“L’establishment americano adora Giorgia Meloni, perché lei obbedisce. Come la generalità degli ex comunisti, che per far dimenticare che sono stati comunisti ne fanno di tutti i colori, anche gli ex fascisti fanno lo stesso: per far dimenticare che sono stati fascisti, ne fanno di tutti i colori. Non è mica una novità”. Sono le parole dell’ex presidente del Consiglio Romani Prodi in occasione della presentazione del suo ultimo libro, scritto a quattro mani con il giornalista Massimo Giannini, “Il dovere della speranza. Le guerre, il disordine mondiale, la crisi dell’Europa e i dilemmi dell’Italia”.
L’incontro, avvenuto nella libreria romana Spazio Sette, oltre ai due autori, vede anche la partecipazione della vicedirettrice de La Stampa Annalisa Cuzzocrea e del giornalista Paolo Mieli, che nell’incalzare Prodi sui temi affrontati nel libro ha un duro botta e risposta con lui sulla dicitura di ‘genocidio’ a Gaza. Lo spunto è la risposta che Prodi dà a Giannini sugli stermini israeliani: “Lo chiami come le pare. Per me Netanyahu sta facendo nefandezze senza fine. Qui si sta solo giocando coi nomi“.
Mieli dissente nervosamente e cita a riguardo le differenti posizioni di Papa Francesco e di Liliana Segre: “Ma quale giocare sui nomi, qui da 2 anni c’è una divisione nel mondo tra chi ritiene che quello che stia consumando Israele nei confronti dei palestinesi sia un genocidio, e lo lascia supporre anche il Papa, e chi, come Liliana Segre, pensa che non sia un genocidio”.
“Nel libro non ho scritto ‘genocidio’ ma massacro – risponde Prodi – Ma vi rendete conto che stiamo giocando sulle parole?”.
“No – ribatte Mieli che si dilunga nello spiegare la sua nota posizione – altrimenti tu pensi che il Papa e Liliana Segre stiano giocando a Subbuteo. Tu però hai detto che non è un genocidio, vero?”.
Prodi non raccoglie la provocazione e ribadisce: “A Gaza si sta verificando un massacro che va ben oltre l’aspetto militare. Questo provocherà un odio che durerà almeno un secolo, e quindi sarà, secondo me, anche una tragedia per Israele in futuro. Quando entra la religione in politica fa delle tragedie ovunque”.
L’ex presidente del Consiglio si pronuncia anche sulla grazia concessa dal presidente degli Usa Joe Biden al figlio Hunter, che rischiava fino a 25 anni di carcere in due processi che lo vedevano imputato per evasione fiscale e per possesso illegale di un’arma. “Questa notizia mi ha sconvolto – commenta Prodi – perché allora uno si spiega la resistenza di Biden a ritirarsi e come mai la famiglia non lo abbia spinto in questo senso. Ma questa è una roba da matti. Tradotto in linguaggio politico, questa democrazia familiare, questa specie di protezione continua, è un problema serio per la nostra democrazia”.
Staffilata poderosa di Prodi a Ursula von der Leyen, confermata alla guida della Commissione europea con una maggioranza risicatissima: “La von der Leyen doveva fare l’assicuratrice in vita sua, è stata perfetta nel fare un contratto di assicurazione globale. La maggioranza precedente era meglio, ma c’è stata una divisione, per cui ha funzionato l’assicurazione. Le assicurazioni si fanno sempre per un motivo multiplo. La von der Leyen ha fatto questo contratto per se stessa e anche perché adesso, se si dovesse fare l’unica battaglia che bisogna fare per la fine del diritto di veto, lei avrebbe un’arma per opporsi a questo”.
Non sono mancati i momenti esilaranti durante il dibattito, quando Cuzzocrea ricorda a Prodi che da lì a un quarto d’ora avrebbe dovuto prendere un treno. “Ma no, il treno aspetta, aspetta – ironizza l’economista – Tanto poi chiedo a Salvini“. E inevitabile è la menzione del suo antico rivale, Silvio Berlusconi: “L’ho scritto anche nel libro, ho un giudizio negativo sull’aeroporto intitolato a lui“.
“Io propongo di dedicare a Prodi l’aeroporto di Bologna”, commenta scherzosamente Mieli.
“No, non voglio niente – replica Prodi – Dopo la mia morte mi dedicheranno una rotonda, così non si scoccia nessuno. Non cambiano i diritti, non cambia nulla. Questo è quello che io mi aspetto”.