Calcio

“Gli allenatori potranno contestare fino a due decisioni per partita”: cos’è il nuovo sistema VAR alternativo

Potrebbero bastare un cartellino verde e una nuova tecnologia per permettere agli allenatori di influenzare e cambiare le decisioni degli arbitri prese dopo aver consultato il VAR. Nelle ultime ore, secondo quanto raccolto da ESPN, l’International Football Association Board (IFAB) avrebbe approvato un sistema VAR alternativo che darebbe agli allenatori di entrambe le squadre la […]

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Potrebbero bastare un cartellino verde e una nuova tecnologia per permettere agli allenatori di influenzare e cambiare le decisioni degli arbitri prese dopo aver consultato il VAR. Nelle ultime ore, secondo quanto raccolto da ESPN, l’International Football Association Board (IFAB) avrebbe approvato un sistema VAR alternativo che darebbe agli allenatori di entrambe le squadre la possibilità di mettere in discussione fino a due scelte arbitrali per partita. Trattasi del FVS, Football Video Support: un’alternativa più conveniente e dinamica rispetto al VAR. Sarebbero dunque gli allenatori a dover sollecitare i direttori di gara per poter fermare il gioco e controllare la decisione, a loro giudizio, dubbia o nettamente errata.

La fase di sperimentazione – Una nuova tecnologia per contestare le decisioni. Una sperimentazione che, ben presto, potrebbe diventare una novità assoluta nel mondo del calcio. In realtà, il sistema FVS era già stato utilizzato quest’anno in occasione dei Mondiali femminili FIFA U20 e U17 (disputati rispettivamente nei mesi di agosto-settembre e ottobre-novembre). “Siamo all’inizio della sperimentazione: l’utilizzo del nuovo sistema nei due campionati del mondo giovanili verrà analizzato attentamente, ma fino ad ora non abbiamo notato nulla di inaspettato”, ha dichiarato Pierluigi Collina – presidente del comitato arbitrale FIFA – a ESPN. “Chiarire che FVS non è VAR è fondamentale, in particolare in termini di aspettative. A causa del numero limitato di telecamere, FVS non sarà in grado di mostrare ciò che invece il VAR può fare. Il fuorigioco è un esempio: senza telecamere posizionate correttamente, si può individuare solo un errore netto. Ciò rende importante anche la decisione in campo”. Proprio per questo motivo, attualmente si starebbe pensando di sperimentare la nuova tecnologie in campionati che dispongono di meno risorse informatiche: nella Women’s Super League, ad esempio, ci sono problemi relativi all’utilizzo del VAR a causa delle dimensioni e del tipo di stadi utilizzati. “FVS è progettato per funzionare con un set di telecamere limitato, idealmente fino a quattro o cinque. Con più telecamere, il processo di controllo di tutti i filmati e delle angolazioni disponibili potrebbe diventare molto lungo poiché, e diversamente dal VAR, non ci sono ufficiali di gara video che selezionano quelle clip da far vedere all’arbitro”. Diverse associazioni e leghe avrebbero mostrato il proprio interesse per partecipare al collaudo: se confermate, le nuove leggi entreranno in vigore il prossimo mese di luglio. Dunque, dalla stagione 2025-26 il FVS potrebbe diventare realtà.

Il procedimento – Dicevamo di un cartellino verde. Gli allenatori delle due squadre, infatti, potranno dunque richiamare l’attenzione del quarto uomo estraendolo dalla loro tasca solo successivamente alla prima decisione presa dall’arbitro dopo essersi consultato con il VAR. Solo in un secondo momento, si potrà usufruire dei due jolly per cercare di cambiare la chiamata del direttore di gara.

Il challenge in Nba – La prima volta nel calcio, ma non nel mondo dello sport. Da ormai 4 anni, l’NBA si serve del cosiddetto challenge: ovvero la possibilità, per i due coach, di chiedere due volte a partita agli arbitri di poter rivedere un’azione a loro avviso giudicata errata. Nel calcio c’è il VAR, a basket l’instant replay: un procedimento, dunque, simile e che sta portando alle stesse “correzioni”. In NBA, per potersi servire del challenge, l’allenatore è costretto a interrompere il gioco chiamando un time-out: “La decisione verrà modificata da parte degli arbitri qualora ci sia l’evidenza chiara e conclusiva che la chiamata fatta sul parquet fosse sbagliata” aveva affermato nel 2019 Byron Spruell, presidente delle basketball operation della NBA. Se il challenge dovesse dare buon esito (e dunque, dar ragione all’allenatore), la squadra non solo riacquisterà il time-out “perso” per la chiamata, ma le verrà concesso automaticamente una seconda possibilità di challenge. In America, sono quattro i casi per cui si può richiedere un controllo: per un fallo, un’interferenza a canestro, per valutare se un pallone sia uscito dal campo durante un’azione giudicata decisiva o per goaltending (trattasi sempre di interferenza a canestro ma nel caso specifico in cui il pallone si trova in fase discendente verso il canestro).