“Una sentenza sbagliata. Ricorreremo in appello”. La decisione di un tribunale del Delaware su Elon Musk apre un nuovo fronte di attrito tra il futuro establishment dell’amministrazione Trump e il sistema giudiziario degli Stati Uniti. Lunedì per la seconda volta in un anno un giudice ha bocciato la decisione degli azionisti di Telsa di assegnare […]
“Una sentenza sbagliata. Ricorreremo in appello”. La decisione di un tribunale del Delaware su Elon Musk apre un nuovo fronte di attrito tra il futuro establishment dell’amministrazione Trump e il sistema giudiziario degli Stati Uniti.
Lunedì per la seconda volta in un anno un giudice ha bocciato la decisione degli azionisti di Telsa di assegnare a Musk, in quanto amministratore delegato della società, un bonus record da 55,8 miliardi di dollari (53,2 milioni di euro). Il fondatore dell’azienda di auto elettriche ha commentato con un post irritato su X, piattaforma social di sua proprietà: “Dovrebbero essere gli azionisti a controllare il voto delle società, non i giudici”.
La corte del Delaware, però, ha risposto a una causa intentata da un azionista di minoranza dell’azienda, Richard Tornetta. La giudice Kathaleen McCormick aveva già bloccato il bonus a gennaio di quest’anno riconoscendo la mancanza di trasparenza nella decisione di attribuzione del bonus miliardario, e che il patron di Tesla aveva esercitato una eccessiva pressione “dietro le quinte” sugli azionisti al momento di prendere la decisione sui bonus, nel 2018.
In quell’anno infatti il board degli azionisti ratificarono una compensazione insolita per l’amministratore delegato di Tesla: Musk aveva rinunciato a ricevere uno stipendio in denaro e aveva voluto delle stock option in cambio del raggiungimento di traguardi legati al valore di mercato, che però visto il boom dell’azienda sono lievitati fino a 300 milioni di azioni. Una compensazione miliardaria, che Musk finora non ha mai esercitato, ma che è bastata a Tornetta, e altri manager, per portarlo in tribunale per aver “ingannato gli investitori”, vincendo la causa e ottenendo una prima volta a gennaio 2024 l’annullamento del bonus, che ormai varrebbe 100 miliardi di dollari. Oltre a definire la somma “insondabile” giudice McCormick aveva stabilito che il processo decisionale era stato ingiusto perché Musk aveva esercitato un controllo indebito sul consiglio di amministrazione.
Poi però a giugno il consiglio di amministrazione di Tesla, su proposta di Musk, ha confermato di nuovo la sua decisione sul bonus per il Ceo con il 72% dei voti favorevoli. Fino al nuovo stop imposto dal tribunale, lunedì.
La sentenza di 103 pagine della Corte di Cancelleria del Delaware assegna anche ai querelanti 345 milioni di dollari di rimborsi per parcelle degli avvocati che rappresentano Tornetta. Potranno scegliere se riceverli “in denaro o in azioni Tesla”. Loro avevano chiesto 5,6 miliardi di dollari, chiedendo il 10% del beneficio spettante al ceo (56 miliardi di dollari) in base alle tabelle delle provvigioni legali. Compensazione ritenuta “audace” ed “eccessiva” dalla giudice.
Secondo la sentenza, che dà ragione ai querelanti, gli azionisti sono stati tenuti all’oscuro del fatto che Musk avesse contribuito a stabilire l’ammontare del bonus da erogare nei suoi confronti, quindi al momento di votare in assemblea non hanno potuto ponderare correttamente la decisione.
Ora Tesla può ancora presentare ricorso: in ogni caso Musk rimane la persona più ricca del mondo, anche se dopo la decisione il titolo tesla ha perso quasi il 2%, scendendo a circa 349 dollari. All’inizio dell’anno, tuttavia, quando il tribunale del Delaware ha preso la prima decisione sui 56 miliardi, le azioni dell’azienda di auto elettriche non superavano i 200 dollari. Il titolo è stato spinto in alto, fin quasi a raddoppiare il valore e superare i 1100 miliardi di capitalizzazione, grazie alla discesa in campo di Musk a fianco del neo eletto presidente Donald Trump, che per gli investitori apre grandi prospettive di sviluppo per Tesla grazie alle nuove leggi dell’amministrazione Trump che si suppone saranno “amiche”. Per esempio sul servizio dei robotaxi, su cui la società ha investito negli ultimi anni.