Il Movimento è morto, tuona oggi Beppe Grillo in diretta, ribadendo la volontà di serrare con forza le dita della mano nella quale serba, a suo dire, i valori fondamentali della sua creatura stellata. Il tutto condito da irriverenti epiteti rivolti a Giuseppe Conte chiamato ‘il mago di Oz’.

Quale lettura possiamo dare dello scontro tra il fondatore e l’ex presidente del Consiglio?

Confesso che all’incipit dell’articolo di Recalcati che, qualche giorno fa su Repubblica, si cimentava in una lettura psicoanalitica della questione ho temuto il peggio. Ricordiamo tutti il precedente tentativo: la vigorosa lettura dell’avvento del renzismo come l’epopea del Telemaco rottamatore, portatore del nuovo e capace di fare piazza pulita dei padri ingombranti che non ne capivano il valore. E tutti sappiamo come è andata finire. Come dire, ci è bastata quella lectio e il silenzio tombale dopo il tonfo nella notte del 4 dicembre per dire ‘grazie, a posto così, come avessimo accettato’. Non fosse altro che per una questione di scaramanzia…

Il movimento 5 stelle si è rivelato essere una componente necessaria nel campo del centro sinistra. Un presenza oggi adulta, cresciuta all’ombra di un padre che pare non capacitarsi di come la sua creatura oggi si cimenti con alleanze e strategie locali per governare paesi e regioni. Un partito capace di sporcarsi le mani, di rispondere alle esigenze di quell’elettorato della sinistra che non associa più da tempo il Pd a quelle che sono state le sue battaglie storiche: i diritti dei lavoratori, la pace, la salvaguardia dell’ambiente.

Grillo sostiene che il movimento è morto. Forse sì. E’ morto il movimento che si illudeva di poter fare a meno degli schizzi di fango delle alleanze, dei compromessi e degli accomodamenti. Sì, quel partito è morto. Fortunatamente. Le idee autoreferenti sono destinate a scivolare in una bolla illusoria, una realtà artefatta e senza ossigeno, una Leopolda a 5 stelle.

Bruce Springsteen nel corso dello spettacolo ‘Springsteen on Brodway’, ricordando la sua infanzia e la genesi di alcune sue canzoni nate dal cattivo rapporto col padre, spiega la natura del genitore fantasma, figura che continua ad incombere nel percorso del soggetto, dopo che egli ha messo in atto manovre di distacco. Il genitore deve essere un antenato, non uno spettro, chiosa il cantante in cauda al concerto. Uno spettro, cioè qualcuno che non agevola, ma frena. Che non incoraggia, ma incombe. Che non riconosce, ma disereda.

A lui va attributo l’indubbio merito di aver creato ex novo un movimento che nasceva dall’intolleranza ad un sistema politico chiuso, impermeabile ai rumori della società. Un movimento affacciato sul mondo. Ma oggi, dopo questo video, appare lontano dall’idea di farsi da parte, di lasciarsi docilmente abbattere accettando di passare nell’ultima fila del branco. Caratteristiche che sono del buon padre e parimenti del fondatore interessato a favorire la successione.

Non stupisce la reazione avversa dei cosiddetti partiti tradizionali che si situano nel campo opposto a quello ove il movimento 5 stelle ha scelto di piantare le radici. No, non parlo dei vari Renzi e Calenda, referenti di partiti che sul fondatore si reggono e che, auspicabilmente e probabilmente, non vedranno più l’emiciclo romano alla prossima tornata elettorale, a meno di un tardivo accasamento con altre formazioni. Parlo della destra. Le critiche che vengono dal mondo storicamente conservatore nascondono una atavica nostalgia del padre-padrone, proprie di chi il parricidio non lo vuole o non riesce a portarlo sino in fondo. Si pensi a gran parte della destra governativa, di certo immersa nella logica democratica, ma ancora sostenuta da un elettorato gonfio di nostalgie del passato tradite ogni tanto da qualche saluto romano di troppo o da qualche sfilata nostalgica. Oppure si pensi agli eredi del Berlusconismo, talmente incapaci di pensarsi orbati del fondatore da essere costretti a stampigliarne bene il nome e la foto sui cartelloni delle recenti elezioni europee, poiché il loro elettorato, privo di quel nome, andrebbe incontro ad una pericolosa dispersione.

Il movimento 5 stelle ha perso l’innocenza, e con essa la venerazione verso il padre. Tutto ciò che prende vita, prima o poi, dal genitore si allontana. ‘Non ti riconosco più’ è la frase che il genitore dice al figlio tornato dopo l’Erasmus, con idee ed opinioni diverse dalle sue. E’ la paternità bellezza, e tu non puoi farci niente.

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