Per proteggere la capitale dagli allagamenti, i giapponesi hanno costruito una gigantesca struttura sotterranea sorretta da enormi pilastri. Qui si raccoglie l’acqua in eccesso, poi fatta defluire in un fiume, evitando ingenti danni all’area metropolitana. Tuttavia l’aumento delle piogge dovuto al cambiamento climatico sta rendendo insufficiente questo sistema.
Costruita tra il 1993 e il 2006, la struttura è chiamata ufficialmente Metropolitan Outer Area Underground Discharge Channel, o G-Cans, ma per lo più è nota come “tempio sotterraneo” o “cattedrale sotterranea”, per le sue 59 imponenti colonne di pietra, alte 10 metri e pesanti ognuna 500 tonnellate. Costruita a immagine delle antiche opere idrauliche come la Cisterna Basilica di Istanbul (VI secolo), fa davvero pensare a un edificio sacro, anche per la suggestiva luce naturale che proviene dalle aperture nel soffitto – proprio come dalle vetrate di una chiesa gotica – e per la nebbiolina che si può formare sulla volta. Ma questo luogo dalla strana atmosfera che un po’ intimorisce è assolutamente prosaico: si tratta infatti di un capolavoro di ingegneria, che protegge dalle alluvioni l’area metropolitana di Tokyo e la sua popolazione. “Se questa struttura non esistesse, i livelli di acqua del fiume Nakagawa e dei suoi affluenti potrebbe alzarsi molto di più, causando l’allagamento delle case e provocando anche dei morti”, ha dichiarato in un’intervista alla Reuters Yoshio Miyazaki, ministro delle infrastrutture giapponesi.
Un meccanismo perfetto – La cattedrale sotterranea è il canale di scarico più grande del mondo. Comprende 5 enormi pozzi di circa 30 metri di diametro per 70 di profondità, ognuno capace di contenere la Statua della Libertà. A collegarli, 6,3 km di gallerie del diametro di 10 metri ognuna, poste a 50 metri di profondità – circa sei piani sotto terra. Quando le piogge gonfiano i bacini fluviali vulnerabili dell’area settentrionale della Grande Tokyo, l’acqua in eccesso viene convogliata nei pozzi, si dirama nei tunnel e si raccoglie nella cattedrale, che è di fatto un enorme serbatoio di compensazione, della capacità di quasi 100 piscine olimpioniche. Entrano poi in funzione quattro pompe immense, ottenute modificando delle componenti aeree. Mosse da pistoni a gas della potenza di 14mila cv, ognuna è in grado di pompare 50 metri cubi di acqua al secondo, facendoli defluire verso il fiume Edogawa. E così la capitale giapponese, che si trova in un’area pianeggiante, riesce a far fronte a una quantità di precipitazioni annue che è circa il doppio della media globale. Ad aggravare piogge intense e tifoni ci si è messo poi il cambiamento climatico. “Con l’incremento della temperatura aumenta la quantità di vapore acqueo nell’atmosfera, causando quantità relativamente maggiori di pioggia”, ha spiegato alla Reuter il prof. Seita Emori dell’università di Tokyo, membro di un gruppo di scienziati climatici cui è stato assegnato il Nobel nel 2007.
Enorme, ma da ampliare – La struttura ha numeri che stupiscono, ma nonostante la sua vastità rischia di diventare insufficiente per i bisogni futuri. “Rispetto agli anni passati, la pioggia tende a cadere più abbondante e tutta insieme, in quelli che noi chiamiamo ‘acquazzoni di guerriglia’”, ha spiegato il ministro Yoshio Miyazaki. Solo a giugno, la struttura è entrata in funzione per quattro volte. Durante il tifone Shanshan, l’acqua che si è raccolta nella cattedrale avrebbe potuto riempire per quasi quattro volte lo stadio di baseball della capitale giapponese. “Prevediamo che in futuro, con l’aumento della temperatura, cadranno quantità di pioggia mai viste prima”, ha rincarato Seita Emori. Decisamente troppo per il sistema fognario della capitale giapponese, che è in grado di gestire fino a 75 millimetri all’ora di acqua piovana, ma già adesso i fenomeni sempre più estremi possono portare la quantità fino a 10 centimetri.
Altri programmi sono dunque in corso d’opera. Per esempio vicino al centro di Tokyo si sta lavorando a un progetto, che sarà completato nel 2027, per convogliare le acque delle piene di due fiumi verso la baia tramite un canale sotterraneo lungo 13 chilometri. E dato che nel 2023 i sistemi di sicurezza non sono riusciti a impedire che le intense piogge di un tifone allagassero 4000 case, le autorità hanno iniziato in quell’area un progetto da 37,3 miliardi di yen (226,8 milioni di euro), che sarà pronto tra sette anni, per alzare gli argini e aumentare la capacità di drenaggio della zona.
Un modello da imitare – Quello della cattedrale sotterranea potrebbe rappresentare, dove le circostanze lo consentono, un modello da imitare per altre nazioni con agglomerati urbani a rischio di alluvioni: di fatto a Chicago è già in corso un progetto simile, il TARP (Tunnel and Reservoir Plan), che sarà completato nel 2029.
Indubbiamente si tratta di strutture complesse e costose, ma indispensabili davanti al cambiamento climatico. La cattedrale sotterranea ha richiesto tredici anni di lavori e un investimento di 230 miliardi di yen (1,4 miliardi di euro). Ma dal 2006, quando è entrata in funzione, ha già prevenuto danni stimati a più di 150 miliardi di yen (912 milioni di euro), secondo il ministero delle infrastrutture. Inoltre, quando la struttura non è in funzione viene utilizzata per visite turistiche guidate (solo in giapponese) e location di film, fornendo anche un’entrata finanziaria. Ma per quanto interessante e ammirevole, quest’opera ci pone davanti a una drammatica realtà: senza il cambiamento climatico, tutti questi soldi ed energie spesi sarebbero superflui.
(foto di Amano Jun-ichi, da Wikipedia)