Lavorare perché un’opera ingegneristica di riconosciuta rilevanza come il ponte di San Michele entri a far parte della lista Unesco dei patrimoni dell’umanità, dopo aver impegnato ingenti risorse perché possa continuare ad essere utilizzata. Oppure sacrificarla per far posto, lì accanto, a una nuova infrastruttura da 350 milioni di euro su cui potranno transitare autoveicoli e vagoni ferroviari. E rinunciare alla candidatura Unesco. La Regione Lombardia, con il beneplacito del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, ha scelto la seconda opzione. Ma i cittadini non ci stanno. Anche perché insieme al nuovo ponte arriveranno migliaia di Tir e molti più veicoli, con relativo inquinamento.
Il ponte in questione è quello ad arco di ferro, a traffico misto ferroviario-stradale, che collega i paesi di Paderno d’Adda nel lecchese e Calusco d’Adda nel bergamasco, attraversando per 266 metri una gola del fiume Adda. Realizzato tra il 1887 e il 1889 su progetto dell’ingegnere Jules Rothlisberger, è stato chiuso a settembre 2018 per consentire le operazioni di manutenzione straordinaria e riaperto a novembre 2019, con un impegno di 21,6 milioni di euro, di cui 1,6 milioni finanziati dalla Regione. È riconosciuto come un capolavoro ingegneristico, con le oltre 2500 tonnellate della struttura a maglie triangolari degli archi, dei piloni e dei due livelli percorribili, ed è uno dei simboli dell’archeologia industriale italiana. Al punto che nel 2017 le amministrazioni comunali di Calusco d’Adda e di Paderno d’Adda hanno sottoscritto l’avvio del riconoscimento Unesco. Contando anche sulla sua localizzazione all’interno del Parco Naturale Regionale dell’Adda Nord e dell’EcoMuseo Adda di Leonardo da Vinci. Fatica inutile.
La Regione ha deciso che serve un nuovo ponte. Archiviata l’idea iniziale di farne addirittura due ponti separati, uno viario e uno ferroviario, a sud del San Michele, il 10 luglio Rete ferroviaria italiana ha presentato una proposta che prevede un unico viadotto di circa 200 metri. Con sopra il piano stradale a due corsie, sotto quello ferroviario a due binari. A circa 30 metri dal San Michele. Spostarsi più a sud, come inizialmente si era pensato, non sarebbe possibile dal momento che le sponde della valle dell’Adda, sulla base degli studi geologici condotti da Rfi, sarebbero interessate da un “evento franoso in atto”, esteso per circa 1 chilometro ed una profondità di una ventina di metri. Non esistono ancora certezze sulla realizzazione. Manca l’autorizzazione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, che già a febbraio ha espresso le sue contrarietà al progetto. Ma intanto Regione e Rfi hanno proceduto, per quanto possibile.
“Finalmente si parte con la fase di progettazione per il nuovo attraversamento sull’Adda, un’opera necessaria e strategica per garantire la mobilità tra le due sponde e il collegamento tra province, così da non isolare nuovamente le comunità”, ha dichiarato lo scorso 24 luglio l’assessore regionale alle Infrastrutture e Opere pubbliche, la leghista Claudia Terzi, nell’incontro con Rfi, gli enti locali e il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Salvini in videocollegamento. Investimento previsto, “350 milioni di euro riferiti alle sole opere per la costruzione del ponte”. Che dovrebbe esser pronto per il 2030.
Problema: negli stessi giorni il sindaco di Paderno, Gianpaolo Torchio, ha fatto sapere che il Ministero della Cultura considera incompatibile la costruzione del nuovo ponte sull’Adda con la partecipazione del ponte San Michele alla candidatura a patrimonio Unesco. Subito dopo il Comune di Calusco si è ritirato dal progetto e ha sciolto la convenzione in essere, sancendo “che la candidatura non potrà avere seguito”.
Il Comitato cittadini Paderno-Verderio-Robbiate, nato a dicembre 2021 per prendersi cura del ponte, il 23 novembre ha protestato a Paderno, esibendo cartelli e distribuendo volantini. A ottobre, in un documento inviato alle amministrazioni coinvolte dal progetto, aveva spiegato perché è contro la proposta progettuale della Regione. Innanzitutto l’”incompatibilità con la Candidatura UNESCO, quindi la “definitiva deturpazione del Sito Storico e del Paesaggio”. Ma anche gli “oltre 2000 TIR al giorno su Paderno e comuni limitrofi” e “l’aumento dei veicoli dagli attuali 5700 a 14000 al giorno”. La maggiore criticità a detta del Comitato riguarda la scelta del sito dove costruire il nuovo ponte: l’idea di spostarlo più a sud non è stata presa in considerazione per i maggiori costi. Il Comitato non sembra prestare molto credito alle assicurazioni dell’assessore Terzi, la quale ha anticipato che il tavolo permanente ragionerà “sia sulle opere di mitigazione sulla viabilità per sgravare i centri abitati, sentite le esigenze dei territori, sia sulla possibilità di ridefinire la funzione del ponte, ipotizzando dei limiti di transito per alcuni mezzi pesanti”.