Non è stata ancora presentata al Parlamento, ma è stata ricevuta dai presidenti di Camera e Senato e protocollata in arrivo il 22 novembre scorso la Relazione annuale sullo “Stato di attuazione delle norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria della gravidanza”, contenente i dati riferiti all’anno 2022. Il Ministero non l’ha pubblicata sul proprio sito, ma da oggi la si può trovare sul sito di Prochoice rete italiana contraccezione aborto.

Il numero assoluto di 65.661 IVG presenta un incremento del 3,2% rispetto al 2021, mentre aumenta del 5,1% il tasso di abortività, cioè il numero di IVG per 1.000 donne di età 15-49 anni residenti in Italia. Si conferma comunque lo storico andamento decrescente del tasso di abortività (-66,9 %) rispetto al 1983, anno in cui è stato registrato il valore più alto in Italia e tutti gli indicatori di abortività restano tra i più bassi a livello internazionale. Si conferma la tendenza nell’aumento delle IVG delle minori italiane e la diminuzione di quelle straniere. Il tasso di abortività fra le minorenni in Italia, pur in aumento dal 2020, si mantiene inferiore a quello dei Paesi europei con analoghi sistemi socio-sanitari.

Diminuisce la percentuale di IVG effettuate da donne con precedente esperienza abortiva, in linea di tendenza con le rilevazioni precedenti, che nel 2022 è pari al 23,3% rispetto al 24,0% del 2021. La Relazione sottolinea che l’Italia mantiene una percentuale di aborti ripetuti tra le più basse a livello internazionale.

Tra i dati da sottolineare quello della percentuale di IVG effettuate entro 14 giorni dal rilascio del documento: il 77,7% nel 2022 (nel 2011 era pari al 59,6%), nell’8,4% l’IVG è stata effettuata oltre 21 giorni dal rilascio della certificazione. In sintesi, si sono ridotti i tempi di attesa, ma si è contestualmente ridotto anche il numero di IVG, che nel 2011 erano 111.415, cioè quasi il doppio delle attuali. Il 62,3% degli interventi è avvenuto entro le 8 settimane di gestazione (rispetto al 61,7% del 2021), ma il 20,6% è a 9-10 settimane, il 10,8% a 11-12 settimane e il 6,3% dopo la dodicesima settimana.

Sottolineiamo questi dati, che il Ministero valuta positivamente, alla luce delle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale, secondo cui gli Stati dovrebbero impegnarsi a cancellare o modificare leggi che creano barriere nell’accesso all’aborto, anche con procedure che ne allungano i tempi, imponendo un periodo di riflessione per chi richiede l’aborto o implicando la richiesta di una autorizzazione, come fa la nostra legge 194. In altre parole, l’aborto per l’OMS dovrebbe essere sempre considerato un intervento urgente.

L’OMS raccomanda anche di attuare precise modalità organizzative per proteggere l’accesso all’assistenza e la continuità delle cure dagli effetti dell’obiezione di coscienza. In Italia questo avviene solo parzialmente, ma i dati e gli argomenti presenti nella Relazione sembrano dimostrare che l’obiezione di coscienza non è un problema in Italia, né per le utenti né per il personale non obiettore. Vediamo qualche dato: sono 330 su 540 le sedi ospedaliere con reparto di ostetricia e/o ginecologia che effettuano IVG, cioè il 61,1%. La percentuale di strutture che effettuano IVG risulta superiore al 70% in 11 Regioni (3 Regioni in più rispetto alle 8 del 2021), ma inferiore al 50% in 5 Regioni, con i valori più bassi in Campania e Molise. Sono anche regioni, evidenziamo noi, in cui la rete del trasporto pubblico è debole e dove quindi i problemi di mobilità incidono più pesantemente nell’ostacolare l’accesso ai servizi per abortire.

Rispetto al carico di lavoro sul personale non obiettore, la Relazione sottolinea che è in costante diminuzione negli anni: erano 3,1 le IVG settimanali medie per ogni ginecologo non obiettore nel 1983; 2,5 nel 1992, 1,7 nel 2011, 0,9 nel 2022. Osserviamo, su questo argomento, che la riduzione del carico di lavoro è collegata alla diminuzione del numero di IVG, mentre la quota di obiezione si mantiene mediamente stabile ed anzi il personale non obiettore è aumentato nel 2022 rispetto al 2021. Le “situazioni critiche meritevoli di attenzione” sono al sud, con Abruzzo, Campania, Puglia e Sicilia. Le tabelle sui carichi di lavoro mostrano graficamente come, soprattutto al Sud, vi sia una concentrazione in alcune strutture.

C’è, dunque, un problema obiezione di coscienza, oppure no? Come abbiamo mostrato in articoli e inchieste, l’obiezione di coscienza va vista come un tassello di un mosaico più ampio, che include l’accesso alle informazioni (dove si abortisce e come) e l’infrastruttura di mobilità per accedere ai servizi (la presenza di trasporto pubblico sul territorio). Sommate insieme, la mancanza di informazioni, le carenze nei trasporti pubblici, i servizi aperti solo pochi giorni a settimana a causa dell’obiezione di coscienza possono tradursi in quelle che l’Organizzazione mondiale della sanità definisce “barriere” all’esercizio di un diritto. Inoltre, la Relazione non misura l’obiezione di coscienza illegittima, come quella del personale che rifiuta il documento necessario per accedere ai servizi, cosa che avviene sia tra i medici di base che nei consultori. Casistiche rilevate dalle reti di attivismo come quella che ha prodotto la guida all’IVG “La tua scelta zero ostacoli”.

Ancora allarmante, inoltre, la quota di interventi eseguiti mediante raschiamento, 7,2% con forte variabilità tra Regioni: il valore massimo si rileva in Sardegna (21,0%). L’aborto farmacologico ha raggiunto il 52%, in aumento rispetto agli anni scorsi ma ancora basso rispetto ad altre medie europee e con differenze regionali, con valori inferiori alla media nazionale nell’Italia insulare (33,0%) e meridionale (48,5%) rispetto al Centro (54,1%) e al Nord (53,9%). Rispetto al luogo dell’evento, si cominciano a intravedere i consultori (Lazio ed Emilia Romagna hanno sviluppato protocolli in questa direzione): nel 2022 l’89,7% degli interventi è stato eseguito negli istituti di cura pubblici, il 3,8% nelle cliniche convenzionate autorizzate, il 5,6% negli ambulatori pubblici e lo 0,3% nei consultori. Nel 2022 sono state eseguite IVG farmacologiche in 4 consultori familiari dell’Emilia-Romagna e in 4 consultori familiari del Lazio.

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