“Il cammino in cui siamo trascinati è quello dell’occupazione, dell’annessione e della pulizia etnica della Striscia di Gaza”. Hanno provocato reazioni e accese polemiche in Israele le dichiarazioni di sabato scorso a Democracy Tv dell’ex ministro della Difesa ed ex capo di stato maggiore Moshe Ya’alon, secondo cui il Paese ha portato avanti una “pulizia […]
“Il cammino in cui siamo trascinati è quello dell’occupazione, dell’annessione e della pulizia etnica della Striscia di Gaza”. Hanno provocato reazioni e accese polemiche in Israele le dichiarazioni di sabato scorso a Democracy Tv dell’ex ministro della Difesa ed ex capo di stato maggiore Moshe Ya’alon, secondo cui il Paese ha portato avanti una “pulizia etnica” nel nord della Striscia di Gaza, respingendo inoltre la definizione dell’l’Idf come “esercito più morale del mondo” a causa “dell’interferenza dei politici, che stanno corrompendo l’esercito”. Yaalon, intervistato da Channel 12 due giorni fa, ha detto che non si scuserà per i suoi commenti e anzi ha rincarato: “La mia valutazione di pulizia etnica è accurata, dato che i ministri del governo parlano di come la Striscia sarà ripulita dagli arabi“.
Il Likud è insorto contro l’ex generale accusandolo di aver perso da tempo la bussola, e affermando che le sue parole sono “un regalo alla Corte penale internazionale dell’Aja e agli anti-israeliani”. Il leader del partito di centro Unità nazionale Benny Gantz, ha dichiarato che “non c’è pulizia etnica e che l’Idf sta combattendo contro i terroristi a Gaza e continuerà a farlo”. L’Idf da canto suo ha risposto a Yaalon che “l’esercito agisce in conformità con il diritto internazionale, e sposta la popolazione temporaneamente e per necessità operativa, al fine di proteggerla. Rifiutiamo le gravi accuse di pulizia etnica nella Striscia di Gaza, che danneggiano l’Idf e i suoi soldati”.
Quando Channel 12 ha chiesto a Ya’alon se si rendesse conto che l’uso dell’espressione “pulizia etnica” porterà le persone ad associare l’Idf a “ciò che accadde in Germania negli anni ’30”, l’ex capo di stato maggiore ha ribattuto: “Non accuso l’Idf di pulizia etnica, ma i politici, in particolare quelli all’estrema destra della coalizione”. In un’intervista a Ynet, il leader del partito arabo israleliano Raam, Mansour Abbas, ha detto che “non si può ignorare la questione. Le immagini, la distruzione e decine di migliaia di morti richiedono una soluzione politica”.
Intanto arriva un passo avanti nella costruzione di quello che sarà il dopoguerra nella Striscia di Gaza. Alcune fonti hanno riferito all’Afp che il movimento islamico palestinese Hamas e Fatah, il partito del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas, hanno concordato di formare un comitato responsabile dell’amministrazione della Striscia di Gaza dopo la guerra, ha appreso l’Afp dai negoziatori di entrambe le parti.
Dopo i colloqui al Cairo sotto l’egida delle autorità egiziane, i due gruppi palestinesi hanno approvato un progetto di accordo che dovrà essere convalidato da un decreto presidenziale di Abbas, secondo un membro della squadra negoziale di Hamas e un altro di Fatah. Secondo il testo del progetto visionato dall’Afp il comitato, composto da dieci a quindici personalità non affiliate all’uno o all’altro movimento, avrebbe autorità su tutte le questioni relative agli aiuti umanitari, all’istruzione, alla sanità, all’economia e alla ricostruzione.