Negati i domiciliari al più piccolo dei sette dello stupro di Palermo. Dopo il rigetto della richiesta dei domiciliari per Angelo Flores, l’autore dei video di quella notte, la corte d’Appello per i minorenni ha rigettato la richiesta anche per R. P., all’epoca dei fatti minorenne. Il ragazzo, in un istituto minorile dal 19 agosto […]
Negati i domiciliari al più piccolo dei sette dello stupro di Palermo. Dopo il rigetto della richiesta dei domiciliari per Angelo Flores, l’autore dei video di quella notte, la corte d’Appello per i minorenni ha rigettato la richiesta anche per R. P., all’epoca dei fatti minorenne. Il ragazzo, in un istituto minorile dal 19 agosto del 2023, è stato condannato a otto anni e 8 mesi, sia in primo grado che in appello. Gli altri 6 ragazzi, tutti maggiorenni, hanno, invece, avuto condanne dai 4 ai 7 anni.
Per la difesa quella del minorenne è stata una condanna sproporzionata rispetto agli altri. Per questo motivo – ma anche per il tempo già trascorso in un istituto minorile (un anno e tre mesi) seguito da un’equipe di psicologi ed educatori – il difensore del giovane, Piero Capizzi, ha chiesto che il ragazzo passasse la pena in casa con la madre, a Misilmeri, in provincia di Palermo, ma distante dalla zona dove sono stati consumati i fatti e senza braccialetto elettronico.
Motivazioni che non hanno convinto i giudici che hanno invece sottolineato come le condanne degli altri non siano rilevanti: “Non rileva la diversa sorte sanzionatoria in altro giudizio, dei coimputati”, scrivono i giudici della corte presieduta da Giovanni D’Antoni nell’ordinanza in cui rigettano la richiesta dell’attenuazione della misura cautelare. Secondo la corte i domiciliari priverebbero il ragazzo del supporto di psicologi ed educatori che invece riceve nell’Istituto minorile. Non solo, i giudici hanno anche ricordato che quando la misura è stata attenuata, ovvero quando il ragazzo è stato trasferito in Comunità ha poi usato il cellulare vantandosi dello stupro: “Quando il giovane imputato – si legge nell’ordinanza – a suo tempo, dopo un rapido passaggio carcerario, era stato gratificato della meno blanda misura del collocamento in Comunità, lo stesso non aveva dato buona prova di maturazione psicologica, utilizzando il proprio smartphone per intavolare una cospicua messaggistica, con amici all’esterno, autocelebrativa della propria condotta di reato, senza alcun segno di pentimento o rivalutazione positiva dei fatti. Non per nulla era stata immediatamente riattivata la misura cautelare carceraria tuttora in atto. Non può aprioristicamente sostenersi pertanto, almeno allo stato, che siano effettivamente scemate le esigenze cautelari”.
Secondo i giudici per procedere verso una misura più attenuata c’è “bisogno di un quadro valutativo il più possibile ampio, un approfondito e soprattutto aggiornato (a oggi) quadro relazionale documentale, completo e relativo ai progressi fatti dal ragazzo nell’addotto percorso di maturazione e recupero psicologico ed educativo”. Lo scorso 28 novembre la prima sezione penale del Tribunale di Palermo, presieduta da Roberto Murgia, aveva rigettato la richiesta di domiciliari, invece, per Flores, autore di due dei tre video girati nella notte tra il 6 e il 7 luglio rivelatisi poi decisivi per le indagini. Per Flores, condannato a 7 anni è stato ravvisato il pericolo di reiterazione del reato.