Durissimo scontro a Dimartedì (La7) tra il leader di Azione, Carlo Calenda, e l’ex presidente della Regione Lazio, Francesco Storace. Il nodo focale della discussione è il botta e risposta concitato che, alla presentazione del libro di Bruno Vespa, Calenda ha avuto con Matteo Salvini sulla nuova amministrazione Trump negli Stati Uniti.
Al conduttore Giovanni Floris che gli chiede lumi sullo scontro col ministro dei Trasporti, il senatore di Azione si sofferma in particolare sulla frase pronunciata da Salvini contro la stampa (“Per il mio fegato preferisco non leggere i giornali“): “La sua risposta è disarmante. La politica per un po’ di tempo è diventata un posto in cui, se annusavi tre prosciutti e andavi a mangiare il pollo fritto, andava bene. Siccome però le cose oggi si fanno molto difficili, forse leggere due giornali gli farebbe bene”.
Storace prende immediatamente le difese di Salvini: “Io non ho parole, è come se gli americani chiedessero un giudizio sulla Carfagna e sulla Gelmini che ti hanno lasciato, sulla classe dirigente di Azione, sui tuoi scontri con Renzi, su quello che combinavate. Ragazzi, però bisogna anche essere un po’ prudenti quando si danno giudizi sugli altri, perché poi arrivano i giudizi su di voi. Non è che si può dire sempre di tutto nei confronti di altri leader politici, perché diventano poi diventano smargiassate. Tu l’altro giorno hai detto che la Meloni dovrebbe prendere Urso a pedate, ma allora rispetto alla rivolta sociale di Landini, che differenza c’è?”.
Calenda replica: “Innanzitutto, credo che ti sfugga che il giudizio sull’amministrazione Trump l’ha dato Salvini, solo che non sapeva su cosa dava un giudizio, cosa che gli capita un giorno sì e pure l’altro. In più, ho detto che Urso va cacciato perché a settembre di quest’anno diceva che avremmo raggiunto la produzione di un milione di veicoli”.
“Era quello che diceva Tavares“, insorge Storace.
“No, era quello che diceva Urso – ribatte Calenda – E ha preso per i fondelli i lavoratori italiani senza fare assolutamente nulla, caro Storace”.
E su Landini aggiunge: “Non me ce pigli, perché io ho criticato l’espressione ‘rivolta sociale’, dicendo che non vuol dire niente”.
“Appunto – replica Storace – critichi Landini e fai lo stesso. Non me devi fa’ il centro sociale, Calenda, non è il mestiere tuo. Lascialo fare a Landini“.
“Io non faccio nessun centro sociale, do le mie opinioni – risponde Calenda – Sai qual è la differenza tra me e te?”.
“Che tu fai politica e io ho smesso da tempo”, replica Storace.
“No – rilancia Calenda – la differenza è che se, secondo la mia opinione, Landini sbaglia, io lo dico. Nel tuo caso, non c’è stata una sola volta in cui io ti abbia sentito dire che uno di destra ha sbagliato”.
“Sì, lo faccio quando quelli di destra danno ragione a te”, controbatte Storace, che poi scoppia a ridere.
E Calenda sbotta: “Ma questo atteggiamento da bulletto fascista, ma secondo te, mi fa impressione?. Quindi, datte una calmata, stai buono, rispondi nel merito, perché fai ridere”.