“È una delle vicende più sciagurate di tutta la politica italiana. Se c’è una catastrofe politica in Italia è la politica industriale. Praticamente non esiste più un capitalismo italiano“. Così a Otto e mezzo (La7) il filosofo Massimo Cacciari commenta la crisi Stellantis, culminata con le dimissioni del suo ceo Carlos Tavares, per il quale si parla di 100 milioni di euro di buonuscita.
Cacciari sottolinea che la vicenda rientra nella storia della politica industriale degli ultimi 40 anni: “Tutti i nostri asset industriali sono stati venduti, svenduti, privatizzati come era di moda fare. E chi ha memoria e sa la storia sa che la Fiat, attraverso agevolazioni e finanziamenti vari, avrebbe potuto essere nazionalizzata dieci volte. Di cosa ci stupiamo? Qualche anno fa Marchionne disse che le presenze di Fiat Chrysler Automobiles in Italia costituivano una tassa patriottica, cioè stavano in Italia per il loro buon cuore, perché a loro non conveniva affatto stare in Italia e quindi di conseguenza non vedevano l’ora di uscirne. E pezzo a pezzo – continua – ne sono usciti e stanno uscendo, con le conseguenze occupazionali che conosciamo, senza nessun piano, senza nessuna strategia”.
L’ex sindaco di Venezia ricorda che lo scorso 11 ottobre Tavares è stato audito alle Commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato per parlare della produzione automobilistica del gruppo Stellantis in Italia: “Non ha detto niente, vuoto totale. Non hanno strategie, se non quelle di dimettersi piano piano o di restare, a seconda di quanti soldi riescono a catturare dallo Stato, come è successo per Melfi e in altre situazioni”.
Cacciari poi concorda con l’aggettivo usato da Matteo Salvini per commentare la vicenda: “È tutto disgustoso, non c’è dubbio alcuno. Ed è una vicenda disgustosa anche per gli stipendi che per fallire si stanno dando. Tavares prendeva 10 milioni di euro all’anno, pare (in realtà, nel 2023 ha preso 23,4 milioni di euro di emolumenti, ndr). Vittorio Valletta prendeva 20 volte lo stipendio di un operaio, questo 500 volte il salario di un lavoratore. E non per fare la Fiat di Valletta, ma per fallire – conclude – Certo che è disgustoso, come si fa a dire che non è disgustoso? È tutto disgustoso, ma è un disgusto che riguarda la politica industriale italiana che va avanti da 40 anni in tutti i settori, non solo in quello automobilistico”.