiglia, PuntoInclusione, un appuntamento mensile che vuole fare rete nel mondo della disabilità. È tra i fondatori del Comitato ColognoZeroBarriere. “Oggi c’è poco da festeggiare quando si vedono continui tagli ai diritti e alle misure economiche per le disabilità gravi e gravissime. Per le istituzioni non sia però un momento per lavarsi la coscienza. Speriamo”, aggiunge il 50enne laureato in Scienze Politiche alla Statale di Milano e caregiver familiare, “che nel 2025 si arrivi ad una decente e doverosa legge sui caregiver familiari di cui in Italia c’è assoluta necessità”.