“In quest’epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell’orrore”… nazifascista!
I Lupi mannari ingabbiati dall’operazione di Polizia e Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo a Bologna sono l’ennesimo segnale di allarme che, purtroppo, non possiamo aspettarci venga colto nella sua portata da questo Governo di “eredi-al-quadrato” (del Duce e di Berlusconi).
Fa rabbrividire infatti che la notizia di questa brillante operazione arrivi a poche ora dalla nomina di Tommaso Foti a Ministro per gli Affari europei del Governo Meloni, quel Foti da sempre e fieramente radicato nella storia del Movimento Sociale Italiano, balzato agli onori delle cronache quando in occasione del 25 aprile del 2020 pubblicò un post indossando una mascherina nera con il motto fascista “boia chi molla”. Soltanto una decina di giorni fa, il 19 novembre, in un’aula di tribunale della Norvegia lo stragista neo nazista Breivik, autore dei massacri del 2011 nei quali assassinò a sangue freddo 69 tra ragazzi e ragazze sull’isola di Utoya, colpevoli di partecipare ad un campeggio della gioventù laburista nel quale si discuteva di Europa, pluralismo, laicità, ha chiesto (nuovamente) di essere ammesso alla libertà condizionata, presentandosi con la “Z” russa rasata sulla testa e con un cartello inneggiante a Russia, Cina e Corea del Nord.
L’internazionale nera da tempo ha rialzato la testa, trovando finalmente in un pezzo di capitalismo occidentale globalizzato, oltre che in una serie di Paesi già guidati da regimi autoritari, una solida sponda per l’assalto definitivo a quel che resta della democrazia liberale, costituzionale, parlamentare, rea per i fascio/nazisti di corrompere mortalmente la supremazia dei “bianchi” in nome della uguale dignità tra gli umani e dell’uguaglianza di fronte alla legge e per i turbo-capitalisti di frenare in maniera insopportabile la competizione sui mercati mondiali in nome di vanità come il ripudio della guerra e la dignità del lavoro. Una saldatura evidente e preoccupante che in Italia si è già materializzata nell’abbraccio tra Meloni e Musk, un abbraccio che pare aver già prodotto alcune iniziative di “favore” contenute nella Legge di Bilancio e più di una fibrillazione negli apparati pubblici che si occupano di cybersicurezza, oltre che all’interno dello stesso Governo.
La crisi politica di Francia e Germania di certo non giova a questo modello di auto-organizzazione sociale, che appare sempre più inadeguato a star dietro al mondo. Ma è una inadeguatezza prodotta ad arte dai governi “neri” (anche quando si pittano d’altri colori), sabotando la scuola pubblica, l’Università, la sanità, imbavagliando l’informazione libera, delegittimando e depotenziando la magistratura, destrutturando il lavoro e così contribuendo a neutralizzare il sindacato, azzoppando i bilanciamenti tra poteri costituzionali. Quel che resta dei presidi democratici cerca di resistere, tenendo il punto, come ancora recentemente fatto dal Consiglio di Stato italiano che ha sonoramente bocciato lo schema di decreto correttivo del Codice degli Appalti confezionato dal Ministro Salvini, che apriva ulteriormente (e non era facile!) alla liberalizzazione della filiera dei subappalti nel contratto pubblico.
Al di là dell’esercizio dell’azione penale contro formazioni evidentemente eversive dell’ordine democratico come quella oggetto dell’operazione odierna, altro va fatto per ribadire che la nostra repubblica democratica non è disponibile a darsi per vinta, a farsi svuotare, nemmeno sul piano simbolico. Per questo, sulla scorta delle interdittive antimafia, bisognerebbe introdurre delle “interdittive anti-fasciste” in forza delle quali inibire rapporti economici o di altra natura con lo Stato a soggetti che abbiano pubblicamente rivendicato la propria simpatia per i regimi nazi-fascisti e a maggior ragione a soggetti dei quali si possa provare la fattiva militanza in formazioni radicate in quel maledetto passato. Se lo Stato si tutela dal rischio di fare affari con i mafiosi per impedire il consolidamento del loro potere, attraverso le interdittive prefettizie, perché non dovrebbe in maniera analoga tutelarsi dal rischio di legittimare forze antidemocratiche?
Infine, sarà bene seguire con grande attenzione gli sviluppi dell’inchiesta bolognese per capire, per quanto possibile (“bavagli” di Nordio permettendo!) il contesto relazionale in cui si muoveva il branco di lupi mannari.
Sono nato nel giorno della strage di Peteano, il 31 maggio 1972, e quando leggo cose del tipo: l’organizzazione eversiva si preparava a colpire i vertici istituzionali puntando ad un mutamento radicale dell’ordine costituito, non posso non pensare all’esatto contrario, quello sapientemente sintetizzato dal quel gran “nero” del Vinciguerra “destabilizzare l’ordine pubblico, per stabilizzare l’ordine politico”. Chiagni e fotti. Fotti e chiagni.