È arrivata la decisione della Cassazione sul processo per la tragedia di Rigopiano: il 18 gennaio del 2017 morirono 29 persone a causa di una valanga che, dopo una forte scossa di terremoto, travolse l’hotel Rigopiano di Farindola (Pescara). Le vittime erano ospiti e dipendenti, undici i superstiti tirati fuori dalla neve e dalla “macerie” […]
È arrivata la decisione della Cassazione sul processo per la tragedia di Rigopiano: il 18 gennaio del 2017 morirono 29 persone a causa di una valanga che, dopo una forte scossa di terremoto, travolse l’hotel Rigopiano di Farindola (Pescara). Le vittime erano ospiti e dipendenti, undici i superstiti tirati fuori dalla neve e dalla “macerie” della struttura dai soccorritori.
I supremi giudici hanno confermato la condanna per l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, inflitta nel processo d’appello: un anno e 8 mesi per rifiuto di atti d’ufficio e falso. Appello bis invece dieci imputati: i sei dirigenti del Servizio di Protezione civile della Regione Abruzzo che erano stati assolti nei primi due gradi di giudizio, come era stato sollecitato dal sostituto procuratore generale. Gli ermellini chiedono ai giudici umbri di valutare per loro le pesanti accuse di disastro colposo e lesioni plurime colpose. E un nuovo processo di secondo grado ci sarà anche per l’ex sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta. Con lui dovranno affrontare il vaglio dell’appello bis anche il tecnico del Comune all’epoca dei fatti, nonché ai due funzionari della Provincia di Pescara. Per i quattro, già condannati nel primo processo di appello, la Cassazione ha annullato la sentenza impugnata e ha disposto un nuovo giudizio per rivalutare le loro posizioni per le accuse di omicidio e lesioni colpose plurime. Posizioni, queste ultime, su cui incombe però il rischio prescrizione. Confermata invece la condanna all’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso. Saranno i giudici della corte d’Appello di Perugia a celebrare il processo. Lo scorso 27 novembre il pg aveva chiesto un nuovo processo per l’ex prefetto ampliando le contestazioni, di annullare sei assoluzioni e confermare tre condanne.
“Potevano essere salvati” – “La speranza è che questa tragedia abbia insegnato qualcosa alle istituzioni, a tutti”, ha detto Antonella Pastorelli, madre di Alessandro Riccetti il receptionist di Terni morto per la valanga che travolse l’hotel. “Potevano essere salvati, quel maledetto giorno, se solo ci fosse stata la consapevolezza della situazione e chiarezza sulle azioni da attuare. Si sono sentiti abbandonati, i nostri cari. E spero che mai più accada qualcosa di simile. Che il loro sacrificio sia valso a qualcosa”, ha aggiunto la donna. Pastorelli ha definito la sentenza “una decisione che ci restituisce un pò di fiducia, non i nostri cari”.
L’hotel travolto dalla valanga – L’hotel Rigopiano di Farindola (Pescara) il 18 gennaio 2017 fu travolto e distrutto da una valanga poche ore dopo il terremoto che si registro in Centro Italia. L’indagine fu molto complessa: si indagò sulle responsabilità di Comune e provincia e Regione, sull’omessa pianificazione territoriale di una Legge del 1992 e la carta valanghe approntata in ritardo. Accertamenti sulla strada provinciale n.8 che non era stata liberata dalla neve impedendo gli ospiti dell’hotel avrebbero avuto la possibilità di lasciarlo dopo le scosse di terremoto perché era rotta turbina spazzaneve. Si indagò sull’allarme dato in ritardo e quello che era stato ignorato-
Il primo processo – In primo grado furono condannati il sindaco di Farindola Lacchetta (due anni e otto mesi); i dirigenti della Provincia di Pescara D’Incecco e Di Blasio (tre anni e quattro mesi ciascuno); sei mesi ciascuno per l’ex gestore Di Tommaso ed il geometra Giuseppe Gatto. In quella occasione l’accusa di disastro colposo cadde per molti dei principali imputati, tra i quali l’ex prefetto, per il quale il pool della procura coordinato dal procuratore capo Giuseppe Bellelli e composto dai sostituti procuratori Anna Benigni e Andrea Papalia, aveva chiesto 12 anni; l’ex presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, per il quale erano stati chiesti sei anni. Erano stati assolti anche tecnici e dirigenti regionali in uno scenario, secondo l’articolato impianto accusatorio, di diffuse responsabilità su vari fronti, dai permessi di costruzione dell’albergo, alla gestione dell’emergenza di quei giorni drammatici sul fronte delle condizioni atmosferiche, alla gestione dei soccorsi, fino ad una presunta vicenda di depistaggio in merito alla telefonata di Gabriele D’Angelo, dipendente dell’albergo e una delle vittime, che aveva allertato la Prefettura sulla situazione di pericolo, fatta sparire.
La sentenza d’appello – Tre condanne in più, compresa quella dell’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, in secondo grado. In appello era stata parzialmente riformata la sentenza. La condanna di maggior rilievo era stata quella di Provolo, assolto in primo grado, al quale i giudici avevano inflitto 1 anno e otto mesi per falso ideologico e rifiuto di atti di ufficio. Sentenza ribaltata anche per Enrico Colangeli, tecnico comunale, e Leonardo Bianco, dirigente della Prefettura di Pescara, entrambi assolti in primo grado. Confermate in appello 22 assoluzioni. Il verdetto della Corte d’appello dell’Aquila aveva stabilito quindi un totale di 8 condanne confermando le condanne inflitte in primo grado per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, per i dirigenti della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, per il tecnico Giuseppe Gatto e per l’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso. Per l’ex capo di gabinetto della Prefettura Leonardo Bianco, la Corte aveva disposto una condanna di un anno e 4 mesi mentre per il tecnico Colangeli la pena era stata di due anni e 8 mesi.