Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo per il femminicidio di Giulia Cecchettin. A poco più da un anno dal delitto dell’11 novembre 2023, la corte d’Assise di Venezia presieduta da Stefano Manduzio ha stabilito la responsabilità dello studente reo confesso e gli ha inflitto il fine pena mai pur escludendo le aggravanti della crudeltà e dello stalking. Resta dunque in piedi l’accusa per omicidio aggravato dalla premeditazione, sequestro di persona e occultamento di cadavere.
La richiesta dell’accusa
Per la difesa, rappresentata dagli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, l’ergastolo è “inumano”, per l’accusa invece è l’unica condanna possibile per chi ha architettato di uccidere e nascondere la vittima, e poi di fuggire. Per la pubblica accusa, il delitto è “l’ultimo atto del controllo” esercitato sull’ex fidanzata, laureanda in Ingegneria biomedica. L’azione dell’imputato è “manipolatoria”: incalza la compagna di studi, gioca sui sensi di colpa, invia decine e decine di messaggi al giorno alla coetanea, minaccia il suicidio come forma di “ricatto”. Il loro impianto ha retto: fine pena mai.
Giulia e la laurea in arrivo
La sentenza arriva a quasi tredici mesi dalla notte in cui Turetta uccide Cecchettin con 75 coltellate. Nel novembre 2023 la ragazza ha 22 anni, vive a Vigonovo con il padre ingegnere, la sorella Elena e il fratello Davide. La madre è morta di tumore nel 2022. Per laurearsi in ingegneria biomedica all’università di Padova le manca solo la discussione della tesi.Turetta è un suo coetaneo e compagno di studi, abita a Torreglia (Padova). I due giovani hanno avuto un legame affettivo, che poi si è interrotto perché lei sentiva troppo opprimente la sua presenza. Ma hanno continuato a frequentarsi, anche perché lui, quasi in preda a un’ossessione, la controlla, vuole passare sempre più tempo assieme. La laurea di Giulia lo sconvolge: “O ci laureiamo insieme o la vita è finita per entrambi”, le scrive in una chat.
L’ultimo incontro
L’11 novembre 2023 è l’ultimo giorno di vita di Cecchettin. Nel pomeriggio spedisce alla relatrice l’ultima versione della tesi. Turetta la accompagna verso le 18 in un centro commerciale a Marghera per acquistare un paio di scarpe proprio per la discussione. Si fermano a mangiare in un fast food. Poi lui la riaccompagna verso casa. Raggiungono Vigonovo. A poche centinaia di metri dall’abitazione dei Cecchettin comincia il violentissimo litigio. Lui le regala un peluche, un orsetto con un cuore e la scritta “You and Me”. Lei non lo vuole. Spiega a Turetta che è troppo insistente, la loro storia è ormai finita. Poi apre la portiera e cerca di fuggire. Turetta la raggiunge e la riporta dentro. Un testimone sente e vede, chiama il 112, ma intanto l’auto è ripartita. Non viene lanciato l’allarme.
Settantacinque coltellate
A cinque chilometri di distanza, nella zona industriale di Fossò, Turetta si ferma di nuovo, estrae un coltello e colpisce la ragazza. L’anatomopatologo conterà 75 coltellate. Poi rientrano in auto, lui cerca di immobilizzarla con dello scotch, ma lei si libera e scappa di nuovo. Lui la insegue, con un altro coltello. Cecchettin inciampa e cade. “Ho iniziato a colpirla con il coltello e le ho dato una decina, diversi colpi, poi ho smesso perché mi faceva impressione”, dirà poi in un verbale. Alcune immagini del litigio sono state riprese dalla telecamera di un’azienda. Sono le 23.30.
La fuga e l’arresto
A quel punto Turetta, con il corpo della vittima in auto, raggiunge il lago di Barcis. Lì getta il corpo nel bosco e riparte fuggendo verso la Germania. Il 18 novembre il cadavere di Cecchettin viene ritrovato. La sera stessa la polizia tedesca individua Turetta nell’auto rimasta senza benzina sull’autostrada A9 tra Bad Durrenberg e lo svincolo Rippachtal. Nella Punto nera le tracce di sangue rilevate dal luminol raccontano le sequenze di un delitto feroce. Il giovane ha cercato di intontirsi con una bottiglia di Sambuca. Il portacenere pieno di mozziconi. Appiccicata al cambio una foto dell’ex fidanzata. Sul sedile il peluche che le ha regalato poco prima di ucciderla. Verrà trasferito in Italia e ammetterà il femminicidio, accettando un processo breve nella speranza di evitare l’ergastolo. Impossibile, hanno stabilito i giudici della corte d’Assise di Venezia. A un anno di distanza, Turetta è condannato al fine pena mai.