“La mia sensazione è che abbiamo perso tutti come società. Non sono né più sollevato né più triste rispetto a ieri o domani. È una sensazione strana, pensavo di rimanere impassibile”. Sono state queste le prime parole di Gino Cecchettin, dopo la lettura della sentenza che ha condannato all’ergastolo Filippo Turetta per il femminicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. “È stata fatta giustizia – ha aggiunto – la rispetto, ma dovremmo fare di più come esseri umani. La violenza di genere va combattuta con la prevenzione, con concetti forse un pò troppo lontani. Come essere umano mi sento sconfitto”.
Il padre della 22enne ha appena lanciato una fondazione dedicata alla figlia e che sarà impegnata in prima linea per lavorare sulla prevenzione. “La giuria sì è pronunciata – ha proseguito Cecchettin – ha comminato una pena, non entro nel merito, la rispetto, ma la battaglia contro la violenza continua, è una battaglia che dovremo fare come società. Bisognerà capire cos’è crudeltà e cosa stalking, ci sarà da dibattere”. Il riferimento è alla decisione dei giudici di non riconoscere le aggravanti di stalking e crudeltà. “Domani si riparte coi messaggi di sempre, mi dedicherò alla Fondazione e continueremo nel nostro percorso con il comitato scientifico, cercando di salvare vite”. Cecchettin ha poi aggiunto che “prima ero impassibile, perché avrei accettato qualsiasi verdetto, ma nel momento in cui è arrivato, l’essere qui tutti, significa aver perso una battaglia. Andrò avanti con il mio percorso, oggi era una tappa dovuta per rispettare le leggi che ci siamo dati come società civile. È una sentenza, giustizia posso dire che è stata fatta secondo le leggi vigenti. Il percorso sì fa su altri campi“, ha concluso. All’esterno del tribunale di Venezia ha parlato anche la nonna di Giulia Cecchettin Carla Gatto: “Non ci si può certo dire soddisfatti di una sentenza, noi abbiamo il nostro dolore e ce lo portiamo, fino alla tomba”.
Per il legale di parte civile per Gino Cecchettin, Stefano Tigani, “nessuno vince oggi”. Per Tigani “la fine di un processo è un accertamento che vedrà gradi di impugnazione, e dovremo combattere anche là. L’ergastolo ha un’aggravante pesantissima, questa sentenza sono convinto che passerà indenne i successivi gradi“. Per il collega Nicodemo Gentile però, “la decisione dei giudici di non riconoscere l’aggravante dello stalking è un passo indietro“. E’ rimasta la gravità del comportamento, non c’è nessuna soddisfazione, è una sconfitta per tutti. Aspettiamo 90 giorni per le motivazioni, il nostro pensiero va a Giulia”.
Dopo la sentenza è arrivato anche il commento delle associazioni femministe, impegnate a tutela dei diritti delle donne e contro la violenza di genere. “Non poteva che essere questa la risposta della giustizia”, ha detto Antonella Veltri, presidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza. “Purtroppo, però, nessuna misura punitiva può riportare tra noi Giulia e le altre 100 donne che hanno perso la vita, perché uccise per mano di un uomo, in questo anno” continua Veltri. “È quantomai urgente iniziare a lavorare seriamente e strutturalmente sulla prevenzione, senza la quale dovremo continuare a piangere le nostre sorelle e trovare soddisfazione solo da condanne cosiddette esemplari”, ha concluso la presidente. Secondo Elisa Ercoli, presidente dell’associazione Differenza Donna, è necessario che le istituzioni non abbassino l’attenzione nella lotta alla violenza di genere: “Accogliamo con soddisfazione questa sentenza che riconosce la gravità assoluta di un reato come il femminicidio”, ha dichiarato in una nota. “Ci auguriamo che la velocità e l’efficienza viste in questo procedimento siano garantite a tutte le donne, sia nelle situazioni gravissime di femminicidio sia nei tantissimi procedimenti di maltrattamenti, stalking, violenza sessuale, diffusione illecita di immagini intime e di tutti i reati del genere che milioni di donne subiscono e milioni di uomini agiscono nel nostro paese”.